29 Dicembre 2020

L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di eventi franosi. Al vertice della classifica nazionale Torino, Aosta e Brescia. Per le voragini di origine antropica, il Lazio batte tutti. Più della metà dei comuni di Veneto ed Emilia Romagna coinvolti da fenomeni di subsidenza

di Emanuele Isonio

 

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Torino. E poi Aosta, Brescia, Sondrio e Messina. Nell’Italia che crolla, sono queste le province maglia nera per gli eventi franosi: un fenomeno per il quale però è l’Italia intera a doversi preoccupare. Fra gli Stati europei il nostro è infatti di gran lunga il più esposto: i dati forniti da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale) rivelano che due terzi degli episodi registrati in Europa nel 2018 sono infatti avvenuti entro i nostri confini. Le cause principali? Eventi meteorologici estremi figli dei cambiamenti climatici, insieme a terremoti e ad attività umane come scavi e costruzione di strade e dighe. Il risultato è sempre lo stesso: territori sotto stress ed esposti a pericoli crescenti.

I fenomeni di origine antropica, che si affiancano ai normali processi della superficie terrestre, sono peraltro in costante aumento. Una conseguenza di azioni umane che avvengono spesso senza attenzione, né pianificazione adeguata e che finiscono per trasformarsi in pericoli per l’uomo stesso oltre che in ingenti danni economici.

Eventi franosi, le prime 15 province più colpite (2018)

In Lombardia 142mila frane

Analizzando i dati Ispra che monitorano il fenomeno, l'associazione Openpolis ha realizzato un'inchiesta per evidenziare quali siano i territori più interessati. Tra le province più colpite da frane, 9 sono collocate nelle regioni del Nord, 4 nel Mezzogiorno e 2 al centro. Se dal livello provinciale, si allarga l'attenzione sui dati regionali, la leadership degli eventi franosi va alla Lombardia: se ne sono contati oltre 142mila sparsi su un'area di quasi 3900 chilometri quadrati. Seguono la Toscana con 115mila frane e l'Emilia Romagna con quasi 80mila.

“Le precipitazioni brevi e intense e quelle persistenti sono i fattori più importanti per l’innesco dei fenomeni di instabilità” si legge nell'Annuario dei dati ambientali di Ispra. “I fattori antropici assumono un ruolo sempre più determinante tra le cause predisponenti, con azioni sia dirette, quali tagli stradali, scavi, sovraccarichi dovuti a edifici o rilevati stradali o ferroviari, sia indirette quali ad esempio la mancata manutenzione del territorio e delle opere di difesa del suolo”.

I principali parametri delle frane in Italia. FONTE: ISPRA Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI).

I principali parametri delle frane in Italia. FONTE: ISPRA Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI).

Subsidenza, colpita più della metà dei comuni lombardi ed emiliani

Le frane non sono però gli unici eventi considerati come pericolosità geologiche e che meritano quindi di essere mappati. Molte aree sono ad esempio interessate da una lenta erosione o da sprofondamenti del terreno. In una parola: subsidenza. Questo fenomeno, che ha di per sé origini naturali e coinvolge qualche millimetro di suolo ogni anno, viene però fortemente accelerato dall'intervento umano. Quanto? Da 10 a 100 volte. Le regioni più colpite da episodi di subsidenza sono il Veneto e l'Emilia Romagna: in ciascuna di esse, più di un Comune su due ha subito almeno un evento. Segue, con il 19% dei Comuni interessati, la Campania.

I Comuni interessati da subsidenza nelle diverse regioni italiane

Sinkholes: crescono le voragini causate dall'uomo

C'è poi il capitolo dei sinkholes, fenomeni particolari nei quali lo sprofondamento del suolo è improvviso. Vere e proprie voragini, prodotte sia per cause naturali (connessi ad esempio al carsismo e alla circolazione idrogeologica del territorio) sia per cause antropogeniche che si formano spesso nei centri urbani, “connessi – spiega Ispra - per lo più alla presenza di cavità sotterranee e/o a disfunzioni della rete idraulica di sottoservizi”. I numeri riguardanti questi ultimi sono ben maggiori rispetto agli episodi naturali.

“Numerose città italiane – spiega l'Annuario Ispra - presentano una rete di cavità, gallerie e cunicoli sotterranei molto sviluppata. Tali cavità furono realizzate, nelle epoche passate, per lo sfruttamento dei materiali da costruzione. Ne sono esempi alcune grandi città, quali Roma, in cui venivano coltivati i terreni piroclastici (pozzolane e tufi) e Napoli, in cui lo sfruttamento del tufo giallo campano è continuato per secoli”.

Numero di voragini divise per regioni - Anni 1960/2018

Ed è proprio il Lazio, con 1500 voragini conteggiate dal 1960 al 2018, la regione più colpita dal fenomeno. Segue la Campania con 988 casi e dalle due isole maggiori – Sicilia e Sardegna – che hanno registrato entrambe 100 sinkholes. “Le attività di escavazione, in genere diffuse in aree urbane, per cavare materiale lapideo o per realizzare ambienti e vie di comunicazione in sotterraneo – ammonisce Ispra - possono essere fattori predisponenti ai sinkholes nelle città, così come le perdite delle condutture interrate, asportando materiale, possono creare cavità ipogee che inducono dei crolli improvvisi in superficie (spesso di porzioni di sedi stradali)”.

Ecco perché monitorare gli eventi geologici è essenziale. “I fenomeni di dissesto geologico-idraulico sono caratterizzati da un’elevata ripetitività nel tempo e nello spazio – ricorda Ispra – e quindi l’analisi delle condizioni di pericolosità risulta particolarmente importante per la gestione del territorio, che deve essere supportata da politiche congiunte di previsione e prevenzione”.