Dal riciclo della materia alla bioedilizia, dal contrasto al consumo di suolo, agli orti urbani: così l’America Latina diventa protagonista dell’economia circolare
di Matteo Cavallito
In un mondo sempre più coinvolto nella transizione ecologica, l’America Latina sperimenta una crescente diffusione di best practices fondate sul riciclo e la rigenerazione urbana. Basta volgere lo sguardo al Subcontinente, infatti, per scorgere prove tangibili di quel passaggio dalla smart alla green city che offre via via nuove soluzioni per lo sviluppo sostenibile. Ad occuparsene, in questi mesi, è stato in particolare il rapporto Economia Circolare e Città Verdi, realizzato da IILA (Organizzazione internazionale italo-latinoamericana) insieme alla Fondazione Symbola. Entro la metà del secolo, spiegano gli autori, gli insediamenti urbani potrebbero arrivare ad ospitare il 70% della popolazione mondiale, diventando così l’epicentro della crisi climatica. A meno che, ovviamente, non si perseguano nuove strategie.
♻️Hoy se presentó el Informe IILA-@SymbolaFondazio "Economía circular y ciudades verdes": una publicación con las mejores experiencias italianas y latinoamericanas sobre el desarrollo urbano sostenible.@ItaliaGlobe
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— IILA (@iila_org) September 6, 2021
Il riciclo contro il consumo di suolo
L’elenco delle buone pratiche, in questo senso, è piuttosto esteso. A spiccare, in particolar modo, sono le scelte orientate al riciclo dei rifiuti, al riutilizzo dei materiali e alla rigenerazione dei sistemi naturali. “Il cuore di tutti questi interventi”, si legge nello studio, “è quindi l’idea di mantenere in salute il tessuto urbano per evitare il degrado”. Arricchendo, inoltre, “la qualità dei quartieri attraverso il riuso e la manutenzione di strutture esistenti”. Queste soluzioni favoriscono il contrasto al consumo di suolo offrendo così nuove prospettive alla città. Vale per l’Italia, ovviamente, dove le pratiche di riutilizzo sono sempre più diffuse. E vale, al tempo stesso, anche per l’America Latina dove nuove soluzioni sono state introdotte già molti anni fa.
Raccolta differenziata e bioedifici
Un esempio viene dal municipio di Alvarado, in Costa Rica, dove nel 2007 l’amministrazione ha avviato un piano di recupero dei rifiuti urbani. Promosso dalla Asociación Recicladora Alvarado Limpio y Sano, il progetto ha permesso di lanciare un servizio di raccolta differenziata che investe tre categorie: scarti organici, rifiuti ordinari e materiali riciclabili. L’ultimo venerdì del mese è dedicato al recupero dei rottami metallici e dei prodotti non convenzionali. “La percentuale di recupero ottenuta”, evidenzia il rapporto, “è stimata al 9,7% sul totale, che equivale a 166.440 tonnellate di rifiuti valorizzabili recuperati nel corso del 2013″.
Le potenzialità del riciclo, per altro, sono enormi. A Bogotà, in Colombia, la Woodpecker, un’azienda del comparto edilizio, “costruisce edifici prefabbricati ad uso residenziale, aule, bagni, strutture mediche o scuole, utilizzando la plastica riciclata e le bucce di caffè”. Il sistema si fonda sull’impiego di un materiale plastico nel quale le bucce stesse sostituiscono la fibra di legno. Si tratta di un prodotto “leggero, resistente, durevole, non infiammabile ed economico” capace di valorizzare un elemento molto diffuso (il Paese è tuttora il terzo produttore mondiale di caffè) e di contribuire, ad oggi, alla costruzione di oltre 2.600 fabbricati. “Molti dei quali”, precisano gli autori, “in aree a basso reddito e in luoghi caratterizzati da condizioni di estrema emergenza”.
In America Latina vince l’agricoltura urbana
La rassegna delle buone pratiche contribuisce anche al superamento di un diffuso pregiudizio. L’idea, cioè, che le soluzioni di avanguardia in campo circolare siano destinate a restare nei confini delle aree economicamente più avanzate escludendo così i Paesi emergenti. Niente di più sbagliato, soprattutto nel contesto odierno.
“Tutti i Paesi o quasi, a partire dalle nazioni emergenti o in via di sviluppo, hanno ben compreso che la transizione verde è anche un’opportunità economica”, spiega Matteo Favero, responsabile del progetto Economia Circolare e Città Verdi per Symbola.
Per questo, aggiunge, “nel corso dell’indagine abbiamo cercato di costruire un ponte tra l’Italia e l’America Latina, dove il ripristino del verde urbano è fortemente legato anche all’agricoltura sostenibile”. Proprio la tutela degli spazi naturali rappresenta un’altra grande frontiera nello sviluppo delle buone pratiche. I benefici, in questo senso, sono enormi: si va dalla mitigazione delle temperature al miglioramento della qualità della vita. Senza contare la promozione del senso di comunità e di una filiera alimentare corta.
Quartieri verdi e orti cittadini
Gli esempi anche qui non mancano. Il comune di Curridabatz, in Costa Rica, ha creato un parco urbano coinvolgendo anche i proprietari privati. Mentre Bogotà, Buenos Aires e la municipalità di Maipù, in Cile, hanno promosso la trasformazione di interi quartieri in senso ecologico. Tra spazi verdi, terrazze, bioedilizia e orti urbani. Proprio questi ultimi, in particolare, sono diventati protagonisti di altre iniziative emblematiche.
Da segnalare l’esperienza della città di Maringà, in Brasile Qui, già nel 2007, è stato lanciato il programma Hortas Comunitarias, nato per riqualificare aree pubbliche, promuovere l’inclusione socioeconomica dei più poveri e favorire. l’agricoltura urbana. Il programma ha portato alla diffusione di 38 frutteti estesi per quasi 110 mila metri quadri. “I beneficiari diretti del programma ammontano a circa 900 famiglie”, segnala lo studio. “A livello indiretto, le azioni proposte beneficiano oltre 5mila individui, consumatori di prodotti privi di pesticidi”.