La più grande foresta pluviale del mondo è sotto attacco. Dalla Ue in arrivo nuovi obblighi di trasparenza e tracciabilità per le multinazionali del settore food. Sfruttando il potere “contrattuale” del mercato interno europeo
di Matteo Cavallito
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L’Europa sarebbe pronta a imporre nuovi obblighi di trasparenza alle multinazionali del settore alimentare e delle materie prime per contrastare la distruzione dell’Amazzonia. È quanto emerso nei giorni scorsi in occasione di un incontro organizzato dalla Ong Global Witness che ha visto la partecipazione di alcuni esponenti delle istituzioni Ue. Bruxelles, in particolare, ha già prodotto una richiesta formale approvata dall’Europarlamento in cui si chiede alla Commissione di introdurre nuove misure in materia.
Il business della carne minaccia l’Amazzonia
La progressiva distruzione dell’Amazzonia e della sua biodiversità, argomenta Global Witness, rappresenta una minaccia enorme alla luce dei rischi posti dal cambiamento climatico. Sotto accusa, in particolare, le multinazionali della carne come JBS, Marfrig e Minerva. Ma anche i grandi gruppi bancari che le finanziano, tra cui in particolare Barclays, Morgan Stanley e Santander. Oltre ovviamente ai colossi della ristorazione (Burger King, Sainsbury’s, Subway e McDonalds), della produzione alimentare (Nestlé) e della grande distribuzione (Walmart e Carrefour).
In una regione profondamente colpita dalla corsa all’accaparramento della terra, il Brasile si trova tristemente in prima linea. “La produzione di carne bovina nel Paese è il principale motore delle emissioni causate dalla deforestazione in tutta l’America Latina” sostiene Global Witness. Tra il 2002 e il 2018 l’Amazzonia brasiliana ha perso 20 milioni di ettari di foresta tropicale. “Un’area grande quasi quanto il Regno Unito”.
L’impegno del Parlamento europeo
In questo contesto, sottolinea Ritaumaria Pereira, Executive Director dell’Amazon Institute of People and the Environment, è necessario agire facendo leva su una pressione che provenga “da tutti i consumatori, sia nel mercato brasiliano che all’estero”. Ma ad assumere un ruolo decisivo, precisa Jo Blackman, direttrice della divisione Forests Policy & Advocacy di Global Witness, sono anche le istituzioni e i governi chiamati a “imporre una due diligence alle compagnie coinvolte”. Ovvero a garantire massima trasparenza sulle responsabilità della catena di fornitura.
È stato questo principio ad ispirare l’iniziativa del Parlamento europeo che il 22 ottobre scorso ha approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione von der Leyen di introdurre la tracciabilità obbligatoria per le imprese che operano nel mercato Ue. L’obiettivo, sottolinea l’eurodeputata tedesca del gruppo Socialista & Democratico Delara Burkhardt, è quello di “impedire alle aziende di acquistare prodotti che abbiano contribuito alla deforestazione”.
Why we need ambitious action against #deforestation?
How it started How it‘s going pic.twitter.com/ke0CAXsXjx
— Delara Burkhardt 🇪🇺🌹 (@delarabur) October 15, 2020
Porte aperte dalla Commissione
L’iniziativa è ora nelle mani della Commissione Ue. Che – assicura Hugo Schally – direttore della sua divisione Cooperazione Ambientale Multilaterale, è pronta a fare la sua parte. Oggi, spiega, «c’è un chiaro impegno politico per aprire le porte a una nuova legislazione». Nel 2021, prosegue, è lecito attendersi “un’ondata legislativa ampia e senza precedenti”. L’obiettivo è quello di garantire una due diligence più stringente facendo leva sulle iniziative di tracciamento, sulla definizione degli investimenti responsabili (la celebre EU Taxonomy) e la revisione della direttiva sulla Rendicontazione non finanziaria.
Cooperazione e standard globali
L’Europa ha assunto ormai un ruolo centrale. “Abbiamo il più grande mercato interno del mondo e possiamo stabilire degli standard globali” sottolinea l’eurodeputata dei Verdi tedeschi Anna Cavazzini, attuale vicepresidente della delegazione Ue per i rapporti con il Brasile. L’idea – le fa eco Schally – è che l’Europa possa impegnarsi per favorire una transizione ecologica nei Paesi interessati. L’accordo UE-Mercosur del giugno scorso, in questo senso, potrebbe rivelarsi una grande opportunità.