30 Maggio 2023

Martedì 20 giugno l’università di Bologna e Chimica Verde Bionet organizzano un appuntamento per approfondire le potenzialità nell’uso dei biosolidi, materiali di fine ciclo che possono risultare preziosi per migliorare la qualità dei suoli

di Emanuele Isonio

 

Ci sono almeno tre dati che chi lavora quotidianamente sui terreni agricoli deve tenere bene a mente:

  • circa il 75% dei suoli agricoli ha un apporto di nutrienti a livelli tali che rischiano l’eutrofizzazione e incidono sulla biodiversità.
  • Almeno il 60% dei suoli nella UE presenta qualche forma di degrado.
  • Un quarto dei terreni dell’Europa mediterranea è a rischio alto o molto alto di desertificazione.

I tre fenomeni sono dipendenti ovviamente da molte concause. Ma non c’è dubbio che la perdita di sostanza organica sia un fattore cruciale, che provoca già oggi, solo per restare all’Italia, danni economici per circa 6 miliardi di euro. Nel 25% dei terreni, il contenuto in sostanza organica è inferiore alla soglia minima che consente il corretto funzionamento del sistema suolo-pianta.

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La presenza di carbonio organico nel suolo nell’UE – 2015 (g/kg). FONTE: JRC, 2018.

Trovare soluzioni che permettano di porre rimedio alla carenza di carbonio organico è quindi urgente. E dall’economia circolare possono arrivare molte opzioni valide e per di più annoverabili nella categoria delle soluzioni “win win”. A vincere sarebbe i suoli agricoli, che migliorerebbero la propria salubrità. Vincerebbero gli agricoltori che tutelerebbero le rese e quindi i livelli produttivi ed economici. Vincerebbe la collettività in termini di sicurezza alimentare e di tutela dei servizi ecosistemici che la terra sana sa garantire. A partire dalla capacità di sequestrare carbonio organico sotto terra riducendo quindi la quantità di CO2 in atmosfera, con tutti i suoi effetti climalteranti.

Dall’economia circolare molte soluzioni “win win”

“Eppure, malgrado gli ampi consensi sull’economia circolare, sussistono ancora molti ostacoli, normativi e culturali, nei confronti dell’uso di materiali di fine ciclo, soprattutto se derivati da rifiuti” ammonisce Claudio Ciavatta, docente ordinario di Chimica agraria dell’università di Bologna. Un controsenso pericoloso: queste matrici sono e saranno sempre più risorse fondamentali per mantenere la fertilità dei suoli.

Lo conferma una recente pubblicazione (“Biomasse in Agricoltura: caratterizzazione e utilizzo sostenibile”, Pàtron Editore Bologna, 2022) nata grazie al contributo della Società Italiana di Chimica Agraria. Autori: 30 tra i più importanti studiosi del settore all’interno di università e centri di ricerca.

“Riutilizzare biomasse caratterizzate sia da modeste quantità di sostanze indesiderate (come metalli pesanti, contaminanti organici) e/o patogeni sia da un elevato contenuto di carbonio organico – si legge nel volume – rappresenta un must, una scelta obbligata più che un’opportunità”. Il perché è presto detto: “Il riciclo delle biomasse e l’uso di ammendanti tradizionali (come compost, letame e fanghi) e non (biochar e digestati) offre l’opportunità concreta di ridurre l’uso di fertilizzanti di sintesi e di una migliore gestione delle arature, soluzioni molto efficaci per preservare o migliorare la fertilità e la qualità dei suoli. Inoltre l’utilizzo delle acque reflue in agricoltura consentirebbe un miglioramento dell’efficacia d’uso delle stesse”.

Opportunità per raggiungere gli SDG

Peraltro, queste soluzioni figlie dell’economia circolare e di un approccio finalmente votato alla valorizzazione e al riuso degli scarti, risponderebbe anche a molti degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (SDG) fissati dalle Nazioni Unite. Qualche esempio? L’obiettivo 2.4 (garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili), 7.2 (aumentare la quota di energie rinnovabili), 12.2 (gestione sostenibile e uso delle risorse naturali), 12.5 (riduzione della produzione di rifiuti), 13 (lotta al cambiamento climatico), 15.3 (combattere la desertificazione e ripristinare i suoli degradati).

Gli obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Gli obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Gli obiettivi del convegno a Bologna

Proprio per far luce sui vantaggi dell’uso in agricoltura dei materiali di fine ciclo derivanti da rifiuti, l’università di Bologna, insieme a Chimica Verde Bionet, associazione fondata da Legambiente Nazionale e da un gruppo di esperti del mondo della ricerca e dell’università italiana, organizzano un incontro il 20 giugno prossimo. Appuntamento, a partire dalle ore 9, all’Aula Magna del Dipartimento Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’ateneo bolognese (Viale Fanin 44).

“L’appuntamento è rivolto in particolare a operatori del campo agricolo. Non solo produttori ma anche tecnici, consulenti, stakeholder e amministratori locali” spiega Ciavatta. “La carenza di carbonio organico richiede alternative immediatamente disponibili ed efficaci. Nei sottoprodotti e nelle biomasse di origine agricola o di altri settori industriali, come nelle acque reflue depurate ci sono importanti quantità di carbonio che non possiamo permetterci di perdere, ad esempio mandando tali materiali alla termovalorizzazione”.

All’evento prenderanno parte una ventina di esperti e docenti universitari che affronteranno i diversi temi connessi all’uso dell’economia circolare al servizio della salubrità dei terreni (il programma completo è disponibile qui). Si affronteranno gli aspetti normativi e analitici dell’uso dei biosolidi nei suoli agricoli, le proprietà dei fanghi di depurazione, degli ammendanti compostati, del digestato e del biochar. Si darà spazio alle migliori esperienze applicative delle diverse sostanze e si ascolteranno le testimonianze dei diversi stakeholder.

“Con questo appuntamento – conclude Ciavatta – speriamo di dare il nostro contributo per aiutare a colmare un gap culturale e le molte lacune che ancora sono troppo ddiffuse tra gli addetti ai lavori”. La partecipazione all’incontro è gratuita, previa registrazione.

Il programma del convegno del 20 giugno all'università di Bologna.

Il programma del convegno del 20 giugno all’università di Bologna.