Garantire l’apporto dei micronutrienti attraverso l’agricoltura sostenibile: in Bangladesh entra nel vivo il Progetto Soils for Nutrition della FAO. Attiva anche in Africa, l’iniziativa punta a offrire una soluzione per un problema che affligge il 30% della popolazione mondiale
di Matteo Cavallito
Il Bangladesh può risolvere il problema del deficit nutrizionale attraverso pratiche sostenibili di gestione del suolo. Ne sono convinti i promotori del progetto Soils for Nutrition, promosso dalla FAO per migliorare la qualità degli alimenti prodotti localmente. Avviato nel 2019, con il finanziamento del governo tedesco, il programma è in corso di svolgimento anche in due nazioni dell’Africa Subsahariana: il Malawi e il Burkina Faso. Nella nazione asiatica, riferisce in queste settimane l’organizzazione, il programma starebbe “avanzando sensibilmente” nei tre siti scelti per ospitare le prime iniziative pilota: il distretto nord-occidentale di Baliadangi, quello orientale di Chandina e quello occidentale di Chuadanga.
Fame invisibile per 2 miliardi di persone
Al cuore del progetto il ruolo dei micronutrienti, elementi essenziali come ferro, zinco, folati e vitamine di cui la dieta umana è spesso drammaticamente carente. Secondo le stime più recenti, il fenomeno riguarderebbe il 30% della popolazione mondiale. Come dire oltre 2 miliardi di persone. A pesare, spesso, è il degrado del suolo che si traduce nella produzione di frutta, verdura e cereali a scarso contenuto nutritivo. È il fenomeno della “fame nascosta” che produce a sua volta “conseguenze drammatiche”, argomenta la FAO. La lista include “bassi livelli energetici per l’organismo, riduzione della funzionalità immunitaria, minore produttività lavorativa e capacità generale”. Anche nell’apprendimento. Proprio per questo, le migliori pratiche di gestione della terra previste dal progetto possono rappresentare una soluzione.
Gli agricoltori del Bangladesh puntano sul riso fortificato
Nei tre siti pilota del Bangladesh, gli agricoltori hanno avviato la coltivazione di “una varietà di riso Aman fortificata con più zinco e ferro”, spiega la FAO. Usata come materiale di impianto, questa tipologia di cereale consente di “arricchire lo stato dei micronutrienti della dieta di base di queste comunità”. Accanto alle coltivazioni di riso, condotte in rotazione con verdure e legumi “sono state effettuate iniziative sul campo da parte di agricoltori selezionati in ogni sito per dare una dimostrazione delle pratiche di gestione sostenibile del suolo e dell’uso responsabile dei fertilizzanti per ottenere un migliore contenuto di nutrienti nel terreno”.
I risultati interessano 102 milioni di persone
La FAO sta attualmente valutando i progressi dell’iniziativa attraverso il prelievo e l’analisi dei campioni di suolo. I risultati dell’indagine, unitamente al confronto delle diverse pratiche agricole adottate, dovrebbero consentire di identificare e quantificare l’impatto complessivo della strategia nell’aumento del livello di micronutrienti nel terreno e nelle colture. “Più di 200 agricoltori fanno attualmente parte dell’iniziativa e in ogni sito saranno condotte interviste per scoprire lo scenario di base dei luoghi selezionati e per ottenere più dati” precisa la FAO.
I successivi risultati, combinati con i modelli di consumo degli agricoltori e della comunità, permetteranno di valutare “i possibili effetti sulla salute delle popolazioni locali”. L’applicazione dei dati potrebbe avere in futuro un impatto significativo in un Paese ancora fortemente legato al settore agricolo. Ad oggi, segnalano le ultime stime della Banca Mondiale, la popolazione rurale del Bangladesh ammonta a circa 102 milioni di persone, pari al 63% del dato complessivo del Paese.