19 Novembre 2021

Roberto Ferrigno (European Circular Bioeconomy Policy Initiative): dalla Commissione Ue un’azione importante. Il vero ostacolo da superare saranno quegli Stati scettici su norme vincolanti a tutela del suolo. Per l’Italia una grande chance di accelerare la transizione agricola

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “Ferrigno ECBPI "Dalla Strategia Ue per il suolo opportunità enormi. L'Italia sappia coglierle"” su Spreaker.

L’Unione Europea entro il 2023 avrà finalmente una normativa comune a tutti gli Stati Membri specifica per la tutela del suolo. Ad annunciarlo, in una comunicazione a tutte le altre istituzioni comunitarie, è stata nei giorni scorsi la Commissione Europea. Abbiamo chiesto a Roberto Ferrigno, membro del consiglio dell’Institute for European Environmental Policy e partner della European Circular Bioeconomy Policy Initiative di spiegare che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro.

Dottor Ferigno, quali sono i punti salienti della Comunicazione odierna?

Ce n’è uno ed è molto semplic: la Ue ha la necessità immediata di adottare azioni comuni per la salvaguardia del suolo. Quest’ultimo è un elemento ambientale che continua a essere degradato sotto molti punti di vista. Ciò è dovuto all’urbanizzazione, alla perdita di minerali, all’inaridimento dovuto a cattive pratiche agricole e al cambiamento climatico. Da tutto questo discende il bisogno di un quadro legislativo e di iniziative comuni che possano affrontare, mitigare e, nella prospettiva del 2050, arrestare il degrado del suolo nella Ue.

Mentre per l’inquinamento marino ed atmosferico esistono quadri generali di intervento da parte della Ue, per il suolo questo non esiste ancora. Ricordo che la prima iniziativa della Commissione europea per una direttiva quadro di protezione del suolo risale al 2001. Quella direttiva fu adottata nel 2006. Per gli 8 anni successivi però è rimasta bloccata in Consiglio per l’opposizione di Germania, Francia, Regno Unito e Olanda. Poi nel 2014, la Commissione Juncker appena insediata decise di ritirarla.

Da quell’anno in poi, il Parlamento europeo, la Corte dei Conti Ue, hanno continuato inutilmente a richiedere l’intervento della Commissione. Quest’ultima molto prudentemente ha aspettato a intervenire aspettando che si creasse un quadro più favorevole. Ora, con l’enfasi posta sul climate change, il momento è giunto: non si può fare a meno di intervenire per arrestare il degrado del suolo.

Che commento si sente di dare al testo: soddisfatto o deluso?

Alla Commissione va dato atto che ha fatto un grande sforzo in preparazione della pubblicazione di questa strategia. Insieme al Joint Research Center (JRC) ha messo insieme una serie di studi, esperienze, competenze maturate dentro gli Stati membri. La Commissione non ha potuto che aderire alle conclusioni del Parlamento europeo e della Corte dei Conti che hanno sottolineato negli ultimi due anni l’assoluta urgenza di affrontare il tema suolo, vista l’intenzione di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

La Commissione von der Leyen, con il Green Deal nel 2019, ha messo in campo tutta una serie di misure e proposte: dalla strategie sulle foreste alla riforma della PAC, fino ai 12 progetti di legge che compongono il pacchetto Fit for 55 ora in mano al Parlamento europeo. Ognuno di queste interventi riguarda in qualche modo il suolo. C’è quindi la necessità di inquadrarli all’interno di un quadro politica e scientifico che possa effettivamente metter mano al problema.

Inoltre, attraverso il programma di ricerca Horizon 2020 e ora Horizon Europe, la Commissione ha fissato alcune missioni di intervento che possono orientare le azioni europee in diversi ambiti. Una di quelle missioni è dedicata proprio al suolo. La comunicazione presentata nei giorni scorsi è il frutto finale di diversi anni di impegno.

Quali sono i prossimi passaggi e in che tempi avverranno?

La Commissione ha indicato la fine del 2023 come data ultima per adottare la legislazione sulla salute del suolo. Il tempo quindi non è molto. Serve quindi uno sforzo affinché la deadline venga rispettata. Altrimenti c’è il rischio di andare alle calende greche.

Teme che uno slittamento si scontri con il rinnovo dell’Europarlamento l’anno successivo?

Sappiamo tutti che a metà 2024 ci saranno le elezioni europee e quindi una nuova Commissione. Bisognerebbe aspettare che venga formata dopo le elezioni parlamentari. Soprattutto bisognerebbe verificare che abbia una linea politica analoga a quella attuale e questo non è affatto scontato. Ecco perché c’è urgenza di intervenire. L’Europarlamento, i governi nazionali e anche gli stakeholders devono impegnarsi affinché quella data venga rispettata.

C’è davvero il rischio che alcuni Stati potrebbero di nuovo ostacolare l’iter per giungere alla direttiva sul suolo?

Per ora posso solo ricordare quelli citati poco fa che avevano bloccato l’adozione della misura quadro sul suolo in Europa. Però possiamo anche segnalare una buona notizia: immediatamente a ridosso dell’adozione della Strategia sul Suolo da parte della Commissione, i ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura di 10 Stati membri hanno scritto una lettera congratulandosi con la scelta e augurandosi che questa nuova direttiva venga adottata nei tempi previsti.

Quali sono questi 10 Stati?

Sono Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Lituania, Estonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna. Come è facile notare, mancano tutti gli Stati maggiori, se si fa eccezione per la Spagna. Come ECBPI ci stiamo attivando per seguire attentamente la situazione nei grandi Paesi, la Francia su tutti. Parigi avrà infatti la presidenza del Consiglio della Ue nei primi 6 mesi del 2022. Sarà assolutamente necessario che la questione della legge sul suolo venga posta all’interno delle priorità del suo semestre di presidenza. Da questo si capirà se e quanto la Francia ha cambiato opinione rispetto alla legge europea sul suolo.

In quell’elenco manca l’Italia. Che posizione ha assunto nella vicenda il nostro Paese?

La posizione italiana ci è purtroppo sconosciuta. Non abbiamo avuto la possibilità di raccogliere finora la posizione di Roma. Che la Commissione stesse lavorando a un atto legislativo sul suolo non era certo un segreto. Lo aveva annunciato più o meno apertamente. Ci aspettiamo quindi che l’Italia sostenga questa iniziativa in modo costruttivo e coerentemente con l’atteggiamento di adesione all’obiettivo Ue di neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. Il nostro Paese peraltro ha gravi problemi di suolo, a partire dall’annosa questione del dissesto idrogeologico. I rapporti ISPRA continuano a indicare che la cementificazione procede senza sosta. L’Italia ha poi grossi problemi di aridità e desertificazione, soprattutto al Sud.

I principali dati di sintesi del Rapporto sul consumo di suolo 2021. FONTE: ISPRA.

I principali dati di sintesi del Rapporto sul consumo di suolo 2021. FONTE: ISPRA.

Quali sono gli strumenti più importanti e le strategie più efficace da stimolare per raggiungere l’obiettivo di avere suoli in salute entro metà secolo?

Sicuramente ci sarà la necessità di mettere a punto una serie di indicatori di sostenibilità per il suolo. Su questo abbiamo già un lavoro ben fatto da parte del JRC, che è anche un punto di contatto con la FAO e con la Global Soil Partnership delle Nazioni Unite. Parecchia attività di ricerca e monitoraggio è stata fatta.

La comunicazione della Commissione sulla Strategia per il Suolo ribadisce la necessità di fermare l’inaridimento dei suoli, di aumentare la capacità di stoccaggio del carbonio nei terreni, di modificare le pratiche agricole. Viene sottolineata l’importanza di promuovere l’agricoltura biologica e di far tornare nel suolo i nutrienti che noi togliamo attraverso l’attività agroforestale. Viene ricordata l’utilità di usare compostaggio di alta qualità come fertilizanti organico per ridurre quelli sintetici e i pesticidi. Insomma, questa serie di attività sono già conosciute, praticate e monitorate. Tutte insieme permettono di elaborare quel set di indicatori di sostenibilità nella gestione del suolo. Il prossimo passo è di mettere d’accordo 27 Stati membri sull’utilizzazione di questi indicatori.