Coldiretti Veneto ha lanciato un appello per chiedere di fermare l’installazione di pannelli fotovoltaici su superfici destinate all’agricoltura. “Sfruttiamo i tanti capannoni abbandonati e i tetti ancora coperti con l’amianto”
di Emanuele Isonio
Ascolta “Petizione Coldiretti Veneto Basta pannelli su suolo agricolo” su Spreaker.
L’ultima area oggetto di polemiche è collocata a Occhiobello, in provincia di Rovigo: 12 ettari di terreno agricolo che potrebbero essere destinati a un nuovo progetto di parco fotovoltaico a terra. L’ennesima tappa di uno scontro ormai infinito tra l’esigenza di tutelare i suoli per la produzione alimentare e la volontà di sfruttare aree – qualunque esse siano – per trasformarle in impianti di energia rinnovabile. Con buona pace del rischio di perdere, probabilmente per sempre, preziosi pezzi di suolo fertile.
Una situazione insostenibile agli occhi di chi lavora la terra ogni giorno: per tentare di porre un freno al fenomeno, Coldiretti Veneto ha deciso di lanciare una petizione. “È giusto e doveroso investire per produrre energia pulita che non inquini, ma perché sacrificare i terreni coltivati?” si domandano i promotori, che nel loro appello rivolto agli amministratori locali chiedono di smetterla “di distruggere irreparabilmente queste terre, rubandole all’agricoltura perché ci sono tanti altri modi e varie alternative per fare energia pulita”.
Striscione 'No fotovoltaico a terra' a #rovigo la battaglia si sposta in citta' #fotovoltaico @coldiretti #polesine #zaiabattiuncolpo @zaiapresidente @Consiglioveneto pic.twitter.com/Q2NqJwRRFv
— Coldiretti Veneto (@ColdirettiVene1) April 6, 2021
Fotovoltaico sul Delta del Po
La petizione denuncia in particolare quanto sta per avvenire a Loreo, sempre in provincia di Rovigo. Un’altra area su cui si sta pianificando un parco fotovoltaico a terra. “Quell’area – spiegano da Coldiretti Veneto – ha un valore turistico, essendo a pochi passi dal Delta del Po: i turisti che arrivano da lontano saranno contenti di percorrere quelle strade ‘ammirando’ i pannelli fotovoltaici, piuttosto che i campi di grano o di lavanda?”.
La via d’uscita da una prospettiva che danneggerebbe diversi servizi ecosistemici – dalla produzione agricola, alla sicurezza alimentare fino al turismo – peraltro c’è ed è facilmente percorribile: utilizzare le molte aree degradate e dismesse. “I tanti capannoni abbandonati o la moltitudine di tetti ancora con l’amianto potrebbero essere coperti dai pannelli fotovoltaici per produrre energia green” sottolinea l’appello.
In Veneto 11mila capannoni abbandonati
Peraltro, aree di quel tipo certo non mancano in Veneto. Già un paio d’anni fa, il Sole24ore ricordava che il territorio regionale ospita 92mila capannoni industriali, sparsi su 5679 aree produttive, per un totale di 41mila ettari di terreno consumati. Di quei capannoni, sono almeno 11mila, pari al 12% del totale, quelli inutilizzati. E il problema dei terreni coperti da capannoni poi abbandonati si inserisce nel più generale fenomeno del consumo di suolo, che in Veneto è da sempre molto preoccupante. L’ISPRA ricorda come la regione, con 785 ettari, è quella che ha consumato più suolo nel 2019 (l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati). Seguono Lombardia (+642 ettari), Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia-Romagna (+404).

Consumo di suolo in Regione Veneto tra il 2006 e il 2019. Localizzazione dei cambiamenti tra 2012 e 2019 e di parte dei cambiamenti tra 2006 e 2012 (ettari). FONTE: Sistema nazionale protezione ambiente SNPA-ISPRA, rapporto 2020 su dati 2019.
Veneto, perso 28% di suoli agricoli in 25 anni
Contro il progetto di Occhiobello, Coldiretti Rovigo ha presentato alla Regione Veneto alcune osservazioni decisamente critiche. In appena un mese, si sono susseguite infatti tre ipotesi di fotovoltaico a terra su terreni agricoli del Polesine. “Non vorremmo che la provincia di Rovigo brillasse in tutto il Veneto per i sindaci accondiscendenti della sfrenata occupazione di pannelli solari su suolo agricolo” spiega il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan che, in un’intervista al Gazzettino qualche settimana fa ricordava come, a causa dell’uso del suolo per collocarvi pannelli solari, si è arrivati a perdere fino al 28% di terra coltivabile in 25 anni.
La speranza di una legge regionale
Fondamentale, per bloccare un trend preoccupante per la salute del suolo, sarebbe l’approvazione di norme per limitare lo sviluppo di impianti rinnovabili a terra. Una di questa – la proposta di legge 41 – è in discussione in Consiglio regionale del Veneto. Obiettivo: dare chiare indicazioni a quello che si considera “agrovoltaico” ovvero la contemporanea produzione agricola ed energetica.
La legge, se approvata, sarebbe il primo tentativo di normare gli impianti fotovoltaici di una certa estensione su terreno agricolo preservandone la vocazione originaria. Se passasse l’idea dell’agrovoltaico verrebbero inseriti parametri verificabili per quanto riguarda il mantenimento della produzione agricola.
Elettricità futura: norma sul fotovoltaico è incostituzionale
D’altro canto, nemmeno Coldiretti vuole negare l’importanza della transizione energetica verso le fonti rinnovabili. “Non intendiamo bocciare a priori la progettualità o la voglia di imprenditorialità che può nascere sul territorio” commenta Salvan. “Sappiamo che esistono misure che incentivano le energie pulite, le quali sono molto apprezzate anche da Coldiretti. Ma in alcuni casi i progetti presentati alle amministrazioni locali sono veri “mostri” che deturpano la bellezza del paesaggio e rubano terra alle attività agricole. Crediamo che il suolo agricolo debba mantenere la sua natura e vocazione. Non condividiamo la necessità di essere sempre disponibili per ospitare determinati impianti o nuove progettualità. Si cerchi invece di rivalutare altri ambiti, a esempio quei siti che necessitano di bonifiche ambientali”.
Fortemente contraria al contenuto della proposta 41, si è intanto dichiarata Elettricità Futura, la principale associazione del settore elettrico italiano (riunisce 500 imprese e rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale). “Il provvedimento, nel caso in cui fosse effettivamente emanato, sarebbe in contrasto con gli obiettivi nazionali ed europei di sviluppo delle fonti rinnovabili e presenterebbe numerosi elementi di pregiudizio” denuncia il direttore generale dell’associazione Andrea Zaghi che ha chiesto un incontro in merito al progetto di legge regionale. “Tali profili di incostituzionalità non potrebbero che essere oggetto di segnalazione dell’Associazione al governo nazionale”.

Nel mondo il soil sealing colpisce 17 ettari di terreno ogni minuto. Immagine: Fao, 2016 http://www.fao.org/3/a-i6470e.pdf