Il commercio illecito del legno vale 100 miliardi di dollari all’anno. Ed è un noto movente della deforestazione. Un portale giuridico si propone di contrastarlo
di Matteo Cavallito
Ascolta “TimberLex dalla FAO un nuovo strumento contro i predatori di legname” su Spreaker.
Per contrastare il mercato illegale del legname, uno dei principali moventi della deforestazione, l’impegno delle autorità di controllo è notoriamente decisivo. Tra i compiti principali c’è l’adozione di requisiti più stringenti che impongono, in particolare, la documentazione dello status legale e della provenienza della materia prima. Orientarsi in un insieme variegato di legislazioni, tuttavia, non è sempre facile. Anzi. Ed è proprio per ovviare a questo problema, in particolare, che la FAO ha lanciato di recente un nuovo portale online per la gestione delle informazioni. TimberLex, questo il nome del programma, è stato sviluppato con il sostegno del governo giapponese e “fornisce informazioni sulla legislazione relativa alla gestione delle foreste, alla produzione e al commercio del legname di 46 Paesi consumatori, trasformatori e produttori”.

Mercato del legname sotto la lente grazie al portale TimberLex. Ad ogni Paese corrisponde un dossier sugli strumenti legali a disposizione. © FAO 2021, TimberLex https://timberlex.apps.fao.org/ Open Access
Informazioni legali su tutta la catena del valore
Inserito all’interno del sistema FAOLEX, che offre a sua volta la più grande raccolta digitale al mondo di leggi e regolamenti nazionali su cibo, agricoltura e risorse naturali rinnovabili, il portale – spiega la FAO – “permette un facile accesso alla legislazione nazionale in tre lingue”. TimberLex, inoltre, “indica agli utenti le misure specifiche e le citazioni all’interno dei testi e permette un confronto facile e diretto tra i quadri giuridici”.
All’interno della piattaforma è possibile consultare i profili dei diversi Paesi e la normativa che caratterizza le diverse fasi della catena del valore del legname: proprietà fondiaria e gestione delle foreste; attività di raccolta del legname; lavorazione, trasporto e commercio; tasse e imposte. Il database, precisa la FAO, “si rivolge a legislatori, responsabili politici, dipartimenti forestali e forze dell’ordine, produttori, trasformatori e commercianti del settore privato, società civile e organizzazioni non governative”.
Dal legname illegale fino a $100 miliardi di ricavi annuali
Secondo il WWF, che cita i dati dell’Interpol, il disboscamento illegale e il commercio del materiale ottenuto in modo illecito rappresenta dal 15 al 30% del mercato globale di legname. Con un giro d’affari, prosegue l’organizzazione, compreso tra i 30 e i 100 miliardi di dollari all’anno. In alcune aree critiche, come l’Amazzonia, l’Africa centrale e il sud-est asiatico, l’incidenza delle attività illecite sul settore nel suo complesso supera ampiamente la media raggiungendo una quota variabile compresa tra il 50% e il 90%.
Alcuni dei casi più problematici si segnalano in Russia, dove un quarto del legname esportato sarebbe di origine illegale, Indonesia (40-61%) e in Gabon dove la quota del mercato illecito raggiunge il 70%. La nazione africana, tuttavia, destina al settore del legname solo le sue foreste di minor valore. Tutelando, al contrario, le aree caratterizzate da maggiore biodiversità grazie a un programma di conservazione e di protezione del clima. “Una migliore applicazione delle leggi forestali e l’aumento della regolamentazione del commercio di prodotti in legno sta aiutando a ridurre il disboscamento illegale” segnala il WWF. “Ma il fenomeno continua a minare il commercio legale e occorre fare molto di più”.
Una minaccia ai diritti delle comunità locali
Secondo l’American Forest & Paper Association, citata ancora dall’organizzazione ambientalista, il disboscamento illegale contribuisce ad abbassare i prezzi del legname sul mercato con una contrazione compresa tra il 7% e il 16% a seconda del prodotto. Per le sole imprese americane questa distorsione di traduce in perdite di almeno 460 milioni di dollari ogni anno. In base alle stime della Banca Mondiale il conto totale per gli operatori legali sale a 10 miliardi. A cui vanno aggiunti 5 miliardi di dollari di perdite per i governi. Ma a subire i danni peggiori sono ovviamente le comunità povere che dipendono completamente dalle foreste.
“In tutto il mondo, molte popolazioni hanno scarso controllo sulla proprietà della loro terra”, segnala ancora il WWF. “Questo le rende vulnerabili di fronte agli estranei che cercano di ottenere l’accesso alla loro foresta”. Il risultato, come facilmente intuibile, è la diffusione di “sfruttamento, repressione e violazione dei diritti umani”.