L’OMS: decisivi per l’equilibrio dell’ecosistema, i microbi del suolo sono un alleato per la nostra salute. Anche per questo la tutela della biodiversità diventa irrinunciabile
di Matteo Cavallito
Tra il mantenimento delle condizioni ideali di vita del suolo e la tutela della salute umana esiste un nesso evidente. Lo suggeriscono i dati a disposizione e lo ribadiscono, di volta in volta, gli osservatori internazionali. L’ultima in ordine di tempo è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità aderendo, nelle scorse settimane, a un’iniziativa che coinvolge tra gli altri lo United Nations Environment Programme (UNEP) e la FAO.
“Il ripristino degli ecosistemi può contribuire significativamente a sostenere la salute e il benessere aiutando a controllare le malattie infettive, sostenendo la sicurezza alimentare e nutrizionale e contribuendo alla mitigazione e all’adattamento al clima”, si legge in una nota. Il concetto sarà ribadito a luglio quando la stessa OMS ospiterà un evento online nell’ambito del programma #GenerationRestoration, promosso a sua volta dall’ONU dopo la pubblicazione di un rapporto sul degrado del suolo nel Pianeta. Un fenomeno, quest’ultimo, che interessa quasi due miliardi di ettari e che “sta già influenzando il benessere di circa 3,2 miliardi di persone, il 40% della popolazione mondiale”.
La perdita di biodiversità danneggia la salute
Il legame tra suolo e salute rappresenta un tema di crescente interesse. Sull’argomento era intervenuto già lo scorso anno il World Economic Forum (WEF) evidenziando, in particolare, i rischi connessi alla perdita della biodiversità. L’indagine puntava l’attenzione sull’estinzione di innumerevoli specie di microbi, elementi essenziali per il Pianeta e il suo equilibrio. “La varietà microbica è una parte importante della biodiversità che si sta perdendo” spiegava il WEF. “Questi microbi – batteri, virus e funghi, tra gli altri – sono essenziali per mantenere gli ecosistemi sani. Poiché noi stessi ne siamo parte, quando questi ecosistemi scompaiono o la nostra esposizione ad essi si riduce, la salute ne risente”.
Dalla vita invisibile al terreno il passo è breve. Il contributo decisivo dei microorganismi al funzionamento dell’ecosistema del suolo è ampiamente noto. Non altrettanto, forse, il loro effetto sulla salute umana. “Il contatto con una gamma diversificata di microbi nel nostro ambiente è anche essenziale per rafforzare il nostro sistema immunitario” rilevava ancora il WEF. “I microbi che si trovano in ambienti più vicini a quelli in cui ci siamo evoluti, come boschi e praterie, sono chiamati da alcuni microbiologi ‘vecchi amici’. Perché essi giocano un ruolo importante nell’educare il nostro sistema immunitario”.
L’esperimento finlandese
Sebbene alcuni esponenti della categoria possano definirsi patogeni, insomma, un numero incalcolabile di microorganismi agisce, al contrario, in modo positivo sulla nostra salute. Alla fine del 2019 una ricerca condotta dall’Università di Helsinki ha messo a confronto i dati relativi alle popolazioni russe e finlandesi che abitano lungo la frontiera che delimita la regione della Carelia. In sintesi: gli abitanti della porzione russa del territorio analizzato risultavano maggiormente esposti all’ambiente naturale e ai suoi microbi manifestando, al tempo stesso, una minore concentrazione di fenomeni allergici e infiammatori. Il campione finlandese, maggiormente urbanizzato, evidenziava da parte sua una più alta incidenza di quelle stesse patologie.
L’ipotesi degli scienziati è che la biodiversità microbica, a partire da quella del suolo, influenzi la composizione del microbioma umano. Ovvero della popolazione di batteri, funghi e simili che vivono in simbiosi con il nostro organismo. Una minore esposizione a questa biodiversità, concludevano i ricercatori, si tradurrebbe invece in una perdita di efficienza del sistema immunitario favorendo così l’insorgere di infiammazioni e allergie.
La soluzione? Intervenire sulle città
Anche alla luce di questa esperienza non sorprende che lo stesso World Economic Forum abbia fornito di recente alcune raccomandazioni per una gestione diversa degli spazi urbani. “Ripristinare gli habitat naturali – scrive il WEF – può aiutare ad aumentare la biodiversità e la salute dei residenti delle città. Coltivare piante native più diversificate, creare spazi verdi sicuri, inclusivi e accessibili e ripopolare i parchi urbani e suburbani aiuta a ristabilire la varietà microbica nella vita urbana”.
E ancora: “Il sostegno agli orti e ai giardini comunitari potrebbe fornire gratuitamente cibo nutriente garantendo, al tempo stesso, un’esposizione a microbi utili. I professionisti della salute, inoltre, potrebbero prescrivere sessioni formative per insegnare alle persone come coltivare il proprio cibo”. Una strategia, conclude il Forum, che dovrebbe essere decisiva per plasmare ogni piano di ripresa post pandemica.