24 Maggio 2021

In Europa le foreste primarie sono una rarità. La loro protezione è essenziale. Ma le informazioni disponibili sono ancora frammentate

di Matteo Cavallito

 

Ascolta “Foreste primarie europee: un tesoro nascosto da salvare” su Spreaker.

Le foreste primarie e di vecchia crescita? Sono rare, piccole e frammentate, per lo meno qui in Europa dove occupano appena dal 2% al 3% della superficie forestale totale. Ma sono anche un sostanziale mistero agli occhi dei ricercatori che da tempo faticano a raccogliere sufficienti informazioni. A colmare in parte le lacune ci ha pensato un recente rapporto del Joint Research Centre (JRC) della Commissione UE. L’indagine punta a fornire nuovi dati utili nell’ambito della strategia continentale per la biodiversità 2030 che, non a caso, riconosce il valore di questi spazi naturali incontaminati chiedendone “la rigorosa protezione”.

Quest’ultima iniziativa coinvolge ovviamente l’intero patrimonio forestale cresciuto del 9% negli ultimi tre decenni e tuttora decisivo nel fornire servizi ecosistemici a cominciare dalla produzione di materiali rinnovabili. Il loro utilizzo, ha ricordato la Commissione, “contribuisce alla neutralità climatica” e alla “protezione dei suoli e delle risorse idriche”.

Le foreste primarie svolgono un ruolo essenziale

A caratterizzare queste aree è la sostanziale assenza dei segni dell’attività umana. Nelle foreste primarie, in altre parole, i processi ecologici si svolgono da sempre in modo indisturbato contribuendo a rendere unico l’ecosistema. Nel mondo sono piuttosto estese – 1,1 miliardi di ettari secondo le stime della FAO – oltre che fortemente concentrate, visto che il 61% della loro superficie si trova in soli tre Paesi: Brasile, Canada e Russia.

Notevole, come si diceva, la gamma dei servizi offerti: i boschi incontaminati, infatti, “svolgono un ruolo chiave per la conservazione della biodiversità, il sequestro e lo stoccaggio del carbonio, la fornitura di acqua dolce, la regolazione dei regimi climatici locali. Oltre alla protezione della salute umana e di molte specie in pericolo”. Per tutelare adeguatamente questi spazi, in linea con il programma coordinato dal Working Group on Forest and Nature della UE, occorre innanzitutto mapparne la diffusione, raccogliendo tutti i dati disponibili e valutandone il livello di protezione. Ma non si tratta di un’operazione semplice.

Le principali funzioni svolte dalle foreste primarie. © European Union, 2021 Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) licence (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/).

Le principali funzioni svolte dalle foreste primarie. © European Union, 2021 Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) licence.

Dai Balcani al Nord Europa

Il principale ostacolo consiste nella mancanza di una definizione condivisa. Tra le fonti a disposizione si segnalano le analisi condotte dalla FAO e da Forest Europe che da anni sono state armonizzate e forniscono sostanzialmente le stesse cifre. La FAO, in particolare, definisce le foreste primarie come luoghi caratterizzati dalla presenza di  “specie arboree native” in assenza di “indicazioni chiaramente visibili di attività umane. Secondo gli autori, l’estensione delle aree primarie nella UE ammonta a 3.700 ettari pari al 2,4% della superficie forestale totale.  In Europa, il 90% di queste foreste è situato in Svezia, Bulgaria, Finlandia e Romania. In Italia si arriva a circa 93 ettari complessivi (1% del dato nazionale). Includendo le zone incontaminate presenti nelle altre aree boschive il dato continentale salirebbe a quasi 4.900 ettari, ovvero il 2,7% delle foreste continentali.

La distribuzione delle foreste primarie in Europa © European Union, 2021 Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) licence (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/).

La distribuzione delle foreste primarie in Europa © European Union, 2021 Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) licence.

Monitorare per fare politiche efficaci

La strada verso la mappatura completa è ancora lunga. “La maggior parte dei dati georeferenziati copre solo regioni specifiche” si legge nel rapporto. “Gli inventari sistematici a livello nazionale sono rari e le informazioni rimangono complessivamente frammentate”. Proprio per queste ragioni un monitoraggio complessivo delle aree primarie risulta decisivo per l’avvio di politiche di tutela capaci di impegnare “tutte le parti coinvolte, compresi i proprietari dei terreni, le organizzazioni per la protezione della natura, i ricercatori, le autorità locali e regionali e le comunità locali”.

Secondo i dati disponibili,  il 93% delle foreste primarie e di vecchia crescita documentate nella UE rientra nei siti Natura 2000. L’87% si trova in aree strettamente protette. Escludendo la Finlandia, tuttavia, le quote scendono rispettivamente all’87% e al 57%. I margini di miglioramento, insomma, non mancano di certo.