10 Febbraio 2023
I primi Stati generali per la salute del suolo si sono tenuti a Ecomondo il 10 novembre 2022. FOTO: Istock.

Pubblicate le sintesi dei lavori degli Stati Generali per la salute del suolo. All’interno, le azioni più urgenti su cui gli esperti concordano per invertire il pericoloso degrado dei terreni mondiali. Dall’esigenza di buone leggi e sistemi di monitoraggio capillari, a scelte innovative in campo agricolo e azioni di coinvolgimenti degli stakeholder e dell’opinione pubblica

di Emanuele Isonio

 

Curare il suolo malato attraverso un bouquet complesso di interventi che toccano molti ambiti diversi. L’ultima conferma dell’esigenza di un approccio multisettoriale arriva leggendo le sintesi delle conclusioni emerse ai primi Stati generali per la salute del suolo, ospitati a novembre scorso a Ecomondo. L’evento, primo nel suo genere, organizzato da Re Soil Foundation in collaborazione con il Gruppo di Coordinamento Nazionale per la Bioeconomia (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva visto la partecipazione di un panel di esperti nazionali ed internazionali. Obiettivo: elaborare una piattaforma programmatica capace di supportare lo sviluppo di una Strategia italiana per il Suolo, attraverso l’analisi sia dello scenario ambientale, economico, legislativo e sociale sia delle buone pratiche e dei progetti multiattoriali più promettenti e innovativi.

Priorità per amministratori locali e nazionali

Dagli interventi dei relatori sono emerse sette linee di intervento. Vere e proprie priorità che gli amministratori locali e nazionali dovrebbero tenere mente per invertire la rotta di una situazione più che preoccupante, soprattutto per il continente europeo. Durante l’evento riminese, era stato lo stesso rappresentante del JRC (Centro Comune di Ricerca) della Commissione europea, Luca Montanarella, a ricordare che almeno il 60% dei suoli europei mostrava qualche sintomo di degrado, a causa delle attuali pratiche di gestione, inquinamento, contaminazione, urbanizzazione o cambiamenti climatici. “In particolare – ricordava Montanarella – il 25% dei terreni dell’Europa meridionale, centrale e orientale, è a rischio alto o molto alto di desertificazione. Per di più, il tasso di riutilizzo del suolo è fermo al 13%. Risultato: la stima dei costi associati al degrado dei suoli europei supera i 50 miliardi di euro. Ogni anno”.

1 Aspetti legislativi

Le legislazioni esistenti nei Paesi membri sono discordanti e contraddittorie. E in molti casi, come quello italiano, addirittura mancanti. 2Serve un quadro legislativo comunitario affinché a livello nazionale e locale, attraverso una leale collaborazione nella governance multilivello, si possano creare le premesse per una efficace protezione del suolo” si legge nel documento che sottolinea l’esigenza di arrivare a fermare il consumo netto di suolo. “Nel 2021 abbiamo avuto il dato più alto degli ultimi 10 anni: 70 Km2 sono andati persi a causa di cantieri, infrastrutture, edifici. È necessario riorientare le trasformazioni verso il tessuto costruito esistente” ha ricordato nell’occasione Michele Munafò, di ISPRA.

Quanto corre il consumo di suolo ogni giorno? FONTE: Rapporto "Consumo di suolo. Dinamiche territoriali e servizi ecosistemici". ISPRA 2022

Quanto corre il consumo di suolo ogni giorno? FONTE: Rapporto “Consumo di suolo. Dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. ISPRA 2022

2 Aspetti economici

I soldi da spendere per una volta sono tanti. Oltre al PNRR, ci sono le risorse europee 2021-2027 e il fondo di sviluppo e coesione. “Serve però mantenere la lucidità per sviluppare strategie precise” ricorda il documento. “Occorre impiegare le risorse secondo un’attenta pianificazione, coordinando i diversi attori e capitalizzando le iniziative esistenti”.

3 Stakeholder engagement

Non ci possono essere risultati efficaci senza la creazione di una rete capace di coinvolgere tutti gli attori che hanno un qualche ruolo nella tutela del suolo. “È necessario mettere a sistema le iniziative in campo in Italia e in Europa e lavorare in sinergia per portarle sui territori attraverso lo sviluppo di politiche e normative dedicate, l’armonizzazione delle diverse iniziative in corso e la promozione di collaborazioni sul territorio” scrive il panel di esperti.

4 Dati e sistemi di monitoraggio

Avere dati precisi sul sistema suolo e poter contare su strumenti di monitoraggio adeguati è un fattore da non sottovalutare. I dati svolgono un ruolo imprescindibile per avere ben chiara l’effettiva condizione dei diversi suoli. Nella UE sono stati istituiti diversi mezzi per la loro raccolta (ad esempio l’Osservatorio Europeo sul suolo, EUSO. Ina piattaforma chiamata ad offrire dati ad alta risoluzione in grado di delineare i trend in corso). Il percorso da fare è però ancora lungo. “Sussistono ancora degli ostacoli per arrivare ad armonizzare metodi di raccolta e analisi” ricorda il documento. Basti pensare che solo 8 nazioni forniscono i dati.

5 Agricoltura

L’invito degli esperti intervenuti agli Stati generali è di “riposizionare l’agricoltura all’interno delle politiche nazionali e comunitarie sulla bioeconomia, promuovendo il ricorso a buone pratiche che siano focalizzate sugli aspetti di tutela della risorsa suolo”. Qualche esempio?Sistemi di allevamento integrati e diffusi, produzione di biogas e biometano a partire dai reflui zootecnici, utilizzo di compost, biochar e altri ammendanti organici. “Occorre favorire il legame tra ricerca, innovazione, tecnologia e agricoltura, dare impulso ai distretti di bioeconomia e altre buone pratiche agronomiche che possono trovare un trampolino di lancio nelle Lighthouse Farms e nei Living Labs”.

Altro aspetto da non sottovalutare è la promozione del Carbon Farming. La UE in tal senso sta già sviluppando sistemi di potenziamento di buone pratiche per il sequestro di carbonio dall’atmosfera nel suolo agricolo. Tra l’altro, essi potrebbero aprire nuove porte per il mercato per gli attori agricoli. C’è però l’esigenza di avere dati certi sulle potenzialità di sequestro dei diversi suoli. Da qui il problema di sviluppare efficaci sistemi di monitoraggio e verifica che contino su un’armonizzazione dei metodi.

D’altro canto, il risultato raggiungibile vale sicuramente l’impegno profuso. “L’area agricola potenzialmente utilizzabile in Europa per sequestrare carbonio attraverso il carbon farming ammonta a 160 milioni di ettari, quindi il potenziale dell’agricoltura nel sequestro di carbonio è enorme” si ricorda nel documento. “Occorre individuare sistemi premianti per gli agricoltori che attuano buone pratiche volte al ripristino della sostanza organica e alla tutela del suolo”.

6 Formazione, disseminazione, divulgazione

“la consapevolezza dell’importanza del suolo e della sua qualità è ancora troppo bassa” ammoniscono gli esperti. Senza un coinvolgimento diffuso dell’opinione pubblica, il tema suolo non riuscirà mai a entrare compiutamente nell’agenda politica nazionale e locale. Da qui l’esigenza di “sensibilizzare i cittadini partendo dalle scuole, attraverso approcci olistici e multidisciplinari, in linea con quanto indicato dalla Mission “A Soil Deal For Europe”.

7 Bioeconomia circolare e bioprodotti

La bioeconomia circolare, che nasce dalla terra e ritorna alla terra, può giocare un ruolo chiave nella rigenerazione del suolo, non solo grazie ai suoi bioprodotti a basso impatto ambientale, ma anche attraverso la valorizzazione della materia organica e alla chiusura del ciclo del carbonio. Infatti, grazie alla sua capacità di catturare il carbonio dall’atmosfera, un suolo sano contribuisce al raggiungimento di ulteriori obiettivi sfidanti quali la riduzione dell’immissione di gas serra nell’atmosfera del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. Ma un settore, benché estremamente promettente e in costante crescita anno dopo anno, non può sviluppare tutte le potenzialità senza i necessari stimoli legislativi, prima che economici. “È fondamentale partire da risorse rinnovabili, da terreni marginali, scarti di filiere e rifiuti per produrre bioprodotti che possono contribuire a risolvere i problemi di inquinamento dell’acqua e del suolo, a riportare fertilità e a tutelare la biodiversità”.