La superficie delle foreste continentali è aumentata del 9% in 30 anni. Ma non tutti i problemi sono risolti. Mentre il clima e la ricerca di sostenibilità mettono pressione alle aree boschive
di Matteo Cavallito
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I numeri sono senza dubbio incoraggianti ma le sfide restano aperte: per le foreste europee, insomma, il futuro è ancora da scrivere. E i regolatori, al pari degli stakeholder, sembrano esserne consapevoli. La data più prossima sul calendario è quella del 19 aprile. In quella occasione la Commissione europea dichiarerà conclusa la consultazione pubblica lanciata lo scorso 25 gennaio in linea con un’analoga iniziativa dedicata alle strategie per il suolo. “Lo scopo di questa consultazione è quello di raccogliere le opinioni dei cittadini e dei portatori di interessi che la Commissione utilizzerà in seguito nella preparazione della futura Strategia Forestale” spiegano i promotori.
Il piano punta a proteggere “foreste sane e resilienti che contribuiscano in modo significativo alla biodiversità e agli obiettivi climatici, riducano e controllino i disastri naturali, assicurino i mezzi di sussistenza e sostengano la bioeconomia circolare e le comunità rurali”.
Foreste europee: +9% in tre decenni
I dati diffusi alla fine dello scorso anno da Forest Europe, la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste, in ogni caso, sono incoraggianti. Negli ultimi 30 anni l’area boschiva europea è aumentata del 9%. Ad oggi le foreste europee si estendono per 227 milioni di ettari coprendo oltre un terzo della superficie del Vecchio Continente. Le condizioni per il raggiungimento degli obiettivi dunque non mancano di certo. “Se gestite in modo sostenibile – spiegano i ricercatori – le foreste svolgono un ruolo indispensabile nella protezione del clima e della biodiversità“. Oltre a fornire servizi ecosistemici, a cominciare dalla produzione di materiali rinnovabili, il cui utilizzo “contribuisce alla neutralità climatica”, le aree forestali “proteggono i suoli e le risorse idriche”. E “garantiscono mezzi di sussistenza contribuendo al benessere delle comunità rurali e urbane”.
Clima e biodiversità ringraziano
I numeri sono ancora di conforto. Sempre secondo Forest Europe, infatti, negli ultimi tre decenni “il volume di legno e il peso del carbonio immagazzinato nella biomassa delle foreste europee sono cresciuti del 50%”. Dall’inizio del secolo, inoltre, “l’area delle foreste designate per la conservazione della biodiversità è aumentata del 65% mentre quella destinata alla conservazione del paesaggio è cresciuta dell’8%”. Attualmente la superficie dedicata alla protezione del suolo, dell’acqua e degli altri servizi ecosistemici “rappresenta circa il 32% dell’estensione forestale complessiva”.
Ma i problemi non mancano
Il quadro in ogni caso non è privo di ombre. Negli ultimi tempi, prosegue il rapporto, “è stata osservata una crescente frequenza di disturbi forestali su larga scala”. L’elenco, in particolare, comprende siccità estreme, diffusione del bostrico (un parassita particolarmente insidioso per gli alberi) e incendi sempre più estesi. Sebbene negli ultimi 25 anni l’inquinamento sia diminuito, inoltre, “alcuni contaminanti superano ancora i carichi critici a livello locale”. A preoccupare, infine, è la perdita media di fogliame degli alberi (+19% tra il 2010 e il 2018) e la scarsa redditività delle imprese che operano nelle foreste. Un fenomeno, quest’ultimo, che ne mette a rischio la gestione efficace.
Alla ricerca di un equilibrio
Il rapporto non si pone l’obiettivo di fornire raccomandazioni politiche. Il quadro dipinto dai ricercatori lancia comunque un messaggio chiaro. Il cambiamento climatico e la crescente domanda di soluzioni sostenibili sono destinati a mettere sempre maggiore pressione alle foreste. “Per molti decenni, l’Europa ha saputo mantenere un equilibrio tra le componenti della gestione forestale sostenibile” si legge nel rapporto. Le sfide tuttavia possono cambiare lo scenario. La ricerca di un nuovo bilanciamento, di conseguenza, richiede decisioni ad ampio spettro e basate sull’evidenza dei dati. Per garantire, in definitiva, “che tutti gli aspetti della sostenibilità siano presi pienamente in considerazione”.