26 Novembre 2020

La superficie boschiva è raddoppiata dagli Anni 50. Ma ancora oggi l’80% del legname è importato e la gestione virtuosa del patrimonio forestale fatica ad affermarsi. Un problema urgente: dalla salute delle foreste passa la tutela della biodiversità e dei loro servizi ecosistemici

di Emanuele Isonio

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Sotto attacco nel mondo, in forte aumento in Italia ed Europa. Il patrimonio forestale globale vive una condizione quantomeno ambivalente. Disboscamento selvaggio, incendi, agricoltura intensiva, eventi meteorologici estremi (tutti fattori di origine antropica) hanno reso il 2019 in un vero annus horribilis per le foreste mondiali: ne sono state distrutte 26 milioni di ettari. Un territorio grande come l’intero Regno Unito.
A livello italiano, la situazione è opposta. Dal secondo dopoguerra ad oggi la superficie forestale è quasi raddoppiata: oggi conta più di 11 milioni di ettari (erano 5,6 milioni negli Anni ’50). E negli ultimi 30 anni, l’incremento è del 28%. Risultato: oggi il territorio nazionale coperto da boschi ha raggiunto il 38%, un valore superiore ai due paesi considerati amici della foreste, come Germania e Svizzera (fermi al 31%).

Un tesoro nazionale sprecato

Del resto, anche i dati complessivi dell’Unione europea mostrano la stessa tendenza: il 43% della superficie Ue è costituito da terreni boschivi, un’area pari alla superficie della Grecia. Merito di programmi di riforestazione ma anche della ricrescita naturale legata all’abbandono delle aree interne.
Tutto a posto? Non proprio. Perché, soprattutto per il nostro Paese, questo aumento dei boschi non ha finora portato con sé una loro adeguata valorizzazione, anche in termini economici. Basta un dato per capirlo: ancora oggi l’80% del legname utilizzato dall’industria italiana è importato dall’estero. Un potenziale tesoro nazionale è quindi sprecato. E con esso, l’opportunità di costruire una solida filiera bosco-legno tricolore, a basso impatto ambientale.

L’importanza della gestione forestale sostenibile

“Solo una loro gestione sostenibile e responsabile garantisce la conservazione della biodiversità e l’erogazione dei servizi ecosistemici” conferma Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente. Proprio l’associazione ambientalista ha dedicato alla “Bioeconomia delle foreste” uno dei suoi 7 forum tematici organizzati con istituzioni e imprese per individuare le migliori proposte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza che il governo italiano dovrà presentare alla Commissione europea entro aprile 2021.

Non va dimenticato che le nostre foreste ci regalano contributi importanti per centrare gli obiettivi previsti dall’Accordo sul clima di Parigi. Quanto grandi? “Tra i 30 e 40 milioni di tonnellate di carbon sink (lo stoccaggio naturale di anidride carbonica) è assicurato dalle aree verdi” spiega Lorenzo Ciccarese, responsabile conservazione habitat e specie terrestri, agricoltura e foreste di ISPRA. “Per raggiungere i livelli di mitigazione necessari entro un decennio è essenziale ripristinare le foreste, i suoli e le zone umide e creare spazi verdi nelle città. Un concetto alla base anche della Strategia europea per la biodiversità al 2030”.

Valore del carbon sink assicurato dalle foreste italiane. FONTE: ISPRA 2020 su dati 2018.

Valore del carbon sink assicurato dalle foreste italiane. FONTE: ISPRA 2020 su dati 2018.

Riscoprire l’uso del legno per ridurre l’impronta ecologica dell’industria

Per andare nella direzione giusta – sottolineano gli esperti intervenuti all’incontro Legambiente – è fondamentale aumentare gli sforzi per la transizione verso la bioeconomia. Un percorso che, in ambito forestale, significa non solo tutelare il patrimonio boschivo esistente ma diffondere l’uso del legno in molti settori industriali diversi. “Attenzione a non sottovalutare questo aspetto – precisa Ciccarese – perché il legno delle nostre foreste può benissimo sostituire altri materiali utilizzati, garantendo così sia la valorizzazione dei prodotti di derivazione boschiva sia la possibilità di ridurre l’impronta ecologica di numerosi comparti produttivi”.

I vantaggi dell’uso del legno in sostituzione di altri materiali sono facilmente comprensibili: “il legno è il più importante alleato per mitigare e contrastare i cambiamenti climatici” spiega Renzo Motta, presidente della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale. “È un materiale rinnovabile, del quale usiamo ancora oggi una minima parte rispetto a quanto la natura ricrea ogni giorno. Dobbiamo diffondere quindi l’idea che biodiversità e bioeconomia non sono affatto in contrapposizione. La conservazione e la gestione sostenibile delle foreste sono complementari. E tra questi due aspetti la sinergià è indispensabile”.

Proposte per un Recovery Plan amico delle foreste

Proprio per questo, Legambiente ha stilato un elenco di proposte per rafforzare la bioeconomia circolare in ambito forestale, che chiede siano considerate come uno dei pilatri del Recovery Plan italiano. Tra esse:

  • incrementare il territorio protetto per aumentare la biodiversità forestale,
  • creare una rete nazionale delle foreste primarie e dei santuari della biodiversità,
  • diffondere la pianificazione e la certificazione forestale,
  • costituire un cluster legno nazionale che sostenga le filiere locali e il made in Italy, riducendo la quota di legno importato,
  • aumentare l’uso del legno nei processi produttivi e a fini energetici,
  • contrastare il traffico illegale del legno e dei prodotti di origine forestale,
  • creare foreste urbane per rigenerare le città a ridurre le ondate di calore.

Costa: “Creare nuove aree protette”

Dal governo arriva il parere positivo del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “È mia ferma intenzione progettare nel Recovery plan la piantumazione di ulteriori 50 milioni di alberi. Al tempo stesso, creare nuove aree protette è una delle mie priorità. Esse colloquiano con il mondo produttivo e non è vero che il futuro non si può costruire con la transizione ecologica. Sto quindi spingendo per la creazione di nuovi Parchi nazionali, ingolosendo i territori dal punto di vista economico” ha concluso il ministro.