Rapporto dei magistrati contabili europei: tra il 2014 e il 2020 oltre un quarto delle risorse per la Politica Agricola Comune (PAC) sono state destinate alla mitigazione del cambiamento climatico. Ma nel settore le emissioni di gas serra non sono diminuite
di Matteo Cavallito
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Negli ultimi sette anni la Commissione ha erogato fondi per circa 100 miliardi di euro per finanziare le strategie di contrasto al cambiamento climatico nell’ambito della PAC, la politica agricola comune. Tale sforzo, pari a un quarto del bilancio complessivo delle iniziative di settore, ha avuto tuttavia “scarso impatto” considerando che i livelli di emissione di gas serra “non sono cambiati significativamente rispetto al 2010″. Lo ha riferito la Corte dei Conti Europea. “La PAC – si legge in un rapporto diffuso in questi giorni – finanzia per lo più misure con un basso potenziale di mitigazione”.

Il settore dell’allevamento è responsabile del 50% delle emissioni del comparto agricolo. Immagine: Corte dei conti europea (European Court of Auditors) su dati Agenzia europea dell’Ambiente (European Environment Agency) Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
PAC sotto la lente
L’analisi, che si concentra sulle tre variabili più importanti – l’allevamento del bestiame, la concimazione del suolo e l’utilizzo della terra – ha evidenziato alcuni limiti. La Corte, in particolare, sottolinea la mancanza di azioni concrete per limitare l’impatto del settore dell’allevamento (responsabile del 50% delle emissioni del comparto agricolo). Oltre al contestato sostegno alle coltivazioni nelle torbiere prosciugate (20% del rilascio totale di CO2 et similia). E non è tutto.
Nel periodo 2010-18, nota ancora l’indagine, “le emissioni da fertilizzanti chimici e letame, che rappresentano quasi un terzo del totale del settore, sono aumentate”. Sebbene la PAC sostenga pratiche che implicano una riduzione dell’uso dei fertilizzanti, come l’agricoltura biologica ad esempio, i dati evidenziano come queste ultime abbiano avuto “un impatto poco chiaro sulle emissioni di gas serra”. Le iniziative più efficaci, per contro, “hanno ricevuto pochi finanziamenti”.
Emissioni in stallo
Le emissioni di gas serra generate dal settore agricolo europeo, ricorda l’indagine, “sono calate del 25% tra il 1990 e il 2010, principalmente a causa di un calo nell’uso di fertilizzanti e nel numero di capi di bestiame”. A partire dal 2010, tuttavia, la tendenza si è arrestata. L’ammontare dei gas rilasciati, in altre parole, è sostanzialmente invariato da un decennio.
Questo fenomeno, ovviamente, stride con gli impegni fissati dalla UE a partire dal 1997 quando Bruxelles siglò il Protocollo di Kyoto. L’accordo impegnava l’Unione a ridurre le sue emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 nello spazio di un quarto di secolo circa. Gli obiettivi attualmente in vigore prevedono un calo del 40% entro il 2030 anche se la Commissione ha proposto di alzare la soglia a 55 punti percentuali. Nel 2050 l’Europa punta invece ad azzerare le emissioni nette.

PAC inefficace. Il calo delle emissioni nella UE si è arrestato da anni. Immagine: Corte dei conti europea (European Court of Auditors) su dati Agenzia europea dell’Ambiente (European Environment Agency) Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Per il futuro serve una svolta
Elaborata per il periodo 2014-20, l’ultima edizione della PAC europea era nata sotto i migliori auspici riconoscendo lo stretto legame tra le attività del settore agricolo e le emissioni gassose. A pesare sulla sua inefficacia, nota l’indagine, è stata anche la sostanziale incapacità del programma di garantire adeguati incentivi per indurre gli agricoltori ad adottare buone pratiche.
Di recente, tuttavia, la Commissione ha presentato una nuova iniziativa per “premiare le soluzioni agricole rispettose del clima”. Il progetto, condotto all’interno della nuova politica agricola comune, potrebbe così sopperire alle carenze denunciate dalla Corte dei Conti. Ma per dar vita al necessario cambio di rotta occorre muoversi in più direzioni. La Commissione, conclude il rapporto, è chiamata in particolare ad agire per ridurre le emissioni agricole intervenendo sui terreni organici drenati e destinati alle coltivazioni. Oltre a riferire regolarmente sul contributo della PAC alla mitigazione del clima. Prima che sia tardi.