La Global Soil Partnership della FAO ha sviluppato un protocollo per chiarire le tecniche migliori per avere terreni sani. Al suo interno, 14 indicatori che descrivono la salute dei suoli
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Che i suoli non godano generalmente di buona salute è un fatto tristemente noto, soprattutto fra gli addetti ai lavori: quasi il 70% dei terreni è reso malsano da pratiche di gestione scorrette, unite a inquinamento, urbanizzazione crescente e agli effetti dei cambiamenti climatici. Intervenire è necessario, quali siano gli strumenti migliori da usare è ancora oggetto di dibattito. A tentare di fare chiarezza, ci prova la FAO. L’Agenzia Onu per agricoltura e alimentazione, attraverso il segretariato della Global Soil Partnership insieme al panel tecnico intergovernativo sui suoli, ha infatti stilato un protocollo per valutare se una certa pratica è in linea con la gestione sostenibile del suolo o se invece va ripensata. Il percorso, sviluppato dopo anni di confronti, è stato approvato a fine 2020. Entro la prima metà di quest’anno verrà infine prodotta una versione aggiornata del protocollo, completa di metodologie, istruzioni d’uso e linee guida.
I 4 indicatori principali e come misurarli
Ma che cosa dice questo protocollo? Al suo interno, vengono elencati 4 indicatori principali e 10 aggiuntivi per valutare la salubrità di un terreno e la sostenibilità di una pratica di gestione. “La misurazione di questi indicatori – spiega il documento FAO – valuta la capacità di un suolo di mantenere i propri servizi ecosistemici. Ciascun parametro è stato selezionato dopo aver consultato esperti che lavorano nel campo della scienza del suolo e dello sviluppo agricolo”. Degli indicatori principali fanno parte la produttività del suolo, il livello di carbonio organico del suolo, le proprietà fisiche del suolo e la sua attività biologica.

Gli indicatori selezionati dalla Global Soil Partnership della FAO per pianificare una gestione sostenibile dei terreni. FONTE: FAO.
- Il primo indicatore – quello sulla produttività del suolo – rivela la sua capacità di produrre biomassa, sia per scopi agricoli, forestali o ambientali. “Sebbene la produttività sia un indicatore indiretto dello stato dei suoli, è un parametro critico dell’impatto complessivo delle pratiche di gestione sostenibile” spiega il report. “Per la valutazione corretta, la produttività agricola dovrebbe essere misurata utilizzando lo stesso prodotto, lo stesso metodo di coltivazione e gli stessi input di fertilizzanti”.
- Il carbonio organico del suolo è un indicatore comunemente riconosciuto che riflette lo stato chimico, fisico e biologico dei terreni. Il tasso di carbonio organico ha una relazione diretta con la disponibilità di nutrienti del suolo, la sua struttura, la sua porosità, la capacità di ritenzione idrica e la presenza di macro, meso e micro fauna al suo interno.
- Le proprietà fisiche del suolo sono rappresentate dalla sua densità, che misura la massa di terreno asciutto per unità di volume. I cambiamenti in densità offrono un’indicazione dei cambiamenti nella struttura dei suoli, nella porosità e nella compattazione. Indicano inoltre quanto facilmente l’acqua, l’aria e le radici delle piante possano muoversi al suo interno.
- L‘attività biologica del suolo è infine un buon indicatore della vita sotterranea. Essa è influenzata da salinità e inquinamento e può rivelare la persistenza del degrado del suolo. Per misurarla, un metodo affidabile è la respirazione del suolo, utilizzata sia nei test di laboratorio che in quelli sul campo.

Il percorso per arrivare a valutare la sostenibilità della gestione dei suoli, proposto dala Global Soil Partnership della FAO. FONTE: FAO.
Se però il degrado del suolo è causato da minacce specifiche e ben definite, queste ultime dovrebbero essere misurate ricorrendo ad altri strumenti. Ecco perché, oltre ai 4 indicatori principali, i tecnici FAO elencano una serie di indicatori aggiuntivi. Tra essi: la quantità di nutrienti del suolo, la presenza di elementi inquinanti, il tasso di erosione, la salinità del suolo, la sua diversità biologica, il suo PH, la sua resistenza alla penetrazione e la capacità d’acqua disponibile.
L’importanza dei confronti con suoli adiacenti
Attenzione però: i tecnici FAO sottolineano come non sia sufficiente individuare un set di indicatori. Per capire quanto davvero le pratiche di gestione sostenibile possano giovare a un certo suolo, è cruciale effettuare confronti con lo stesso tipo di terreno. “Data la grande varietà di proprietà dei suoli, anche all’interno di uno stesso territorio, le misure degli indicatori dei suoli non possono essere confrontate con quelle di un sito diverso” sottolinea il documento FAO. Una corretta applicazione degli indicatori del protocollo passa quindi da un confronto con le misure effettuate sullo stesso terreno prima di avviare le pratiche di gestione sostenibile oppure su aree adiacenti che non hanno ricevuto tali azioni.
Altrettanto importante è il tempo di misurazione: per la maggior parte delle pratiche di gestione sostenibile, gli impatti positivi possono essere osservati entro un periodo di tempo compreso tra 4 e 8 anni dopo la loro applicazione.