Si conclude il progetto CNC per una PAC a emissioni zero. 21 i seminari nelle scuole e altrettanti webinar. Dalla Politica UE nuove opportunità per un’agricoltura sostenibile
di Matteo Cavallito
Una PAC a misura di cittadini, studenti e stakeholder. Come dire: una politica agricola comune capace di coinvolgere un pubblico sempre più vasto, in grado a sua volta di apportare proposte e suggerimenti. È questo l’auspicio di “CNC (Climate Neutral CAP) – Per una PAC a emissioni zero“, il progetto annuale promosso da Kyoto Club, con il contributo della Direzione Generale “Agricoltura e Sviluppo Rurale” della Commissione europea. I risultati, resi noti nei giorni scorsi dagli organizzatori, parlano di 21 seminari nelle scuole su cambiamento climatico, resilienza ambientale, salute e protezione del suolo; quasi altrettanti i webinar messi a disposizione. Un pool di agronomi, ricercatori, tecnici ed esperti in campo per sensibilizzare i giovani sui vantaggi di un’agricoltura biologica e rispettosa del clima. Duemila gli studenti coinvolti. Ce n’è abbastanza, insomma, per guardare con speranza al futuro. Nonostante la crisi climatica e l’urgenza delle risposte politiche.
“Diffondere la conoscenza delle opportunità offerte”
“Il ruolo che Kyoto Club ha scelto di svolgere in questi mesi è stato quello di diffondere le opportunità che la PAC offriva al territorio, agli agricoltori e all’economia rurale, che spesso in Italia non vengono colte per mancanza di informazione”, ha spiegato Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club e di Coordinamento FREE. Decisivi, in questo senso, gli obiettivi dell’iniziativa. Il progetto CNC, ha spiegato Eugenio Barchiesi, Coordinatore Attività internazionali dell’associazione si è posto tre traguardi: accelerare i tempi di recepimento delle misure europee, sensibilizzare gli studenti delle aree urbane sui temi della PAC e aumentare la consapevolezza degli stakeholders del settore agroalimentare. Alto, spiegano gli organizzatori, il livello di partecipazione al programma.
La PAC impegna il 39% delle risorse UE
La PAC si pone obiettivi ambiziosi. Tra questi, “assicurare ai cittadini europei cibo di qualità e a prezzi accessibili, sostenere i redditi degli agricoltori e produttori, creare nuovi posti di lavoro e garantire il ricambio generazionale, tutelare l’ambiente e il paesaggio e mitigare il clima”. Questa politica condiziona non solo l’agricoltura, ma l’intera gestione del territorio rurale europeo. E i suoi numeri sono impressionanti: si stima che le direttive interessino circa 40 milioni di posti di lavoro impegnando il 39% delle risorse finanziare dell’Unione Europea. Di fronte a temi come l’agricoltura biologica e lo sviluppo sostenibile, in ogni caso, la PAC ha bisogno del contributo dei giovani imprenditori. Diventa quindi decisivo raccogliere le proposte di questi ultimi e le istanze dal territorio per inserirle nel dibattito sulle iniziative politiche.
Suolo e clima al centro dell’agenda politica
Tra i temi più rilevanti che dovranno interessare la nuova politica comune spicca senza dubbio la tutela del suolo. Secondo Sergio Andreis, direttore di Kyoto Club, l’Europa è chiamata ad adottare “una specifica direttiva che ne limiti il consumo e inverta la tendenza attuale caratterizzata da una sempre più preoccupante perdita di fertilità nei terreni europei”. Anche l’Italia, in questo senso, è chiamata a dare il suo contributo. La protezione del terreno è spesso legata a doppio filo alla sicurezza idrogeologica, ricorda Daniela Luise, direttrice del Coordinamento Agende 21 locali italiane. Proprio per questo diventa necessario un riferimento legislativo nazionale.
Accanto al suolo emerge con forza, ovviamente, anche il tema del cambiamento climatico. La riduzione delle emissioni di gas serra nel comparto agricolo, ricorda Salvatore De Meo, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento Europeo, “è ancora insufficiente rispetto alle risorse investite”. Un problema, quest’ultimo, sul quale è intervenuta di recente la Corte dei Conti di Bruxelles. L’Italia, assicura Carmela Covelli, direttrice dell’Ufficio Agricoltura e Sostenibilità Ambientale della Direzione generale Sviluppo Rurale del Ministero delle Politiche Agricole, affronterà la questione convocando entro metà settembre un Tavolo di Partenariato per tenere conto delle richieste degli attori di filiera.
Agricoltura protagonista
Una PAC sempre più verde, dunque. Ma chiamata ad adattarsi alle esigenze più pressanti del contesto contemporaneo. Salvatore Basile, Presidente di IN.N.E.R. – International Network of Eco-Regions, sottolinea la necessità di puntare sui biodistretti, le aree dedicate all’agricoltura biologica che sono “un forte catalizzatore per la transizione ecologica”. Alex Vantini, vice-delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, esprime soddisfazione per il rafforzamento delle misure “verdi” nella nuova PAC. Ma richiama anche l’attenzione su alcune situazioni “potenzialmente contraddittorie”. A partire dall’uso di terreno agricolo per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Il nesso suolo-clima-agricoltura, insomma, resta il vero protagonista. “La protezione e l’arricchimento del suolo sono strettamente collegati al sequestro di carbonio e alla riduzione delle emissioni”, ricorda Roberta Farina, del Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA. Mentre Barbara Di Rollo, responsabile Politiche di gestione del suolo, risorse irrigue e settore vivaistico della Confederazione Italiana Agricoltori, ricorda come il nuovo Piano Fit for 55% della Commissione UE preveda una revisione del mercato del carbonio, con potenziali opportunità economiche per le imprese agricole. Toccherà dunque anche agli agricoltori, sottolinea Donato Rotundo, direttore Area Sviluppo Sostenibile e Innovazione di Confagricoltura, contribuire all’assorbimento delle emissioni. Uno sforzo frutto di buone pratiche che dovrà essere opportunamente quantificato e certificato.