Le caratteristiche del suolo influenzano la contaminazione delle piante. Ma un rimedio naturale, a base di lolla di riso, può risolvere il problema. Da una ricerca USA una proposta sostenibile per tutelare la salute di miliardi di persone
di Matteo Cavallito
Pulizia non sufficiente, scarsa cottura, cattiva conservazione: i tipici fattori dietro alla contaminazione del cibo sono ampiamente noti. Assai meno conosciuta, ma non meno importante, è invece un’altra causa troppo spesso sottovalutata: l’alterazione che trae origine dal suolo. È questo il principale tema degli studi di Angelia Seyfferth, docente dell’Università del Delaware e membro della Soil Science Society of America. “Tutto si riduce alla chimica del suolo”, spiega in riferimento al suo ultimo lavoro, presentato di recente all’incontro annuale delle tre grandi associazioni attive nel comparto suolo e agroindustria: l’American Society of Agronomy, la Crop Science Society statunitense e la Soil Science Society of America.
La contaminazione minaccia le piante
L’indagine della Seyfferth si è concentrata sul riso, una materia prima soggetta in alcune circostanze alla contaminazione di due elementi nocivi: l’arsenico e il cadmio. “Nelle risaie allagate – si legge nella ricerca – l’arsenico mobilizzato è disponibile per le piante e può essere assorbito dalle radici del riso e immagazzinato nel chicco, determinando un impatto sulla salute umana”. Al tempo stesso, prosegue lo studio, “le condizioni che favoriscono la riduzione della sua presenza tendono a immobilizzare il cadmio”. Così nei campi “maggiormente ossidati”, ovvero non allagati, la contaminazione da arsenico diminuisce ma ad aumentare è la concentrazione del cadmio stesso”.
La buona notizia in ogni caso è che l’applicazione di pratiche ad hoc nelle colture può ridurre l’incidenza dei contaminanti. Dimostrando, e non è un caso isolato, come le caratteristiche del suolo influiscano in modo determinante su salute e nutrizione.
Emendamenti sostenibili per il suolo
Per risolvere il problema, sostiene la Seyfferth, occorre aggiungere al suolo materiali specifici detti “emendamenti”. In questo modo è possibile modificare le caratteristiche del terreno riducendo l’assorbimento delle sostanze nocive da parte delle piante. La ricerca, in particolare, dimostra come l’inserimento di un materiale di scarto come la lolla di riso, ad esempio, determini un calo della contaminazione da arsenico e cadmio. “Il residuo della lolla di riso è ricco di silicio, che è un nutriente importante per la pianta”, scrive la Soil Science Society of America (SSSA). “La forma chimica del silicio è simile a quella dell’arsenico. Questa somiglianza aiuta a confondere la pianta, impedendole di assumere una quantità eccessiva di contaminante”.
La soluzione si rivela vincente anche nei terreni non allagati. I residui della lolla di riso, infatti, riducono l’acidità del suolo contribuendo a imprigionare il cadmio e impedendone l’assorbimento da parte della pianta. Al tempo stesso, inoltre, l’aggiunta del materiale di scarto può aiutare a prevenire la perdita di resa nella coltura.
I risultati interessano il 50% della popolazione mondiale
La contaminazione da arsenico e cadmio nel riso rappresenta un problema soprattutto per coloro che consumano questo cereale più volte al giorno. Le popolazioni del sud-est asiatico, in particolare, sarebbero secondo la Seyfferth maggiormente a rischio. Alte concentrazioni dei due elementi, precisa la Soil Society statunitense, “sono dannose per il corpo” e un loro consumo prolungato “può persino causare il cancro”. Proprio per questo le tecniche di riduzione dei contaminanti nelle piante rappresentano una strategia essenziale. Ad oggi, nota ancora l’organizzazione, “per metà del mondo il riso è l’alimento base della dieta”. Per questo la ricerca “può avere un impatto fortemente positivo” per la salute di miliardi di persone.