Il calcolo contenuto in un rapporto di Fondazione Symbola e Coldiretti: “gli investimenti boschivi essenziali per centrare gli obiettivi previsti dal pacchetto europeo per la ripresa Next Generation EU”. Necessario piantare 200 milioni di alberi entro il 2030
di Emanuele Isonio
Ascolta “Con boschi ben gestiti, il carbonio assorbito sale del 30%” su Spreaker.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano deve individuare nei boschi e nelle foreste uno degli assi strategici della transizione ecologica. Per favorirla, la Commissione europea ha messo a disposizione la quota maggiore delle risorse disponibili – ben il 37% – del Next Generation EU. Ha così impresso una decisiva accelerazione al progetto del Green Deal, ribadendone e rafforzandone la centralità per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero”. L’appello congiunto è stato sottoscritto da Ettore Prandini, (presidente di Coldiretti), Ermete Realacci (presidente della Fondazione Symbola) e Federico Vecchioni (amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi).
L’occasione è data da un’analisi presentata dalle tre organizzazioni. Obiettivo: evidenziare il contributo dei nostri boschi e foreste alla qualità della vita delle città, alla stabilità idrogeologica dei territori, alla sicurezza delle comunità, alla bellezza dei paesaggi e alla conservazione della biodiversità.
Un toccasana per territori, aria e clima
I numeri in tal senso sono già piuttosto significativi. L’Italia è già oggi con 11,4 milioni di ettari il secondo tra i grandi paesi europei per copertura forestale: il 38% del territorio italiano è infatti occupato da boschi. A superarci è solo la Spagna, con il 55%. Siamo invece più avanti a Germania 32,8%, Francia 32,1% e Gran Bretagna 13,1%. Ogni anno le foreste italiane sottraggono così dall’atmosfera circa 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 milioni di tonnellate di carbonio accumulato. Il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 miliardi di tonnellate, corrispondenti a 4,5 miliardi di tonnellate di CO2. Non solo: in città, le piante possono ridurre le temperature e rimuovere ozono e polveri sottili, queste ultime in gran parte responsabili delle 60mila morti premature che ogni anno avvengono nel nostro Paese a causa dell’inquinamento atmosferico.

Copertura forestale – Confronto tra i principali paesi europei e media Ue. FONTE: Fondazione Symbola-Coldiretti-Bonifiche Ferraresi. “Boschi e foreste nel Next Generation Eu” dicembre 2020.
Gestione sostenibile, il monito di IPCC e Carabinieri forestali
Ecco quindi spiegata l’importanza di gestire al meglio questo vero patrimonio. Lo ricorda l’IPCC (Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) secondo cui la gestione forestale sostenibile è il più importante strumento di mitigazione grazie all’assorbimento (sink di carbonio), all’immagazzinamento negli stock di biomassa e alla sostituzione di prodotti fossili con prodotti legnosi.
Lo confermano anche i Carabinieri forestali. Sono loro ogni giorno in prima linea contro traffici e attività illegali: “i boschi, oltre ad essere un bene paesaggistico, sono ecosistemi che rappresentano una risorsa in termini di biodiversità e di stabilità dei terreni” spiega Giampiero Costantini, comandante della Regione Carabinieri Forestali di Abruzzo e Molise. “Oggi infatti il cambiamento climatico può indurre un aumento delle temperature medie con conseguente alterazione delle manifestazioni metereologiche. Ciò fa registrare una maggiore frequenza di piogge forti e spesso acide, unite a periodi di siccità accentuati. Tali mutazioni sono associate a una variazione della capacità del suolo di assorbire acqua piovana con il conseguente aumento dei processi alluvionali. Da qui la necessità di tutelare il bosco per mantenerlo in salute al fine di conservare in via prioritaria la sua funzione di bene ecologico”.
200 milioni di alberi in 10 anni
Se il patrimonio forestale non fosse lasciato a sé stesso e fosse anzi gestito correttamente l’immagazzinamento del carbonio crescerebbe del 30%. Come farlo? Prevedendo nuove riserve forestali, una rete dei boschi vetusti, applicando sistematiche scelte di pianificazione, convertire i boschi da cedui a fustaie, trasformando i popolamenti da coetanei a disetanei e allungando i turni di utilizzazione. Inoltre se aumentassimo l’utilizzo del legno in tutti gli edifici pubblici, si avrebbe per ogni chilogrammo di legno impiegato una riduzione media di 1,2 chilo di carbonio, dovuto al mancato utilizzo di materiali Carbon intensive come cemento e acciaio.
Ecco spiegato il motivo per cui le tre organizzazioni sottolineano l’importanza che l’Italia dia il proprio contributo alla “Strategia europea per la biodiversità 2030”. Essa prevede di piantare 3 miliardi di alberi nei diversi Paesi del’Unione. Per l’Italia, questo si tradurrebbe nell’impegno di piantare oltre 200 milioni di alberi nei prossimi 10 anni.

Potenziale impatto del miglioramento della gestione forestale italiana sull’importazione di legno grezzo. FONTE: Fondazione Symbola-Coldiretti-Bonifiche Ferraresi. “Boschi e foreste nel Next Generation Eu” dicembre 2020.
Ricadute positive anche per economia e occupazione
Tali azioni avrebbero senz’altro un impatto positivo sul fabbisogno di legno che è attualmente coperto per l’80% da importazione. Un valore complessivo di 3 miliardi di euro che ci rende secondi importatori netti in Europa dopo il Regno Unito. “Se facessimo piantagioni dedicate in grado di sostituire almeno il legname grezzo che importiamo (pari a 3,2 milioni di metri cubi), servirebbero 365.000 ettari e dovremmo aspettare anni per farle crescere adeguatamente” spiegano gli estensori del rapporto. Migliorando la gestione dei 783.000 ettari di boschi in grado di fornirlo (sugli 11,4 milioni di ettari che abbiamo) produrremmo più di 3 milioni di metri cubi. L’import diverrebbe di fatto superfluo”.
Sul fronte occupazionale, poi, il settore florovivaistico sarebbe il primo ad averne effetti positivi: attualmente occupa in Italia circa 200mila persone. Per soddisfare la richiesta di 200 milioni di piante in più, serviranno 25mila nuovi posti di lavoro stabili oltre a 4mila posti per i primi 4 anni legati alle iniziali attività di piantagione e manutenzione.

Impatto dell’aumento della superficie forestale sul numero di addetti del settore florivivaistico. FONTE: Fondazione Symbola-Coldiretti-Bonifiche Ferraresi. “Boschi e foreste nel Next Generation Eu” dicembre 2020.