20 Aprile 2021

La commissione Ambiente dell’Europarlamento invoca una norma vincolante a tutela del suolo. La palla passa ora alla Commissione UE. Ma il tempo stringe: “suoli sani essenziali per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo

di Matteo Cavallito

 

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La Commissione UE deve predisporre una direttiva specifica per la protezione del suolo europeo. È la richiesta approvata nei giorni scorsi a larghissima maggioranza – 73 voti favorevoli e 7 contrari – dall’Environment, Public Health and Food Safety Committee dell’Europarlamento. “Attualmente non esiste un quadro giuridico coerente e integrato dell’UE per la protezione del terreno continentale”, si legge in una nota della commissione parlamentare. Il risultato è che le misure di protezione in vigore “sono frammentate, prive di coordinamento e spesso non vincolanti”. Un’attenzione particolare, proseguono i deputati, dovrebbe inoltre caratterizzare le politiche UE “relative all’agricoltura, alla silvicoltura, alla gestione delle acque e dei rifiuti, alle emissioni industriali e agli accordi commerciali internazionali”.

Il Green Deal UE passa dal suolo

Nata sulla scorta di una precedente proposta ritirata nel maggio 2014 dalla Commissione, la risoluzione “rappresenta il messaggio politico del Parlamento in vista dell’adozione della nuova Strategia UE sul suolo“. Quest’ultima iniziativa, al momento soggetta a consultazione pubblica, rientra a sua volta nella più ampia Strategia sulla biodiversità per il 2030. I deputati, in particolare, sottolineano come “i suoli sani siano essenziali per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo“, a partire dalla neutralità climatica. Nell’occasione i parlamentari sottolineano l’importanza dei servizi ecosistemici svolti dal terreno e il ruolo chiave di quest’ultimo nella fornitura di cibo e materie prime. Così come nella cattura e nello stoccaggio del carbonio e nella prevenzione di inondazioni e siccità. La posizione espressa ad amplissima maggioranza dalla commissione parlamentare Ambiente dovrebbe essere confermata dall’aula durante la sessione plenaria in programma dal 26 al 29 aprile prossimi.

Ridurre i fertilizzanti e contrastare la cementificazione

Il documento approvato dalla commissione parlamentare, inoltre, punta il dito sull’uso eccessivo dei fertilizzanti chimici, un tema, peraltro, già al centro dell’attenzione dell’Agenzia Onu per l’ambiente, della FAO e dell’OMS. Infine il soil sealing, l’impermeabilizzazione del terreno associata alla cementificazione: le conseguenze sono note –  suolo degradato, perdita di fertilità e biodiversità, disidratazione del terreno – e non sorprende, dunque, che i parlamentari UE invochino strategie di contrasto. In base alle stime, il fenomeno costa all’Italia una perdita media di 16 ettari di superficie al giorno. Ma il problema interessa ovviamente l’intera regione. Secondo la European Environment Agency, dalla metà degli anni ’50 ad oggi, l’area complessiva occupata dalle città del Vecchio Continente è cresciuta del 78%. Un incremento ben superiore alla crescita demografica (+33% nel medesimo periodo).

Suolo europeo: non c’è tempo da perdere

Gli eurodeputati, in conclusione, esprimono sostegno al lancio della missione per la salute dei terreni. Ma invitano, al tempo stesso, ad adeguare i programmi di finanziamento alla ricerca per affrontare efficacemente il problema riconoscendo “il ruolo multifunzionale del suolo”. I parlamentari, inoltre, chiedono, agli Stati membri di “accelerare la raccolta e l’integrazione dei dati sullo stato e le minacce al terreno a livello UE”. E di “introdurre misure per la raccolta di dati armonizzati, lo scambio di informazioni e le migliori pratiche di protezione”.

La Mission Soil europea, come noto, punta a garantire la salute di almeno il 75% dei suoli continentali entro il 2030. Il tempo a disposizione, insomma, non è molto. E date le circostanze non potrebbe essere altrimenti. In meno di dieci anni, i terreni europei con un’elevata o altissima sensibilità alla desertificazione sono aumentati di 177.000 km2. Come dire: l’estensione complessiva di due Paesi come Grecia e Slovacchia. Sempre nel Vecchio Continente i terreni in precarie condizioni rappresentano ad oggi non meno del 60% delle aree coltivabili totali.