17 Marzo 2021

Il programma Onu per l’Ambiente avverte: “I fertilizzanti crescono del 4,1% all’anno. Eccessivo e inefficiente, l’uso di pesticidi causa di 11mila morti”. E la FAO rilancia il suo vademecum che indica le linee guida da seguire per colture rispettose del suolo e della salute

di Matteo Cavallito

 

Ascolta “UNEP fertilizzanti” su Spreaker.

Fertilizzanti e pesticidi conoscono tuttora un autentico boom con inevitabili ricadute negative per il suolo e gli individui. È l’allarme lanciato da un recente rapporto realizzato dall’UNEP (Agenzia Onu per l’Ambiente) in collaborazione con la FAO e l’OMS. “La domanda globale, la produzione e l’uso di pesticidi e fertilizzanti sono aumentati costantemente negli ultimi decenni” si legge nell’indagine. E ancora: “Le vendite globali combinate continuano a crescere di circa il 4,1% all’anno e si prevede che raggiungeranno i 309 miliardi di dollari entro il 2025”. L’obiettivo globale di ridurre il peso della chimica – e con esso i rischi per la salute – non è stato raggiunto. In un mondo caratterizzato da una crescente domanda di cibo e additivi per le colture, insomma, un cambio di rotta all’insegna della sostenibilità appare quindi assolutamente necessario.

Dai pesticidi, 385 milioni di casi di avvelenamento

La sicurezza alimentare resta un obiettivo chiave, al pari della garanzia di cibo davvero nutriente. “Pesticidi e fertilizzanti forniscono una serie di benefici” rileva l’UNEP, che però sottolinea che “la produzione, l’attuale utilizzo e la mancanza di una gestione efficace generano una serie di impatti negativi sull’ambiente e sulla salute”. Secondo l’organizzazione, in particolare, i pesticidi causerebbero circa 385 milioni di casi di avvelenamento non intenzionale e circa 11.000 morti all’anno. A questo si aggiungono gli impatti negativi “sulle api e sui nemici naturali dei parassiti, sulle popolazioni di uccelli, sugli organismi acquatici e sulla perdita di biodiversità”.

I problemi associati ai fertilizzanti sono legati soprattutto a un utilizzo eccessivo e inefficiente. “Questo produce perdite di nutrienti nell’ambiente e ad altri effetti negativi, come la contaminazione delle risorse idriche per il consumo e l’eutrofizzazione dei sistemi d’acqua dolce e delle zone costiere. Alcuni fertilizzanti inoltre hanno conseguenze sulla salute umana a causa di pratiche di stoccaggio non sicure”.

Un cambio di rotta per una gestione sostenibile

Secondo l’UNEP, per minimizzare l’impatto negativo di pesticidi e fertilizzanti sono necessarie azioni concrete. Tra queste si segnalano la promozione di consumi sani, il rafforzamento degli standard di gestione sostenibile lungo la catena di fornitura aziendale. Ma anche l’applicazione dei controlli e della legislazione internazionale e la formazione degli agricoltori. Oltre alla garanzia di accesso a prodotti adeguati e a prezzi accessibili. A fornire ulteriori linee guida ci ha pensato la FAO che, già due anni fa, ha pubblicato il suo Codice internazionale di condotta per l’uso e la gestione sostenibile dei fertilizzanti. L’impiego corretto di questi ultimi, sostiene l’organizzazione, è una condizione per il raggiungimento di alcuni degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Terreni fertili ma sostenibili

Elaborato a seguito della Terza Dichiarazione ONU sull’inquinamento del suolo e introdotto con l’obiettivo di implementare le Linee Guida Volontarie per la gestione sostenibile dei terreni, il Codice dei fertilizzanti affronta temi come il riciclo dei nutrienti, l’uso di prodotti sicuri e la tutela della salute del suolo fornendo indicazioni e illustrando le buone pratiche destinate agli operatori del settore. La FAO, in particolare, pone molta enfasi sulla gestione dei nutrienti basata sulle cosiddette 4R: right source at the right rate, at the right time and in the right place. Ovvero giusta fonte di nutrienti al momento giusto, nel posto giusto e nella giusta quantità imposta dalle caratteristiche del terreno e della coltura. L’obiettivo finale consiste soprattutto nel “rafforzare la produzione e la sicurezza alimentare globale senza sacrificare la fertilità del suolo e gli ecosistemi”.