Il rischio incendi potrebbe abbattersi su 78 milioni di europei. Il cambiamento climatico e la cattiva gestione del terreno sono determinanti. Dalla Commissione una nuova strategia per contrastare il fenomeno
di Matteo Cavallito
Ascolta “Ecco la strategia UE contro gli incendi” su Spreaker.
Gestire il suolo in modo sostenibile, monitorare il clima e gli altri fattori di rischio: è il punto di partenza dell’ultimo rapporto UE sulla prevenzione degli incendi pubblicato nelle scorse settimane. Strumento aggiuntivo a sostegno della Strategia Forestale, il lavoro della Commissione intende fornire le principali linee guida per il contrasto a un fenomeno sempre più preoccupante. “Negli ultimi anni gli incendi boschivi hanno avuto un impatto enorme sul capitale naturale, sull’economia e sui cittadini di tutta Europa” si legge nello studio. “Le cause sono molteplici e comprendono i cambiamenti climatici, il cambio di gestione dei terreni, tendenze sociali quali l’abbandono delle aree rurali e l’espansione urbana”.
Incendi sempre più diffusi
Il fatto è che l’Europa è sempre più vittima delle fiamme. “Nel 2017 – si legge ancora nel rapporto – solo in Portogallo oltre 500mila ettari di terra sono stati bruciati da incendi, causando 118 morti, tra i civili e i vigili del fuoco”. Non è andata meglio alla Grecia, che l’anno successivo ha registrato 102 decessi, né alla Svezia, che nello stesso 2018 ha visto andare in fumo oltre 23mila ettari di terreno.
Nel 2019 e 2020, inoltre, la stagione degli incendi si è allungata rispetto al passato mentre il numero di roghi e l’area bruciata hanno superato la media degli ultimi dodici anni. Da qui, sostiene la UE, la necessità di valutare con maggiore attenzione tutte le componenti alla base degli incendi attraverso una gestione integrata del problema. Le pratiche di prevenzione, in questo senso, “possono portare a paesaggi più resistenti e resilienti e comunità più preparate a far fronte ai rischi previsti”.

Gli elementi alla base della valutazione de rischio incendi. Fonte: Commissione Europea 2021 Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Allarme clima: una nuova minaccia per 15 milioni di europei
Tra le cause più rilevanti si collocano la gestione e l’uso della terra, le condizioni meteorologiche e i comportamenti umani. Ma l’osservato speciale resta il clima. Gli aumenti delle temperature e della siccità, in particolare, “predispongono l’ignizione del combustibile” oltre ad estendere la geografia del rischio. Ad oggi l’85 % delle aree bruciate si trova in Europa meridionale dove Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia perdono in media quasi 500mila ettari all’anno. Contemporaneamente, tuttavia, le proiezioni del cambiamento climatico mostrano come il pericolo di incendi sia in aumento anche nelle regioni tradizionalmente meno colpite come l’Europa nord-occidentale e centrale.
Un aumento della temperatura media globale di 3 gradi, dicono le ultime previsioni, farebbe salire a quota 78 milioni il numero di europei esposti per almeno dieci giorni l’anno a un pericolo di incendio alto o estremo. Si tratterebbe a conti fatti di 15 milioni di persone in più rispetto ai livelli odierni.
La tutela del suolo previene gli incendi
Tra gli aspetti più significativi dell’indagine spicca la centralità del suolo e della sua tutela. “La gestione degli incendi corrisponde alla gestione della terra e viceversa” rileva la Commissione. “Il declino delle zone rurali può contribuire allo sviluppo di incendi in alcune aree mentre, in altre situazioni, l’espansione urbana ha avuto come risultato uno spostamento delle persone verso zone suscettibili alle fiamme”. Inoltre la composizione vegetale e il carico di materia soggetta a combustione sono influenzati dalla gestione delle foreste. Per questo, in particolare, è possibile “ridurre il rischio sfoltendo e potando la vegetazione”. Ma anche “assicurando che ci sia un’interruzione tra il livello del suolo e della corona e sostituendo specie a rischio con altre più resistenti”.
Le linee guida per prevenire l’emergenza
Il documento si chiude con alcune raccomandazioni specifiche. Di fronte a un fenomeno che “riguarda tutta la società”, precisa la Commissione, è opportuna “la collaborazione tra tutte le parti coinvolte, sia pubbliche che private”. La prevenzione degli incendi, inoltre, deve essere prioritaria nella pianificazione del paesaggio, con quest’ultima chiamata a tenere conto degli scenari climatici e della selezione delle specie più resistenti. La gestione del materiale combustibile, la capacità di pronto intervento e una corretta informazione sono altri aspetti decisivi.
Infine i fondi europei, altro strumento a sostegno delle iniziative. Nel periodo 2014-20, la Politica Agricola Comune (PAC) aveva mobilitato 1,7 miliardi di euro per attività di prevenzione e quasi 700 milioni per gli interventi di recupero. A questi si erano aggiunti 1,4 miliardi da destinare al miglioramento della resilienza delle foreste. Che, ovviamente, include la “mitigazione del rischio incendi”. La struttura della nuova PAC emergerà dettagliatamente nei prossimi mesi.