La Commissione ha annunciato una legge europea per la protezione del suolo entro il 2023. Debora Fino (Re Soil): “Scelta epocale, ora gli Stati membri possono fare un deciso passo in avanti”. Preoccupano le resistenze di Francia e Germania
di Matteo Cavallito ed Emanuele Isonio
Ascolta “Il piano per la legge UE sul suolo: “Consumo netto azzerato nel 2050”” su Spreaker.
L’Unione Europea si doterà di una normativa comunitaria specifica per la tutela del suolo a partire dalla proposta di legge che sarà finalizzata dalla Commissione UE entro il 2023. L’annuncio, arrivato oggi, apre così la strada all’attesa Nature Restoration Law che, nelle intenzioni di Bruxelles, dovrà garantire ai terreni lo stesso tipo di protezione giuridica già presente per la altre grandi risorse dell’ecosistema come l’acqua, l’aria e il mare. Un’equiparazione, quest’ultima, già chiesta a gran voce dall’Europarlamento nell’aprile scorso.
“La nostra strategia permetterà al suolo di diventare sano, di essere usato in modo sostenibile e di ricevere la protezione legale di cui ha bisogno”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Secondo quanto emerso dalla bozza del piano, che si affianca ai programmi di contrasto alla deforestazione e di promozione del riciclo dei rifiuti, la UE intende formare fin da subito un nuovo gruppo allargato di esperti per elaborare proposte dettagliate.
Today, we have adopted new proposals to:
🏞️ stop deforestation
♻️ innovate waste management
🌍 make soils healthyThese are tools to move to a circular economy, protect nature and climate, and lift environmental standards in the 🇪🇺 and the world.#EUGreenDeal pic.twitter.com/XRBqbUOYDu
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) November 17, 2021
“Evitare, riutilizzare, minimizzare, compensare”
“Evitare” ulteriore consumo di terra fermando il soil sealing fino a raggiungere l’azzeramento netto entro la metà del secolo. Ma anche “riutilizzare”, “minimizzare” e “compensare”. Sono le parole d’ordine che concorrono a formare la visione generale del problema. L’Europa, in particolare, deve promuovere il riutilizzo del suolo già occupato e, quando ciò non è possibile, ridurre al minimo l’impatto del consumo di terra scegliendo i siti “in condizioni meno favorevoli” e preservando le aree più preziose (dalle foreste ai terreni fertili). L’occupazione ex novo, infine, deve essere nel caso compensata in vari modi – adottando soluzioni come i green buildings, ad esempio – per ridurre al minimo la perdita di servizi ecosistemici.

Immagine: EU Soil Strategy for 2030. “Reaping the benefits of healthy soils for people, food, nature and climate”, novembre 2021
Entro il 2050 il net zero del suolo
L’annuncio apre la strada a un percorso ambizioso che si svolgerà in collaborazione con gli Stati membri. Tre gli obiettivi fissati dalla Commissione:
- Aderire all’iniziativa internazionale “4 per 1000” per aumentare il carbonio nel suolo dei terreni agricoli.
- Sviluppare una visione a lungo termine per cicli di carbonio sostenibili (compresa la cattura, lo stoccaggio e l’uso di CO2) nella direzione della neutralità climatica.
- L’azzeramento del prelievo netto di suolo entro il 2050.
La Soil Health Law, insomma, chiama in causa diversi aspetti. Integrandosi, ha evidenziato Bruxelles, con la Soil Strategy già approvata da tempo e le altre iniziative in campo ambientale (dalla promozione dell’ economia circolare alla tutela della biodiversità, dal sostegno alla bioeconomia alla protezione delle foreste, per citarne solo alcune).

Immagine: EU Soil Strategy for 2030. “Reaping the benefits of healthy soils for people, food, nature and climate”, novembre 2021
Le iniziative dei singoli Paesi
Il vero nodo, secondo quanto emerso, è costituito dall’impegno degli Stati membri. Spetterà a questi ultimi, infatti riferire alla Commissione come procedano i loro progressi nella riduzione del consumo di suolo. Tocca sempre ai governi fissare gli obiettivi nazionali in tal senso e sviluppare i loro piani di recupero dei suoli urbani secondo la logica della normativa UE. Nel documento elaborato da Bruxelles, inoltre, si parla anche di graduale eliminazione dei sussidi e degli incentivi finanziari incompatibili con gli obiettivi europei. A partire dai benefici fiscali locali per la conversione di terreni agricoli o naturali in ambiente costruito.
Già nel 2004, la UE aveva avanzato una proposta di direttiva per la protezione del suolo ma l’iniziativa era stata bloccata dall’opposizione di cinque paesi, ha ricordato in conferenza stampa il Commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
“Attualmente però siamo di fronte a uno scenario completamente diverso”, ha aggiunto. “A chiedere una legge sul suolo, oggi, sono anche alcuni paesi che in passato si erano opposti”.
L’ex ministro dell’Economia lituano non entra nel dettaglio. La sensazione, tuttavia, è che sul piano diplomatico ci sarà ancora da lavorare e non poco. “Vista la pervicace opposizione di alcuni Stati chiave come Francia e Germania a qualsiasi interferenza dell’UE nella gestione del suolo, la partita sarà tutta da giocare”, sottolinea una fonte vicina alla Commissione.
Più attenzione alla materia organica, meno fertilizzanti
La bozza, nel frattempo, fornisce dettagli interessanti in merito al piano europeo. Nel testo, ad esempio, si sottolineano i vantaggi legati al riciclo della materia organica – compost, digestato, fanghi di depurazione, letame trasformato e altri residui agricoli – come base per lo sviluppo di fertilizzanti naturali. Per garantire la sicurezza del processo produttivo ed evitare l’inquinamento del suolo, la Commissione rivedrà le direttive che riguardano la gestione di questi elementi. Bruxelles, inoltre, “valuterà le opzioni per garantire almeno il dimezzamento della perdita di nutrienti nel terreno con una conseguente riduzione minima dell’uso di fertilizzanti pari al 20%“. Probabili a tal proposito i finanziamenti a un nuovo progetto LIFE sull’uso di compost di alta qualità proveniente dai rifiuti organici.
Azzerare (o quasi) l’inquinamento del suolo nel 2050
Grande attenzione anche per le bioplastiche, come alternativa ai rivestimenti tradizionali, e per il contrasto agli agenti inquinanti. Entro luglio 2024 si dovranno “adottare criteri di biodegradabilità per alcuni polimeri, come gli agenti di rivestimento e i film di pacciamatura agricola ai sensi del regolamento UE sui prodotti fertilizzanti”, si legge nella bozza. “I limiti dei contaminanti per i prodotti fertilizzanti dell’UE saranno rivisti entro luglio 2026 come parte della revisione generale di tale regolamento”.
Le iniziative, che includono la stesura nei prossimi tre anni di un “elenco per i contaminanti di maggiore e/o emergente preoccupazione per la qualità del suolo europeo e per i quali sono necessarie una vigilanza e un’azione prioritaria a livello continentale e nazionale”, e che saranno sostenute dalle risorse previste nell’ambito di Horizon Europe, PAC e LIFE e dal ricorso ad altri fondi strutturali, dovrebbero condurre al traguardo finale.
“Entro il 2050“, prosegue il documento, “l’inquinamento del suolo dovrebbe essere ridotto a livelli che non comportino più rischi e che rispettino i limiti che il nostro pianeta può sopportare creando così un ambiente privo di sostanze tossiche”.
Fino (Re Soil): “I paesi UE possono fare un deciso passo in avanti”
“La Soil Strategy for 2030 annunciata oggi dalla Commissione UE è una scelta epocale, che dà a tutti gli Stati europei la possibilità di fare un deciso passo in avanti a favore della cura e della tutela del suolo”, commenta Debora Fino, Presidente della Fondazione Re Soil. “Ma è anche un’occasione per avviare politiche nazionali che stimolino le strategie più efficaci per restituire salute ai terreni, partendo ovviamente da quelli agricoli”.
L’annuncio della Commissione, inoltre, è rilevante per almeno tre motivi. “La comunicazione odierna riconosce i gravi problemi connessi alla mancata adozione di un quadro legale che dia al suolo la stessa protezione riconosciuta all’acqua, all’aria e all’ambiente marino. Inoltre, annuncia per il 2023 una legge europea per la salute del suolo che offra finalmente criteri univoci per definire degradato un terreno. E, ancor più importante, fissa l’obiettivo ambizioso di avere suoli in salute entro il 2050”.
In Europa 2,8 milioni di siti contaminati
Quanto sia urgente intervenire a favore della salubrità dei terreni, lo ricordano i dati: il 60-70% dei suoli UE presenta qualche forma di degrado. In Europa abbiamo 2,8 milioni di siti contaminati. Mentre per il 65-75% dei suoli agricoli l’apporto di nutrienti raggiunge livelli tali da creare possibile eutrofizzazione e da incidere sulla biodiversità. Il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è a rischio alto o molto alto di desertificazione. Si stima che i costi associati al degrado del suolo nell’UE superino i 50 miliardi di euro all’anno.
“Quei numeri dimostrano l’estrema urgenza di intervenire” conclude Debora Fino. “La Commissione oggi ha fatto un primo, importante passo. Questa opportunità ora deve essere colta dagli Stati membri, a partire dall’Italia, per introdurre rapidamente politiche coraggiose e innovative. Penso in primo luogo ad azioni per incentivare il sequestro del carbonio nei suoli agrari e alla legge sul consumo di suolo che giace da troppo tempo in Parlamento”.