25 Maggio 2022

Lunedì 20 giugno l’Accademia dei Georgofili di Firenze ospiterà un incontro per approfondire le basi scientifiche ed economiche dell’uso del biochar e di altre azioni del comparto agricolo per riportare carbonio nel suolo

di Emanuele Isonio

 

Tre numeri vengono spesso citati dagli esperti di suoli per chiamare i decisori politici e l’opinione pubblica all’azione: in un quarto dei terreni europei, la quantità di sostanza organica è sotto la soglia che consente il corretto funzionamento del sistema suolo/pianta; nei Paesi mediterranei il contenuto medio di sostanza organica si aggira attorno all’1,5%; i costi connessi con la diminuzione di sostanza organica del suolo variano tra 3 e 6 miliardi di euro l’anno.

In una situazione simile, è comprensibile l’attenzione riposta nella diffusione di pratiche agricole e di innovazioni tecnologiche in grado di riportare carbonio nei suoli. Una missione dalla quale dipende la possibilità di centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti presenti in atmosfera e mantenere sotto i fatidici 2°C l’aumento di temperatura media. Ma che è anche strettamente connessa con la possibilità di rendersi meno dipendenti dall’uso di fertilizzanti e sostanze chimiche di sintesi in agricoltura.

Ecco perché l’Accademia dei Georgofili di Firenze, in collaborazione con Re Soil Foundation e il Politecnico di Torino, ha organizzato un incontro che mira a porre il tema del carbonio nel suolo all’interno delle diverse politiche. Agricole, energetiche, della bioeconomia circolare. Un’occasione per approfondirne le basi scientifiche ed econoiche, discutendo le opportunità che tali politiche possono offrire agli attori economici.

Le speranze attorno al biochar

L’appuntamento è per il pomeriggio di lunedì 20 giugno. Protagonisti del convegno, patrocinato dalla Regione Toscana, saranno il biochar e le azioni di carbon farming.

“Questo incontro – spiega David Chiaramonti, professore ordinario di Sistemi Energetici ed Economia dell’energia al Politecnico di Torino e presidente del Renewable Energy COnsortium for R&D – ha l’obiettivo di discutere i meccanismi e le basi economiche di una promozione su larga scala del biochar. In questo momento e rispetto a molte altre alternative è infatti la soluzione più cost effective in termini di costo per la rimozione, il sequestro e l’utilizzo del carbonio. È fattibile già oggi, perché tecnologicamente matura. C’è già una grande esperienza sviluppata attorno ad essa. Ed è già studiata da organismi internazionali come l’IPCC”.

Il panel di esperti

All’incontro prenderanno parte esperti del settore agricolo, accademico, industriale ed esponenti di governo. Tra loro, Simone Borghesi, direttore dell’Area Clima dello Europena University Institute; Marco Antonio Papaleo, EIC Programme Manager per i sistemi energetici e le tecnologie verdi dell’Agenzia europea per l’Innovazione EISMEA; Michela Morese, segretario esecutivo della Global Bioenergy Partnership FAO; Alessandro Pozzi, dell’Associazione iCHAR; Paolo Casalino, capo dell’Unità di Missione per il PNRR del Ministero delle Politiche agricole e forestali.

“Speriamo di contribuire ad aprire una finestra di discussione per vedere come il biochar potrebbe essere inserito nei meccanismi esistenti e quali nuovi meccanismi sarebbero necessari, tenendo presente che abbiamo un urgente bisogno di intervenire sul clima e di proporre soluzioni carbon negative in tempi molto rapidi” aggiunge Chiaramonti. “Non abbiamo più molto tempo davanti per poter ipotizzare soluzioni. Dobbiamo muoverci su quelle percorribili: il biochar è la più attuale, fattibile e interessante che oggi la tecnologia e il settore agricolo ci possono proporre”.