Presentata ufficialmente in Italia la Mission Soil della Ue. Dai Living Labs alle Lighthouses, passando per il ruolo degli agricoltori: contro degrado e cementificazione servono buone pratiche. Ma anche scelte politiche. A partire da una legge a tutela del suolo
di Matteo Cavallito
Il clima cambia, la crisi avanza e nemmeno il suolo europeo si sente tanto bene. Lo dicono i dati – quasi 3 milioni i siti contaminati nel Vecchio Continente – e lo segnala la persistenza di gravi minacce, dall’erosione alla cementificazione, per tacer di tutto il resto. La Ue, ed è questa la migliore notizia, ha un piano dettagliato. Ma il tempo a disposizione è poco e occorre agire subito con iniziative concrete in linea con la sua mission Soil Health and Food. Lo sottolineano i relatori dell’incontro “Caring for soil is caring for life”, organizzato dal ministero dell’Università in collaborazione con l’APRE, l’Agenzia per la Promozione della Ricerca europea. Obiettivo: presentare nel dettaglio la missione Ue, una delle cinque iniziative all’interno del programma quadro Horizon Europe.
Soluzioni concrete per la salute del suolo
“Il posizionamento italiano in questo particolare contesto porta necessariamente ad immaginare che il nostro Paese debba assicurarsi un ruolo di primaria importanza nella futura Mission Soil” spiega il direttore dell’APRE, Marco Falzetti. “Creare consapevolezza, coinvolgere le comunità locali, favorire l’approccio della ricerca partecipata sono tra gli obiettivi principali” aggiunge Catia Bastioli, AD di Novamont e membro del Board della Mission Soil, sottolineando i traguardi più urgenti: garantire la salute di almeno il 75% dei suoli europei entro il 2030 ma anche “tutelare la biodiversità e il ciclo dei nutrienti, mitigare il clima, regolare il ciclo dell’acqua, avere servizi culturali e per il paesaggio”.

Fonte: Caring for soil is caring for life, evento di presentazione 24 febbraio 2021
A promuovere soluzioni concrete sono oggi due entità complementari: i Living Laboratories e le Lighthouses. I primi puntano a creare conoscenza, progettare, valutare e diffondere soluzioni innovative. Le seconde sono fattorie sperimentali nate per testare e dimostrare la validità delle buone pratiche. A tutto questo si aggiunge l’elaborazione di un nuovo set di otto indicatori per monitorare lo stato del suolo. Oltre allo sviluppo di nuovi servizi di consulenza indipendenti per agricoltori e silvicoltori.
🌱@AngeloRiccaboni: 4 azioni a supporto della #MissionSoil🇮🇹🇪🇺:
1. R&I trans/interdisciplinare
2. Co-creazione di conoscenza e soluzioni in #LivingLabs e #Lighthouses
3. 8 indicatori per monitorare a livello UE
4. Formazione,istruzione,comunicazione,coinvolgimento dei cittadini https://t.co/KaangNWHd6 pic.twitter.com/l7da6I3MxX— Santa Chiara Lab (@SantachiaraLab) February 24, 2021
Innovazioni contro il degrado
“La cura dei suoli è fondamentale per assicurare la sostenibilità dell’agricoltura” ricorda Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Ma nel nostro Paese le condizioni generali dei terreni restano preoccupanti. Sono quasi 16mila i chilometri quadrati di suolo soggetto a degrado di gravità variabile nella Penisola, ricorda Angelo Riccaboni, rappresentante nazionale della Mission “Soil Health and Food” e presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena. Anche per questo è necessario “adottare innovazioni tecnologiche, organizzative e sociali attraverso la stretta collaborazione fra ricercatori, agricoltori, imprese alimentari, istituzioni e cittadini”.
Il Ministro dell'Università e della Ricerca @MessaCristina: la ricerca è fondamentale per risolvere i punti critici identificati in Commissione Europea ma per arrivare agli obiettivi le Missioni dovranno collaborare con università/industria/cittadini.#missionITALIA #EUMissions pic.twitter.com/N0pkpuptvP
— Re Soil Foundation (@re_soil) February 24, 2021
Allarme consumo: il suolo pro capite si restringe
A preoccupare, inoltre, è il consumo di suolo. Per l’Italia, nota Michele Munafò, dirigente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), si parla di 16 ettari al giorno. Che in un anno fanno 57,5 chilometri quadrati. Il problema, in ogni caso, ha una dimensione globale: “Nel 1950 ogni cittadino su questo Pianeta aveva a disposizione 6mila metri quadrati di suolo” spiega Massimo Iannetta, delegato nazionale Cluster 6 Horizon Europe. “Mezzo secolo più tardi il dato pro capite era sceso a 2mila metri quadrati. Nel 2050, dicono le previsioni, dovrebbe calare a mille”. E l’incremento demografico non è l’unico fattore decisivo visto che a pesare, aggiunge, sono tutti i noti fenomeni di degrado e consumo a cominciare dalla deforestazione e dal soil sealing.
“Creare filiere disinquinanti”
Che fare dunque? Le iniziative e le proposte di coinvolgimento non mancano. I coltivatori, nota ad esempio Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura Nazionale, “hanno due compiti: produrre beni primari e tutelare la centralità della bioeconomia circolare”. Quanto al ripristino dei terreni “occorre una ricerca applicata di lunga durata” evidenzia Giuseppe Corti, presidente della Società Italiana di Pedologia. Che, da parte sua, propone la messa a punto di “nuove filiere del disinquinamento” capaci di trovare soluzioni – dalle biomasse al compostaggio – che siano anche sostenibili dal punto di vista economico.
Per tutelare il suolo “serve un atto politico”
Le buone pratiche nel settore alimentare – tuttora monitorate da un osservatorio ad hoc come ricorda Cristiana Tozzi, Responsabile Progetto strategico PRIMA – non mancano. Ma altre azioni forti sono quanto mai necessarie anche a livello legislativo. “Serve un atto politico urgente, il Parlamento deve approvare subito una legge contro il consumo di suolo” tuona Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana. E se è vero che “per il suolo molta strada deve essere percorsa, specialmente dal punto di vista normativo”, osserva Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, è tuttora evidente come le mancanze regolamentari finiscano per impattare sulla vita e il lavoro di molti operatori. Non avere leggi specifiche per la salvaguardia del suolo crea danni incalcolabili. “Chiediamo di avere la possibilità di rigenerare i terreni perché il terreno fertile è il nostro strumento di lavoro” è l’appello di Alessandro Apolito di Coldiretti.
Formazione: un ruolo chiave
Infine la formazione, elemento chiave a tutti i livelli. “È compito del Ministero dell’Università e della Ricerca promuovere linee strategiche per sviluppare ricerca e innovazione, trovando così soluzioni concrete alle sfide della nostra società” osserva la neotitolare del dicastero, Cristina Messa. “Nonostante i tanti interventi di sensibilizzazione a livelli differenti non c’è ancora una cultura del suolo” nota infine Adele Muscolo, professoressa di pedologia, biochimica agraria ed ecologia del suolo all’Università di Reggio Calabria e rappresentante presso l’Horizon Europe Mission Board. Non a caso, la docente ha seguito un progetto pilota di formazione sul tema per la scuola superiore e ha annunciato l’avvio di nuove iniziative a livello di scuole primarie e secondarie di primo grado.