Avviato a fine 2018, il progetto europeo Soil4Life ha sviluppato decine di azioni e coinvolto migliaia di persone con un obiettivo: diffondere buone pratiche di gestione del suolo, attraverso partnership, sperimentazioni e iniziative di formazione per cittadini, agricoltori e tecnici. Intanto in 15 anni, impermeabilizzata un’area grande come il comune di Roma
di Emanuele Isonio
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15 Osservatori sul consumo di suolo istituiti sul territorio nazionale. 15 Regioni aderenti alla Carta nazionale dei principi sull’uso sostenibile del suolo. 10mila agricoltori raggiunti in attività di informazione e sensibilizzazione e 884 formati sui vantaggi dell’agroecologia. Oltre 3300 professionisti dell’area tecnica che hanno adottato linee guida volontarie sull’uso sostenibile del suolo. 151 docente coinvolti in un percorso formativo sulla salute del suolo. 8 Carte tematiche realizzate. 4 aziende agricole usate per progetti sperimentali in Lombardia. Una Carta e un Piano per la permeabilità dei suoli per Roma Capitale. Oltre 2 milioni di persone raggiunte dalle attività di comunicazione.
Abbiamo scelto questi 10 numeri per riassumere i risultati nei 3 anni e mezzo di attività di Soil4Life. Il progetto, confinanziato dalla Commissione europea attraverso il programma Life, ha coinvolto partner italiani, francesi e croati a partire dal 2018.
“In questo periodo – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, associazione che ha coordinato il progetto – abbiamo cercato di promuovere un uso sostenibile del suolo per massimizzare l’erogazione dei suoi servizi ecosistemici senza peggiorare (anzi, cercando di incrementare) la matrice organica. Il suolo infatti non va più visto come oggetto da consumare ma come risorsa strategica sia per la lotta alla crisi climatica sia per la sicurezza alimentare e la salute dei cittadini”.
Cementificazione, piaga senza fine
D’altro canto, i numeri dell’emergenza suolo rendono l’idea dell’urgenza delle azioni da mettere in campo. Ad esempio, il consumo di suolo in Italia continua a crescere ad un ritmo tanto veloce quanto preoccupante. Secondo i dati ISPRA, nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 km², ovvero, in media, più di 15 ettari al giorno. L’Italia perde circa 2 metri quadrati di suolo ogni secondo, a danno di aree naturali e agricole. Terreni che fanno spazio a nuove case ed edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici, produttivi e di servizio e ad altre aree a copertura artificiale all’interno e all’esterno delle aree urbane esistenti.
Solo nell’ultimo quindicennio sono stati impermeabilizzati oltre 105mila ettari di suolo, come se fosse stata completamente urbanizzata un’area estesa come il comune di Roma. Una superficie che, se invece che a cemento fosse stata coltivata a mais, avrebbe potuto produrre quasi 1,5 milioni di tonnellate di cereale all’anno.
Il 20% dei suoli è inoltre già considerato a rischio desertificazione. Un fenomeno che insieme all’uso intensivo del suolo da parte dell’agroindustria porta a depauperare la sostanza organica e, nel medio termine, sta facendo diminuire le rese agricole. E c’è poi il capitolo, altrettanto pericoloso, della contaminazione dei terreni sia generata dall’uso di sostanze chimiche in agricoltura, sia legata ad attività industriali.
Far luce sulle conseguenze del suolo malato
Alla risorsa suolo tuttavia viene destinata già normalmente pochissima attenzione. In situazioni difficili come quella attuale, dopo due anni di pandemia e con una guerra in corso, il tema rischia quindi di sparire totalmente dal dibattito politico a favore di altre priorità”.
“E invece – prosegue Giuseppe Corti, direttore del centro di ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA – proprio la situazione grave di crisi delle materie prime e di speculazione sui prezzi delle commodity agricole dovrebbe invece indurre a rivalutare l’importanza strategica del suolo sano come risorsa alla base della resilienza del nostro sistema agroalimentare, e quindi garanzia fondamentale per assicurare la continuità della produzione di cibo”.
Il progetto Soil4Life ha cercato di porre un argine a questa dinamica. E lo ha fatto coinvolgendo migliaia di persone che ruotano attorno al sistema suolo. Per sensibilizzarli, formarli, guidarli nell’adozione di approcci capaci di evitare le pratiche dannose che si attuano, spesso inconsapevolmente. E, attraverso questa diffusione di consapevolezza e best practice, arrivare all’obiettivo finale: normative vincolanti a livello europeo e nazionale.
“Pensiamo che non ci sia più tempo per rinviare la assunzione di un impegno forte e vincolante per dotare l’Europa di una direttiva per la protezione dei suoli. Per questo, anche grazie al progetto Soil4life, abbiamo attivato iniziative internazionali di sostegno ed un appello per una leadership europea nella lotta al degrado del suolo”, ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Ma il discorso vale anche per l’ambito italiano: “Sono passati esattamente 10 anni da quando l’allora ministro dell’Agricoltura Mario Catania annunciava il testo di una proposta di legge nazionale per fermare il consumo di suolo in Italia. Da allora le proposte di legge si sono moltiplicate, ma una legge per proteggere il suolo non è mai uscita dalle secche della discussione parlamentare”.