15 Gennaio 2021

Un report di un team internazionale di 17 scienziati avverte: la perdita di biodiversità, i danni ai suoli e ai servizi ecosistemici ci stanno portando verso la 6a estinzione di massa. “Serve una doccia fredda per attuare finalmente politiche virtuose su vasta scala che evitino il peggio”

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “Danni a biodiversità suoli ed ecosistemi. Invertiamo la rotta per evitare un futuro orribile” su Spreaker.

Un team di 17 scienziati tra i più influenti e autorevoli. Un gruppo internazionale di esperti per una prognosi mai così cupa per il futuro del pianeta, basata peraltro su 150 studi accademici: “le condizioni ambientali sono molto più terribili e pericolose di quanto generalmente pensino non solo i cittadini comuni ma anche la comunità scientifica”. Il tutto è messo nero su bianco in un’analisi pubblicata su Frontiers in Conservation Science.

“Il nostro non vuole essere però un invito alla resa: puntiamo invece a fornire ai leader una ‘doccia fredda’ realistica dello stato del Pianeta, essenziale per pianificare le strategie utili a evitare un futuro orribile” spiegano i 17 esperti, provenienti da numerose università statunitensi, messicane e australiane. Non a caso, oltre al durissimo j’accuse della situazione attuale, sottolineano l’esistenza di numerose best practice capaci di condurre verso soluzioni efficaci e durature.

I dati preoccupanti sulla perdita di biodiversità

La lunga analisi punta il dito in particolare contro la perdita di biodiversità causata dalle attività umane. Oltre il 70% dei suoli terrestri è stato alterato in modo significativo e la percentuale toccherà il 90% entro il 2050. In più, abbiamo perso l’85% delle zone umide, con danni significativi per ecosistemi, fauna e rese agricole. A questo è connessa una immensa riduzione di specie animali. “Quelle di vertebrati monitorate nel corso degli anni – spiega la ricerca – sono diminuite in media del 68% negli ultimi cinque decenni. Complessivamente un milione di specie è minacciato di estinzione su circa 7-10 milioni presenti sul pianeta”. E per quanto riguarda il mondo vegetale la situazione non è certo migliore: il 40% delle piante è considerato in pericolo.

L’impatto delle attività umane sugli ecosistemi terrestri. FONTE: Robert Watson, Peccei Lecture Roma 12.11.2019

L’impatto delle attività umane sugli ecosistemi terrestri. FONTE: Robert Watson, Peccei Lecture Roma 12.11.2019

“Forse le persone conoscono questa situazione ma non ne capiscono l’urgenza. Oppure la comprendono ma non vogliono accettare i sacrifici individuali del cambio di rotta” ha detto ai microfoni della CNN uno degli autori del rapporto, Daniel Blumstein, docente dell’università della California. “Non è esagerato parlare di un potenziale rischio per la nostra civiltà”.

Servizi ecosistemici a serio rischio

La perdita di biodiversità comporta infatti una diminuzione drastica dei servizi ecosistemici. Tra quelli espressamente citati dagli autori del rapporto: il ridotto sequestro di carbonio nel terreno, la ridotta impollinazione, la degradazione del suolo, la scarsa qualità dell’acqua e dell’aria, le inondazioni più frequenti e intense, l’aumento degli incendi, il peggioramento della salute umana. Un dato in particolare viene citato nella ricerca, per far capire quanta biomassa è stata trasferita dagli ecosistemi naturali all’uso umano: oggi i mammiferi selvatici, gli uccelli, i rettili e gli anfibi costituiscono appena il 5% del totale della biomassa presente sulla Terra. Il 36% è rappresentato dall’uomo e il 59% dal bestiame. “Siamo già sul percorso di una sesta estinzione di massa. Questo è un fatto scientificamente incontrovertibile” ammonisce il report.

Questa tendenza è poi resa peggiore non solo dalla crescita della popolazione ma soprattutto dal consumo insostenibile di risorse naturali. In mezzo secolo si è passati dal consumare il 73% della capacità rigenerativa della Terra al 170%.

Riepilogo delle principali categorie di cambiamento ambientale espresso come variazione percentuale rispetto alla linea di base fornita nel testo. Il rosso indica la percentuale della categoria che è stata danneggiata, persa o altrimenti interessata, mentre il blu indica la percentuale che è intatta, rimasta o comunque inalterata. FONTE: Bradshaw e altri, "Underestimating the Challenges of Avoiding a Ghastly Future" 13.01.2021.

Riepilogo delle principali categorie di cambiamento ambientale espresso come variazione percentuale rispetto alla linea di base. Il rosso indica la percentuale della categoria che è stata danneggiata, persa o altrimenti interessata, mentre il blu indica la percentuale che è intatta, rimasta o comunque inalterata. FONTE: Bradshaw e altri, “Underestimating the Challenges of Avoiding a Ghastly Future” 13.01.2021, Frontiers in Conservation Science.

Cambiare le regole del gioco

Un’inversione di rotta, secondo i 17 scienziati, non può prescindere da due fattori: superare l’inerzia dei decisori politici e cambiare le regole del gioco. Tra le soluzioni possibili, indicate nella ricerca: l’abbandono rapido dei combustibili fossili, la corretta determinazione del prezzo delle esternalità negative causate dalle varie attività umane, il coinvolgimento delle popolazioni più povere e delle donne, investimenti in istruzione.

“Ci sono molti esempi di interventi di successo per prevenire le estinzioni di massa, ripristinare gli ecosistemi, incoraggiare un’attività economica più sostenibile su scala sia locale sia regionale” concludono gli esperti. “Solo una conoscenza realistica delle sfide colossali che la comunità internazionale ha di fronte può consentirle di tracciare un futuro meno devastato. Agli esperti delle discipline che si occupano di biosfera spetta di dire le cose come stanno. Devono evitare ogni reticenza o di ricoprire di zucchero le sfide schiaccianti che ci attendono”.