Indagine FSC Italia in occasione della Giornata della Terra 2021 su alcune foreste certificate. Oltre alla drastica riduzione dell’erosione, verificato un aumento del 300% dello stock di carbonio organico
di Emanuele Isonio
Ascolta “La gestione sana delle foreste riduce di otto volte l’erosione del suolo” su Spreaker.
Gestire in modo responsabile un bosco non aiuta soltanto a mantenerlo sano e a sviluppare una filiera produttiva finalmente rispettosa della natura. È infatti anche un ottimo strumento per migliorare la qualità del suolo, sia in termini di fertilità sia per contrastarne erosione e dilavamento. A rivelarlo sono i calcoli effettuati in alcune foreste italiane certificate da FSC (Forest Stewardship Council) a partire dal 2018 e rivelati in occasione della Giornata mondiale della Terra 2021.
Un monitoraggio sui servizi ecosistemici
L’Italia è stato il primo Paese al mondo a verificare i cinque servizi ecosistemici offerti dalle foreste: stoccaggio di carbonio, conservazione della biodiversità, stabilizzazione del suolo, ciclo dell’acqua e miglioramento dell’offerta turistico-ricreativa e culturale. La verifica di tali servizi ha consentito quindi di valutare come una gestione sostenibile della risorsa forestale, la sua conservazione e ripristino, abbiano molti benefici. Tra di essi, l’aumento della stabilità e dei nutrienti contenuti nel terreno.
“Per quanto riguarda lo stock di carbonio organico – spiega Diego Florian, direttore di FSC Italia – in alcune aree certificate FSC abbiamo registrato un aumento pari a tre volte il dato di partenza. Ancora più significativo l’effetto relativo all’erosione del suolo, che si è ridotta di oltre otto volte”.
L’importanza del carbonio organico
In alcune foreste in cui sono stati applicati gli standard di gestione responsabile FSC, la riduzione dell’erosione del suolo è andata di pari passo con l’aumento della copertura vegetale esistente. “Sono tutti dati che confermano, se ancora ce ne fosse bisogno – aggiunge Florian – che al nostro Pianeta servono foreste gestite in modo sostenibile per controllare l’erosione del suolo e per la sua conservazione. Le radici degli alberi stabilizzano i pendii di cresta, collina e montagna e forniscono il supporto strutturale meccanico necessario per prevenire movimenti superficiali del terreno”.
Quanto siano necessarie azioni per contrastare l’erosione dei suoli e l’aumento di stoccaggio di carbonio, lo ricordano i dati: il 60-70% del suolo è compromesso a causa di cattive pratiche di gestione del territorio, inquinamento, urbanizzazione e, ovviamente, deforestazione. Tutto questo ricade negativamente sul livello di biodiversità dei suoli. E i terreni coltivati perdono carbonio a un tasso dello 0.5% annuo. “Senza carbonio organico un suolo non può essere tale, svolgere le essenziali funzioni ecologiche che consentono la vita sul Pianeta. Il suolo è essenziale per lo sviluppo dei vegetali. Attraverso le loro foglie compiono la fotosintesi clorofilliana, mirabile processo capace di trasformare l’energia luminosa in energia chimica, motore di qualsiasi essere vivente, dall’unicellulare al più complesso” spiega Claudio Ciavatta, docente di Chimica agraria al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari all’università di Bologna.

Un suolo sano immagazzina più carbonio di quello catturato dall’atmosfera e dalla vegetazione. Immagine: RECSOIL, FAO, 2019 in www.fao.org/3/ca6522en/CA6522EN.pdf Some rights reserved. This work is available under a CC BY-NC-SA 3.0 IGO licence
Premiare le buone pratiche
“Proprio per questo la perdita di sostanza organica non può più essere trascurata, anche pensando ai cambiamenti climatici” commenta Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation. “Invertire la tendenza dipende da quanto sapremo diffondere e premiare buone pratiche di gestione a ogni livello. Lo sviluppo di normative lungimiranti in grado di promuovere la tutela del suolo e frenarne la degradazione è fondamentale per vincere questa sfida”.
La verifica dei servizi naturali dei boschi sviluppata da FSC mira a quantificare gli impatti su fattori come lo spessore dello strato di materia organica del suolo, il contenuto percentuale di materia organica e quello nutritivo; la stabilità del terreno; l’incidenza delle frane, la produttività (forestale e agricola) per unità di superficie.
Ma la certificazione forestale è ancora poco diffusa
Tuttavia, sebbene i dati sulla copertura forestale in Italia siano positivi (+100% rispetto agli Anni ’50), sul fronte del tasso di utilizzo di certificazioni che garantiscono la gestione responsabile del patrimonio boschivo, le notizie non sono altrettanto positive. Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la protezione ambientale (Ispra) ancora oggi meno del 9% dei boschi italiani è infatti coperto da certificazione FSC e PEFC (i due principali schemi di certificazione esistenti a livello europeo): le superfici delle foreste certificate sono pari a meno di un milione di ettari, a fronte di una copertura forestale di quasi 11 milioni di ettari.

Andamento superficie forestale coperta da certificazione PEFC ed FSC nel ventennio 1998-2018. FONTE: Annuario forestale Ispra.
Ma cosa vuol direi gestione forestale sostenibile? Il concetto è stato fissato fin dal 1993. La Conferenza ministeriale per la protezione delle foreste in Europa l’ha infatti definita come “la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovamento, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”. Sintetizzando all’estremo: tagliare una quantità di legno inferiore a quanta ne cresca.