Nell’ultimo decennio le emissioni della principale foresta del Pianeta superano del 20% l’ammontare del carbonio assorbito. Il degrado causato da incendi e siccità, spiega una ricerca internazionale, è tre volte più pericoloso della deforestazione
di Matteo Cavallito
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Negli ultimi dieci anni la foresta amazzonica brasiliana ha rilasciato più CO2 di quanta sia stata capace di immagazzinarne. È lo sconvolgente risultato di un’indagine condotta da un team di ricercatori che ha fatto ricorso al monitoraggio satellitare – una tecnica sempre più utilizzata nelle analisi dedicate a clima e suolo – per misurare lo stoccaggio del carbonio. Determinante il degrado dell’area, soggetta da tempo all’opera di deforestazione, un fenomeno a cui il governo brasiliano stenta – per usare un eufemismo – a porre rimedio.
Carbonio: un deficit da 670 milioni di tonnellate
Lo studio, che ha coinvolto l’Institut national de la recherche agronomique di Parigi, l’Università dell’Oklahoma e l’ateneo di Exeter, nel Regno Unito, ed è stato pubblicato su Nature Climate Change, si è concentrato sul periodo 2010-2019. In quell’arco temporale, spiegano i ricercatori, l’Amazzonia brasiliana ha registrato una perdita lorda cumulativa di 4,45 miliardi tonnellate di carbonio a fronte di un assorbimento totale di 3,78 miliardi. Ne consegue una perdita netta di 670 milioni di tonnellate.
Carbon loss from forest degradation is potentially larger than that from #deforestation in the Brazilian #Amazon, according to a new forest mapping study.
Thriving #nature must account for more than measurements of hectares and land quotas.
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— Nature4Climate (@Nature4Climate) May 3, 2021
Il degrado del suolo è il primo responsabile
Sul banco degli imputati compare ovviamente la deforestazione che, osserva lo studio, ha sperimentato una forte accelerazione nel 2019 mangiandosi 3,9 milioni di ettari contro il milione circa registrato nel 2017 e nel 2018. Ma il taglio indiscriminato degli alberi non è tutto. Anzi.
La deforestazione, proseguono gli studiosi, è legata direttamente a non più del 27% della perdita complessiva. Mentre il degrado è responsabile a conti fatti del 73% del fenomeno. Semplificando: la distruzione vera e propria della foresta incide solo in parte; il danneggiamento parziale della aree boschive, nel mentre, è diventato il principale fattore di rilascio della CO2 nell’atmosfera.
Una minaccia globale
A favorire il degrado del suolo sono la deforestazione stessa ma anche gli incendi e la siccità, due fattori legati al clima, che generano un aumento della mortalità degli alberi. “Il degrado è una minaccia pervasiva per la futura integrità delle foreste e richiede un’attenzione urgente da parte della ricerca” ha dichiarato Stephen Sitch, professore del Global Systems Institute di Exeter e co-autore della ricerca.
Il docente, inoltre, ha sottolineato l’importanza delle vicende brasiliane nel quadro planetario. “Siamo tutti consapevoli del peso della deforestazione dell’Amazzonia per il cambiamento climatico globale” ha aggiunto. L’area, ha ricordato infine la ricerca, rappresenta da sola “il 50% della superficie delle foreste pluviali del mondo”. Aree di fondamentale rilevanza in termini di ciclo del carbonio, biodiversità e clima.