Il nostro Paese, già leader continentale nell’export di pesticidi “proibiti”, non ha ancora elaborato un nuovo Piano Nazionale. Preoccupazione esplicita per l’area del Prosecco in Veneto e per i parchi gioco in Trentino Alto Adige. Attesa per la direttiva europea
di Matteo Cavallito
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Sui pesticidi l’Italia è in ritardo. Lo ha indicato nelle scorse settimane Marcos A. Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento eco-compatibile di sostanze e rifiuti pericolosi. Un rapporto, quello depositato a metà dicembre dal funzionario ONU, che fa discutere, anche alla luce dell’agenda europea. Visitando la Penisola, Orellana ha potuto osservare da vicino la situazione valutando tanto il problema dei rifiuti pericolosi (tra le aree osservate anche Porto Marghera, Terra dei Fuochi e il quartiere Tamburi vicino all’impianto ILVA di Taranto) quanto il tema delle sostanze chimiche in agricoltura. Sul quale l’Italia ha da tempo una posizione ambigua.
Verso la fine dell’export?
Il Piano Nazionale Italiano di Azione sui Pesticidi è scaduto nel 2018 e da allora nessuna nuova versione è stata ancora approvata. “Questa situazione e questo ritardo sono incompatibili con la direttiva dell’ Unione Europea sui pesticidi, che richiede che i piani d’azione nazionali siano rivisti almeno ogni cinque anni”, sottolinea il rapporto Orellana. Una bozza del nuovo programma, spiega ancora il relatore, è stata presentata nel 2019. Tra le proposte in esso contenute ci sarebbe il divieto alla vendita online dei pesticidi stessi.
L’obiettivo, in questo senso, è quello di garantire maggiori controlli alla luce della stretta prospettata dalle autorità italiane che, spiega ancora Orellana, avrebbero deciso di non autorizzare più l’esportazione al di fuori dei confini UE delle sostanze chimiche per l’agricoltura già proibite nel Continente. Secondo un’indagine di Greenpeace, nel 2018 il governo italiano aveva invece approvato l’esportazione di oltre 9mila tonnellate di fitofarmaci. Il dato più alto tra gli Stati membri.
Ma i pesticidi hanno ancora spazio
In Europa – dove la politica sull’uso delle sostanze chimiche in agricoltura resta più restrittiva rispetto a quella degli Stati Uniti – le vendite dei pesticidi sono in calo da anni. I volumi totali registrati nel 2019 si sono fermati a quota 333.400 tonnellate, il dato più basso dall’inizio delle rilevazioni. Le vendite, assicura Orellana, sono in calo anche in Italia dove, tuttavia, si registrano ancora alcuni problemi. In Veneto, soprattutto nell’area del Prosecco, si nota “il significativo aumento dell’uso delle sostanze”.
Il territorio, in particolare, “è uno dei maggiori consumatori di pesticidi per ettaro del paese, con un equivalente di un metro cubo di pesticidi per abitante all’anno”.
Preoccupante anche la situazione del Trentino Alto Adige dove i parchi gioco vicini alle aree agricole registrano la presenza del Clorpirifos, un pesticida che avrebbe effetti avversi sullo sviluppo neurologico dei bambini. “Questo pesticida pericoloso è vietato nell’Unione Europea, ma l’Italia ha chiesto una deroga per il suo uso”, ricorda Orellana.
In attesa delle nuova Direttiva
Nel corso di quest’anno, in ogni caso, l’UE dovrà completare la revisione della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi adottata nel 2009 per adeguarla ai traguardi fissati dalla strategia Farm to Fork della Commissione. Quest’ultima, in particolare, chiede di dimezzare l’uso delle sostanze entro il 2030 in linea con le ambizioni del Green Deal. L’approvazione del nuovo testo è prevista per il mese di marzo. In base alle raccomandazioni dell’Europarlamento, gli obiettivi di riduzione saranno vincolanti e dovranno essere inseriti nei piani strategici nazionali della PAC, la Politica Agricola Comune.