Lo ha realizzato la Global Soil Partnership FAO insieme al Joint Research Center della Commissione Ue. Lo strumento aiuterà a conoscere meglio le caratteristiche dei diversi suoli del continente. Tra loro, alcuni dei più fertili del Pianeta. Dalla loro gestione sostenibile dipende il futuro alimentare dell’umanità
di Emanuele Isonio
Promuovere la gestione sostenibile del suolo, preservarne la salute e contrastare i fattori di degrado è fondamentale. Sia a livello ambientale, sia a livello umano. Soprattutto nel caso di suoli fertili o particolarmente preziosi per la loro capacità di sequestrare carbonio. Ma come si fa a conoscere le tecniche migliori senza una mappa aggiornata e completa dei diversi terreni di una macroregione? Per questo, la Global Soil Partnership della FAO, insieme al Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, ha realizzato e pubblicato il primo Atlante del suolo dell’Asia.

FOTO: Archivio FAO.
Un continente sotto pressione
Perché proprio l’Asia? Innanzitutto perché nel continente vive il 60% di tutta la popolazione mondiale. L’agricoltura rappresenta la principale fonte di sostentamento per 2,2 miliardi di persone nella regione. Ma da lì arrivano materie prime e risorse alimentari preziose anche per l’Occidente. In più, già oggi un gran numero di abitanti in Asia ha problemi di approvvigionamento di cibo: 376 milioni soffrono la fame, oltre 1,1 miliardi non ha avuto accesso a un’alimentazione sana, 1,8 miliardi non riescono tuttora ad avere accesso a diete equilibrate.
La rapida crescita demografica (le stime prevedono che il continente raggiungerà i 5,3 miliardi di abitanti entro metà secolo) sta esercitando una crescente pressione sulle risorse del suolo, con tassi di urbanizzazione senza precedenti e una crescente domanda di servizi ecosistemici. In poche parole: se le pratiche di gestione sostenibile del suolo non vengono attuate e il degrado dei terreni continua a questo ritmo, la fame aumenterà ancora nel prossimo futuro. Anche perché gli eventi meteorologici estremi più frequenti, connessi ai cambiamenti climatici, forniranno ulteriori pressioni e fattori di degrado del suolo.
100 esperti da 45 Paesi al lavoro dal 2018
L’Atlante del Suolo serve proprio a fornire uno strumento di lavoro per diffondere le azioni migliori per mantenere in salute il suolo, valorizzandolo sia dal punto di vista ambientale sia alimentare.
“Questo atlante – spiegano gli autori FAO – si rivolge sia a un pubblico generalista, sia ai decisori, ai politici, agli insegnanti e persino agli scienziati di altre discipline. Nasce per sensibilizzare sul ruolo cruciale della salute del suolo tra una vasta gamma di parti interessate, sostenere lo sviluppo e l’attuazione di politiche e strumenti virtuosi in materia di agricoltura, questioni ambientali, cambiamenti climatici, assistenza allo sviluppo e agli aiuti, pianificazione urbana e altro ancora”.
La preparazione dell’atlante è iniziata nel 2018 e ha coinvolto circa 100 esperti del suolo provenienti da 45 Paesi. Il sostegno finanziario è stato fornito dal JRC e dall’Iniziativa per la cooperazione alimentare e agricola asiatica (AFACI), gestita dall’Amministrazione per lo sviluppo rurale della Repubblica di Corea.
I suoli (e i loro diversi problemi) in vetrina
“Al suo interno, l’atlante presenta una serie di mappe commentate che mostrano la diversità delle caratteristiche del suolo in tutta l’Asia in modo comprensibile anche a un pubblico generale. Cerca di spiegare in modo chiaro e semplice come si formano i suoli, i fattori chiave che modellano le caratteristiche del suolo e perché questi variano” sottolineano gli autori.
Altro aspetto rilevante della pubblicazione è la capacità di mostrare graficamente la crescente pressione sui suoli derivante da problemi indotti dall’uomo come l’espansione urbana, la gestione inappropriata del territorio, l’inquinamento, l’aumento della domanda di cibo e il cambiamento climatico.
“È importante – proseguono gli autori – che le persone comprendano in che modo le loro azioni possono portare al degrado di questa risorsa naturale fondamentale e cosa possono fare per aiutare a proteggere e ripristinare i suoli riducendo i processi di degrado”.
Dai suoli ghiacciati all’anello di fuoco
Nel documento vengono ovviamente rappresentate le enormi differenze fra i suoli asiatici. Frutto di un’ampia combinazione di condizioni climatiche e materiali parentali. Si va dai Cryosol delle regioni più settentrionali alle estese torbiere tipiche del sud-est asiatico. I fluvisol, considerati luoghi di nascita dell’agricoltura, si trovano poi lungo i principali corsi d’acqua dell’Asia occidentale, meridionale e orientale. Mentre gli Andosol vulcanici circoscrivono l’anello di fuoco del Pacifico.
Al pari di altre macroregioni del Pianeta, l’uso e la gestione non sostenibile del territorio stanno portando a un aumento del degrado del suolo, a una perdita di nutrienti e di materia organica, oltre alla sua contaminazione, erosione, salinizzazione e compattazione. Tutto ciò si riverbera sulla quantità di carbonio immagazzinato nel suolo sotto forma di materia organica, fondamentale per la sua salute, la fertilità e i servizi ecosistemici. Ma di importanza ancora maggiore per la regolazione del clima.

La distribuzione percentuale dei diversi tipi di suolo in Asia. FONTE: Soil Atlas for Asia, FAO 2022.
Sequestro di carbonio, allarme (e potenzialità)
Il problema è ancora più forte nel caso dei black soils di cui sono ricche diverse aree asiatiche, dalla Russia fino alla Cina (che non a caso ha posto in essere negli ultimi anni varie azioni per diffondere azioni utili al loro ripristino e tutela, dopo decenni di sfruttamento intensivo e insostenibile). Alla base della scelta di Pechino ci sono motivi agricoli (i black soils sfruttati in modo irresponsabile rendono meno, mettendo a rischio la sicurezza alimentare cinese e non solo). Ma anche problemi climatici, perché nelle terre nere sono immagazzinate grandi quantità di carbonio e una loro gestione insostenibile causa un pericoloso rilascio di CO2 in atmosfera.

La distribuzione regionale delle terre nere (black soils). FONTE: 10a sessione plenaria Global Soil Partnership
La pubblicazione FAO ricorda che solo i 30 centimetri più superficiali dei suoli asiatici immagazzinano già 248 petagrammi di carbonio. Ma potrebbero ancora sequestrare ulteriori 180 tonnellate di carbonio all’anno. Lo snodo cruciale è sempre lo stesso: adottare, rapidamente e su vasta scala, pratiche di gestione sostenibile ad alto apporto di carbonio.