23 Dicembre 2020

La siccità danneggia la produttività di 121mila km2 di suolo in Europa. Due strumenti possono ostacolarla: osservare la produttività vegetale e realizzare un maxi impianto di 3 miliardi di alberi

di Matteo Cavallito

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Monitorare il comportamento della vegetazione aiuta a tenere sotto controllo la siccità. E in questo modo permette di analizzare e contrastare un fenomeno capace di condizionare negativamente la produttività di 121mila chilometri quadrati di suolo nel Vecchio Continente ogni anno. È la proposta avanzata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA). Per via dei suoi effetti ad ampio raggio sull’habitat naturale, la siccità è giudicata come uno dei peggiori disastri naturali del Pianeta. Per questo, afferma l’autorità Ue, “occorre aumentare la resilienza dei terreni“, un obiettivo chiave nell’ambito della Strategia 2030 per la biodiversità.

La produttività vegetale racconta la siccità

I danni della siccità sono ampiamente noti. La scarsità d’acqua infatti impatta negativamente sull’agricoltura, favorisce l’erosione del suolo e riduce la capacità di quest’ultimo di catturare e trattenere la CO2. Ma a subire le conseguenze del fenomeno sono anche le stesse politiche europee, a cominciare da quelle per la mitigazione del cambiamento climatico, che sperimentano loro malgrado una perdita di efficacia vanificando così gli sforzi profusi. Il monitoraggio, in questo senso, diventa una vera e propria opera di prevenzione. Che, secondo logica, funziona grazie all’osservazione del sintomo principale del problema: l’andamento della produttività vegetale. Vale a dire la variazione della distribuzione della vegetazione sul suolo.

Servono 3 miliardi di alberi nei prossimi dieci anni

Non diversamente dagli incendi e dagli eventi estremi in generale, osserva la Commissione europea, la siccità “accelera la distruzione dell’ambiente naturale, che a sua volta, insieme all’uso non sostenibile della natura, è uno dei fattori alla base dei cambiamenti climatici”. La soluzione si colloca di conseguenza nella “protezione e nel ripristino delle zone umide”, nella tutela del suolo agricolo e delle foreste e nell’innesto di nuove piante con l’obiettivo di attenuare il calore e “mitigare gli effetti delle catastrofi naturali”. La strategia forestale della Commissione che sarà proposta ufficialmente nel 2021 prevede in questo senso “l’impianto di almeno 3 miliardi di alberi supplementari nella UE entro il 2030”.

Aree annuali medie affette da deficit idrico, divise per Stato e per tipo di copertura vegetale. FONTE: Agenzia Europea per l'Ambiente

Aree annuali medie affette da deficit idrico, divise per Stato e per tipo di copertura vegetale. FONTE: Agenzia Europea per l’Ambiente.

Gli osservati speciali? Portogallo e Balcani

Ma quali saranno le principali zone di intervento? L’analisi del fenomeno ha permesso negli anni di delineare una vera e propria geografia della siccità continentale evidenziando le aree più critiche. A subire il maggiore impatto, tra il 2000 e il 2016, è stato il Portogallo, che ha sperimentato un deficit idrico sul 13,2% del territorio. A seguire l’Ungheria (9% del suolo nazionale), colpita dagli effetti della siccità non diversamente dai Balcani meridionali (Kosovo, Serbia e Albania), dalla Penisola Iberica (al sud) così come da alcune aree della Francia e della Germania. Le conseguenze, precisa l’Agenzia Europea per l’Ambiente, si sono evidenziate soprattutto in termini di degrado dei terreni coltivabili e di perdita di produttività dei pascoli.