14 Gennaio 2022
La Pianura Padana è una delle aree italiane in cui l'inquinamento atmosferico è tra i più alti di tutta Europa. FOTO: glm2006italy via Pixabay

L’ISPRA fotografa i passi avanti nei settori chiave della transizione italiana verso un modello di sviluppo a basso impatto. In 30 anni, calati consumi energetici ed emissioni di gas serra, cresciute aree protette e coperture arboree. Preoccupano cementificazione, pesticidi e smog nei grandi centri urbani e in Pianura Padana

di Emanuele Isonio

 

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Si fa presto a parlare di Transizione ecologica. L’obiettivo finale è unico: ridurre l’impatto umano su natura e ambiente, riducendo emissioni, danni al clima e quindi alla nostra salute. Ma il percorso è complesso anche perché interessa settori molto diversi tra loro. Avere strumenti capaci di fotografare la situazione è essenziale, soprattutto alla vigilia della realizzazione del PNRR. Un modo razionale per capire le trasformazioni in corso e indicare quali sono le azioni più urgenti da intraprendere.

Un aiuto arriva dal “TEA – Transizione ecologica aperta”. LA nuova pubblicazione è realizzata da ISPRA, grazie ai milioni di dati prodotti negli anni dai suoi esperti e raccolti nell’Annuario dei dati ambientali. Una mole di dati che permette di capire quali progressi sono stati fatti negli ultimi 30 anni nella difesa del territorio e nel consumo delle risorse naturali.

“Questo nuovo rapporto si inquadra nel percorso della Transizione Ecologica Aperta già intrapreso da Ispra e da Snpa perchè crediamo nel confronto e nel dibattito aperto – spiega Stefano Laporta, presidente Ispra ed Snpa – Un’edizione pensata per poter raggiungere tutti, con un linguaggio ed una veste grafica facilmente fruibili e facilmente comprensibili. Siamo convinti che la transizione ecologica, così come il PNRR, sia un percorso complesso che ha bisogno del coinvolgimento di tutti, e per far questo tutti devono poter disporre di dati solidi che consentono di conoscere lo stato del nostro ambiente e gli scenari che si prospettano. Il confronto con l’Europa ci vede virtuosi in alcuni settori, meno virtuosi su altri; dobbiamo continuare a lavorare per migliorare gli ambiti per noi più sotto pressione, come il mare e le coste, avendo come costante riferimento l’Europa, in linea con lo European Green Deal adottato dalla Commissione”.

L'impronta di carbonio dei diversi beni e servizi in Italia, anno 2019. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

L’impronta di carbonio dei diversi beni e servizi in Italia, anno 2019. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Progressi Ma non ovunque

Che la situazione vada vista in modo positivo o negativo dipende, oltre che dalle sensibilità personali, anche dal settore analizzato. Di certo, rivela il rapporto, in 15 anni è diminuito del 18% il fabbisogno di energia rispetto al picco del 2005 e sono più che raddoppiati i consumi da fonti rinnovabili. Ma se l’industria ha fatto passi in avanti sulla riduzione dei consumi, c’è ancora tanto da fare per trasporti e usi residenziali. Anche l’economia circolare fa passi in avanti e sempre meno rifiuti vengono conferiti in discarica. Ma siamo invece all’anno zero per il consumo di suolo.

Energia, la quota dell'industria diminuita dal 1990. Sale invece l'incidenza dei consumi del settore residenziale. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Energia, la quota dell’industria diminuita dal 1990. Sale invece l’incidenza dei consumi del settore residenziale. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Crescono invece le coperture forestali, che oggi sono più di quelle presenti in Germania e Svizzera. Stesso trend anche per le aree protette, che hanno permesso di valorizzare territori di grande pregio naturalistico ed ecosistemico. Il risultato di tutti gli sforzi fatti ha portato anche a una riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. Ma ovviamente in quantità ancora insufficienti. L’aumento delle temperature dal 1985 non dà infatti tregua. Si aggravano poi le isole di calore nelle città. E c’è grande preoccupazione per l’ozono a bassa quota (soprattutto nei mesi estivi) e per l’inquinamento in Pianura Padana, che è ormai una delle aree europee messe peggio.

“Dall’ultimo rapporto Ispra – sottolinea Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra e membro del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation – emerge un quadro che ci indica come il Paese sia già sulla strada per raggiungere obiettivi per uno sviluppo più sostenibile. Oggi assistiamo ad un’accelerazione di questo percorso. Emergono anche situazioni quale il consumo di suolo, dissesto idrogeologico, inquinamento delle matrici ambientali che devono continuare ad essere continuamente monitorate anche attraverso le nuove tecnologie per l’osservazione della terra”.

Vediamo nel dettaglio i progressi fatti nei diversi ambiti indagati dal rapporto.

Clima e gas serra

Negli ultimi 30 anni le emissioni di gas serra prodotte dall’Italia si sono ridotte del 19% rispetto al 1990. Negli stessi anni è anche aumentata la quantità di anidride carbonica assorbita dalle foreste e dai suoli, contribuendo in modo significativo a combattere i cambiamenti climatici. La riduzione delle emissioni è avvenuta soprattutto grazie ai grandi utilizzatori, che dispongono delle risorse necessarie per investire in nuove tecnologie più efficienti: diminuite le emissioni di quasi il 46% nell’industria manifatturiera e del 33% nelle industrie energetiche. Meno bene, invece, nei trasporti e negli edifici, dove i costi ricadono più direttamente sulle spalle dei cittadini.

Temperature medie, le anomalie crescono. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Temperature medie, le anomalie crescono. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

I progressi però devono proseguire. Lo rivelano le temperature medie. A partire dal 1985 le anomalie annuali, rispetto al trentennio precedente, sono sempre state positive, ad eccezione di un paio d’anni. Il 2020 ha chiuso il decennio più caldo di sempre, con anomalie medie annuali comprese tra +0,9 e +1,71°C. Ricordiamo che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sarebbe di contenere l’aumento di temperature entro massimo i 2°C rispetto ai livelli preindustriali.

Andamento annuale delle emissioni di gas serra. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Andamento annuale delle emissioni di gas serra. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Foreste e aree protette

Sono i due settori dai quali probabilmente arrivano le migliori notizie, anche per il loro stretto legame con il sequestro di carbonio. La percentuale di territorio coperto da boschi è oggi pari al 37% della superficie nazionale, un valore superiore a quello di due paesi europei “tradizionalmente” forestali come Germania e Svizzera, entrambi al 31%. Dal secondo dopoguerra ad oggi le foreste italiane sono aumentate costantemente, passando 5,6 a 11,1 milioni di ettari. La crescita ha subìto un’accelerazione negli anni più recenti: dal 1985 al 2015 le foreste hanno avuto un incremento pari al 28%.

Foreste italiane, la superficie è cresciuta del 50% in 30 anni. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Foreste italiane, la superficie è cresciuta del 50% in 30 anni. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Occorre attenzione, però, alla conservazione di alcune tipologie, come i boschi umidi e quelli lungo le rive dei fiumi, le foreste vetuste e quelle di pianura. Queste ultime sono sempre più compromesse, minacciate dagli incendi, dall’edilizia e dalle infrastrutture. E bisogna poi ricordare che questo aumento di copertura è avvenuta a spese delle superfici agricole e di terreni naturali e semi-naturali. E che per di più i progressi sul fronte della gestione forestale sostenibile sono ancora molto scarsi.

Dagli anni ’70 sono aumentate, per estensione e numero anche le aree protette terrestri e marine. A terra la loro superficie tocca il 20% di quella nazionale. Poco sotto – al 19% quella marina. Manca ancora un 10% per raggiungere il target europeo del 30% fissato al 2030. Ma in cantiere sono già previste 23 nuove aree marine protette.

Aree protette: un tesoro in crescita. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Aree protette: un tesoro in crescita. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Aree urbane e consumo di suolo

Qui la situazione è decisamente peggiore. L’Italia è un paese fortemente urbanizzato, più di un terzo della popolazione si concentra nelle sue 14 città metropolitane. Sempre più allarmante è il fenomeno dell’isola di calore urbano: cementificazione, scarsità di aree verdi, utilizzo dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici sono tra i principali responsabili dell’aumento delle temperature dei centri cittadini fino a 4-5°C in più rispetto alle aree periferiche. In generale quanto più grandi e compatte sono le città, tanto maggiore è l’intensità del fenomeno isola di calore.

Certo non aiuta il trend del consumo di suolo. Il rapporto TEA di Ispra ricorda che, nonostante una leggera flessione a partire dal 2012, il fenomeno è ancora forte: 60 chilometri quadri l’anno vengono mangiati dal cemento. Anche il dato accumulato è pesante: il 7,11 della superficie nazionale, contro il 4,2% della media europea. L’obiettivo europeo di azzeramento entro il 2050 appare difficile, anche perché le altre transizioni richiederanno nuove infrastrutture: dai nuovi campi fotovoltaici per la transizione energetica ai nuovi impianti per il recupero e il riciclo dei materiali per la transizione all’economia circolare. Non a caso, qualsiasi stima, anche la più ottimistica, segnala un aumento del consumo di suolo nei prossimi anni e decenni.

Consumo di suolo in Italia. La crescita non si arresta, nemmeno nello scenario più ottimistico. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Consumo di suolo in Italia. La crescita non si arresta, nemmeno nello scenario più ottimistico. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Dissesto idrogeologico

Alla crescita delle costruzioni – abitazioni, attività produttive, infrastrutture di ogni tipo – non può che collegarsi il peggioramento del dissesto idrogeologico. Con tutto il suo carico in termini di costi umani ed economici. Negli ultimi 20 anni, i danni per gli eventi idrogeologici, stimati in oltre un miliardo di euro l’anno, sono stati di gran lunga superiori agli investimenti per interventi di mitigazione del rischio frane e alluvioni, pari in media a circa 300 milioni. Solo negli ultimi tre anni gli investimenti hanno raggiunto il miliardo l’anno: ancora poco, tenuto conto che il fabbisogno per il territorio italiano è di 26 miliardi.

Agricoltura

Il settore agricolo ha ridotto le sue emissioni di gas serra ma il suo contributo non è certo trascurabile. Nel 2019, le aziende agricole e zootecniche hanno contribuito per il 7% alle emissioni nazionali, con 29,5 milioni di tonnellate, per due terzi metano e per un terzo protossido di azoto, con un contributo residuale dell’anidride carbonica. L’80% di queste emissioni provengono dalla gestione degli allevamenti. Il restante 20% deriva per metà dall’applicazione dei fertilizzanti di sintesi, che tra l’altro, producono nel lungo periodo conseguenze negative sulla qualità dei suoli.

Emissioni di gas serra in agricoltura in discesa dal 1990. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Emissioni di gas serra in agricoltura in discesa dal 1990. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

A preoccupare è poi l’uso, o meglio l’abuso, di pesticidi, che incidono pesantemente su tutte le forme di vita presenti nei suoli e nelle aree agricole. L’ultimo allarme, in ordine di tempo, è arrivato dal relatore speciale delle Nazioni Unite Marcos Orellana, dopo la sua visita nel nostro Paese nei mesi scorsi. In Italia – ricorda il rapporto Ispra – si usano 114mila tonnellate l’anno di pesticidi, che rappresentano circa 400 sostanze diverse. La buona notizia è la continua diminuzione dei residui di pesticidi nel cibo che mangiamo. Il Ministero della Salute ha trovati valori superiori alla norma solo nello 0,8% dei 12mila campioni effettuati, contro il 2,5% della media europea.

Le speranze maggiori per ridurre l’impronta ambientale del comparto agricolo è riposta nello sviluppo dell’agricoltura biologica, nelle pratiche di carbon farming utili a sequestrare carbonio nei terreni e nella costante riduzione dei prodotti chimici di sintesi, anche attraverso la loro sostituzione con quelli di natura organica.

Agricoltura biologica, il boom continua. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Agricoltura biologica, il boom continua. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Consumo di materiali ed economia circolare

Dal 2006, anno di picco dei consumi, il consumo di risorse materiali (come metalli, cemento, legna, pietra, combustibili) da parte della nostra economia si è quasi dimezzato. Complessivamente, questi quindici anni hanno visto la produttività̀ delle risorse aumentare da 2,12 a 3,54 euro per chilogrammo. Un’ottima notizia, ricordano da Ispra anche perché il dato è migliore di quello di altri Paesi europei. Ma anche la prova della possibilità di disaccoppiare definitivamente la crescita economica dal consumo di risorse naturali.

Consumo di suolo in Italia. La crescita non si arresta, nemmeno nello scenario più ottimistico. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Consumo di suolo in Italia. La crescita non si arresta, nemmeno nello scenario più ottimistico. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Nel consolidare questo percorso, un ruolo positivo lo ricopre ovviamente l’economia circolare. Significativi in particolare i progressi fatti nella raccolta differenziata, premessa indispensabile al recupero dei materiali: negli ultimi vent’anni è triplicata. Nel 2019 la raccolta differenziata in Italia ha raggiunto il 61,3%, cosa che ha consentito di riciclare circa il 50% dei rifiuti prodotti, ponendo l’Italia fra i primi paesi in Europa. Dal 2010, il conferimento in discarica è passato da circa il 70% al 21%. Ma il dato non va salutato con troppo favore. I progressi dovranno proseguire per raggiungere l’obiettivo di arrivare al 10% entro il 2030.