4 Dicembre 2021

Il “Soil Deal for Europe” è un’occasione da non perdere. Grazie a un piano integrato e al lavoro di Living Labs e Lighthouses possiamo garantire quella salute del suolo che è alla base della transizione ecologica

di Catia Bastioli*, Debora Fino** e Angelo Riccaboni***

 

Quasi sempre, quando ci spostiamo in tutta fretta trascinati dalle incombenze della nostra quotidianità, tendiamo a ignorare l’assoluto valore di quel mondo complesso quanto sottostimato che calpestiamo in continuazione. Una disattenzione paradossale, considerando la straordinaria centralità delle sue risorse e delle sue funzioni. Il suolo che giace apparentemente inerte sotto le nostre scarpe rappresenta infatti l’elemento chiave da cui proviene il 95% del nostro cibo.

Insieme all’acqua e all’aria, è un bene essenziale per la vita, perché regola i cicli naturali dell’acqua, delle sostanze organiche, dei minerali e dei nutrienti. La protezione, il mantenimento e monitoraggio della sua salute sono attività fondamentali per poter combattere e mitigare il cambiamento climatico, perché un suolo sano rappresenta il principale deposito del carbonio presente nel pianeta, riducendo così le emissioni di gas clima alteranti, attraverso il processo noto come sequestro del carbonio. Il Green Deal, attraverso i suoi incentivi scientifici, tecnologici ed economici a sostegno della transizione ecologica, ha la possibilità di supportare la tutela e dove necessario la rigenerazione del suolo mediante attività definite, programmate e a lungo termine.

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Un suolo sano per la transizione verde e digitale

L’implementation plan della Mission Soil Health and FoodA Soil Deal for Europe – 100 living labs and lighthouses to lead the transition towards healthy soils by 2030” della Commissione Europea rappresenta in questo senso un passo cruciale. Il piano, infatti, consentirà di condurre azioni in 100 Living Labs e Lighthouses con il sostegno di un ambizioso programma di ricerca e sviluppo, di monitoraggio del suolo e di comunicazione per i cittadini.

In ambito italiano, Re Soil Foundation sta lavorando insieme ad altre organizzazioni, ricercatori ed esperti sul tema, con l’obiettivo di mettere in pratica le linee guida indicate dal Mission Board Soil Health and Food attraverso la costruzione di una rete di lighthouse farms rappresentative ed espressione d’eccellenza dal punto di vista dei servizi ecosistemici al suolo e dell’innovazione. Aziende virtuose, per tecniche colturali e gestione della risorsa suolo nel contesto dello specifico territorio in cui sono inserite, individuate partendo da un monitoraggio capillare svolto dai soci della Fondazione. Tali aziende sono rappresentative ed espressione d’eccellenza non solo delle diverse realtà agricole italiane, ma anche di uso e tutela di suolo non agricolo (parchi, aree protette, aree forestali).

Verso una doppia transizione

L’obiettivo è quello di cambiare radicalmente il modo in cui gestiamo e utilizziamo i suoli per ottenere benefici ambientali e sociali duraturi nel tempo, rigenerando i terreni malsani e tutelando e preservando la salute di tutti i suoli. Attualmente, i suoli non in salute rappresentano dal 60% al 70% dei suoli totali dell’UE e ciò indica l’urgenza e la necessità delle azioni promosse da Re Soil Foundation.

La salute del suolo, definita come “la capacità continua dei suoli di sostenere i servizi ecosistemici” e valutata attraverso un set indicatori misurabili, coincide con l’obiettivo della missione di Re Soil Foundation che consente di realizzare la doppia transizione verde e digitale e promuovere lo sviluppo sostenibile economico, ambientale e sociale dei territori attraverso la bioeconomia circolare, con una serie di prodotti dell’innovazione della chimica verde, biodegradabili e compostabili, e di pratiche sostenibili nel campo agroforestale che oltre a rigenerare il suolo anziché inquinarlo, contribuiscono alla decarbonizzazione dell’atmosfera e al mantenimento della biodiversità. La missione, inoltre, si integra nel concetto “One-Health”, che collega la salute del suolo con la salute degli ecosistemi, dei sistemi alimentari e delle persone su scala globale.

Le persone al centro del cambiamento

Parlare di sforzo comune, ovviamente, equivale a sollecitare la consapevolezza della società sull’importanza dei suoli. È proprio da questa presa di coscienza collettiva, infatti, che nasce quel coinvolgimento diffuso che caratterizza la Mission stessa. Al centro della transizione ci siamo tutti: agricoltori, gestori delle foreste, urbanisti, scienziati, compostatori, mondo industriale e della distribuzione, politici, cittadini. Ciascuno di noi avrà modo di dare il suo contributo per il raggiungimento degli obiettivi fondamentali fissati dagli esperti come il contrasto al degrado, all’impermeabilizzazione, all’inquinamento e all’erosione del suolo oltre alla protezione e al ripristino degli ecosistemi e della biodiversità e alla tutela della capacità di sequestro del carbonio nel terreno.

Un nuovo approccio alla ricerca

La Mission, sviluppata sulla base delle analisi del Mission Board Soil Health and Food e del Joint Research Centre dell’UE, punta inoltre a rafforzare la disponibilità di adeguati strumenti e parametri tecnici. Elementi, questi ultimi, quanto mai necessari per raggiungere l’obiettivo di medio periodo: garantire la salute di almeno il 75 % del suolo europeo entro il 2030. Operativamente significa garantire che ogni traguardo fissato sia raggiungibile e misurabile. Ed è proprio per questa ragione che la Mission intende sostenere un nuovo approccio alla ricerca per promuovere le buone pratiche, azioni e misure correttive determinate sul campo.

L’Europa, in particolare, vuole dare vita a un programma interdisciplinare per colmare le lacune di conoscenza e sviluppare soluzioni per la salute del suolo e la fornitura di servizi ecosistemici. Ma anche adottare una strategia di rete per accelerare la creazione e l’adozione di soluzioni nelle aziende agricole, nelle foreste, nei paesaggi naturali e nei contesti urbani. La UE intende inoltre definire un quadro armonizzato per il monitoraggio del suolo e il suo reporting. E promuovere, infine, l’alfabetizzazione, la comunicazione e il coinvolgimento dei cittadini.

L’importanza di una strategia complessiva

In questo modo, il programma “A Soil Deal for Europe” si colloca in continuità con altre quattro Mission decisive (tutela del clima, lotta al cancro, protezione degli oceani e pianificazione urbana sostenibile). Ma è anche in assoluta coerenza con gli obiettivi della direttiva che nelle settimane scorse è stata annunciata dai vertici della Commissione europea e sarà sviluppata entro due anni.

Dalla conservazione del suolo, infatti, dipendono tutti gli altri aspetti centrali che caratterizzano i programmi UE. Dal contrasto ai fenomeni metereologici estremi al superamento dei pesticidi, dalla prevenzione dell’inquinamento dei mari alla qualità della vita nelle aree edificate. Solo con una strategia complessiva, basata su un approccio condiviso, olistico, multidisciplinare, multisettoriale e una serie di iniziative integrate, sarà possibile raggiungere l’obiettivo principale: restituire al suolo la salute necessaria per garantire il benessere dell’ecosistema e con esso porre le condizioni per uno sviluppo sostenibile che assicuri un futuro alle prossime generazioni.

Gli autori

*Catia Bastioli è CEO di Novamont e membro del board della Mission europea Soil Health and Food

**Debora Fino è professore ordinario del dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia presso il Politecnico di Torino e presidente di Re Soil Foundation

*** Angelo Riccaboni è professore ordinario di Economia aziendale presso l’Università di Siena, Presidente del Santa Chiara Lab – Università di Siena, Presidente della Fondazione PRIMA – Barcellona, Rappresentante Nazionale della Mission Soil Health and Food, membro del Comitato tecnico-scientifico di Re Soil Foundation