13 Dicembre 2022

La fotografia dell’agenzia Onu: sono essenziali per l’alimentazione mondiale, ma la maggior parte dei black soils perde oltre il 50% delle scorte di carbonio organico. Il documento accusa le pratiche di gestione non sostenibile, l’utilizzo eccessivo di prodotti chimici e i cambi di uso del suolo

di Emanuele Isonio

 

Sono universalmente riconosciuti come il paniere alimentare mondiale. Considerati essenziali per l’approvvigionamento alimentare globale. Ma finora ai black soils non era stata ancora dedicata una pubblicazione scientifica da parte di istituzioni internazionali che ne fotografasse la condizione di salute e ne segnalasse le criticità. La lacuna è stata colmata quest’anno dalla FAO che, in occasione della recente Giornata Mondiale del Suolo, ha presentato “The Global Status of Black Soils”, il suo primo rapporto sulle Terre Nere.

Black soils cruciali per molte commodities agricole

Nonostante rappresentino solo il 5,6% dei suoli mondiali e il 17% delle terre coltivate (e in essi viva meno del 3% della popolazione mondiale), da essi dipende la gran parte della produzione di alcuni alimenti essenziali: proviene ad esempio dai black soils il 66% dei semi di girasole, oltre la metà del miglio piccolo, il 42% della barbabietola da zucchero, il 30% del grano e il 26% delle patate.

Quote di produzioni agricole globali assicurate dai black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Quote di produzioni agricole globali assicurate dai black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Perché sono così preziosi?

Grazie alla loro fertilità intrinseca, poi, i suoli neri hanno un’altra qualità fondamentale: sono una delle opzioni più convenienti per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Contengono infatti l’8,2% delle scorte di carbonio organico stoccate nei suoli mondiali (circa 56 miliardi di tonnellate). E, possono fornire il 10% del potenziale globale di sequestro, ma – ricorda la FAO – in alcune aree come Europa e Asia tale percentuale può salire fino al 65%. A patto di garantire loro la giusta gestione.

Il sequestro del carbonio organico nei suoli offre molteplici vantaggi per gli esseri umani e l’ambiente Oltre che per le azioni di contrasto alla crisi climatica, aiutano a combattere la desertificazione, il degrado dei suoli e l’insicurezza alimentare.

Dai black soils benefici per uomo e ambiente. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Dai black soils benefici per uomo e ambiente. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Metà del suolo ucraino è coperto da terre nere

Secondo la fotografia FAO, la maggior parte dei black soils si trovano in Russia (327 milioni di ettari). Seguono il Kazakistan (108 milioni di ha), Cina (50 milioni), Argentina (40 milioni), Mongolia (39 milioni), Ucraina (34 milioni), Stati Uniti d’America (31 milioni), Colombia (25 milioni), Canada (13 milioni) e Messico (12 milioni). Si riconoscono piuttosto facilmente perché sono caratterizzati da un colore molto scuro e da un alto contenuto di materiale vegetale decomposto, ricco di carbonio e di nutrienti essenziali chiave come azoto, fosforo e potassio. Eppure, nemmeno loro sfuggono al degrado. Anzi, il rapporto FAO segnala come esso rappresenti uno dei pericoli più sottovalutati per il futuro dell’umanità.

I Paesi con la maggiore presenza di black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

I Paesi con la maggiore presenza di black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Persa quasi la metà degli stock di carbonio

Le terre nere infatti stanno stanno rapidamente perdendo i loro stock di carbonio organico. Secondo l’analisi FAO, che cita diversi studi condotti negli ultimi mesi ed anni, i black soils hanno perso già dal 20 al 50% del loro contenuto originario di carbonio organico. Rilasciato nell’atmosfera, principalmente sotto forma di anidride carbonica, causa un effetto opposto a quello che potrebbero garantire black soils in salute: esacerba cioè il riscaldamento globale.
Alla base di questo fenomeno – ricorda la FAO – ci sono i cambiamenti nell’uso del suolo (circa il 31% dei suoli neri è coltivato), le cattive pratiche di gestione e l’uso eccessivo di prodotti chimici per l’agricoltura. Conseguenze: processi di erosione da moderati a gravi, squilibri nutrizionali, salinizzazione, acidificazione e perdita di biodiversità.

Come si ferma il fenomeno?

Per contrastare questo processo, secondo il rapporto FAO sono due gli obiettivi principali da perseguire: da un lato, è essenziale conservare il più possibile la vegetazione naturale sui black soils attualmente coperti da praterie, foreste e zone umide. “La conservazione della copertura naturale – spiegano gli autori del documento – protegge i ricchi livelli di materia organica dalla decomposizione e dal rilascio di grandi quantità di CO2 nell’atmosfera”. Dall’altro, è altrettanto importante adottare approcci di gestione sostenibile sui suoli neri coltivati. In questo senso, è fondamentale la collaborazione tra agricoltori, governi nazionali, ricercatori e mondo accademico per costruire e diffondere le buone pratiche che già oggi esistono.

Principali cause di perdita di carbonio organico dai black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

Principali cause di perdita di carbonio organico dai black soils. FONTE: The Global Status of Black Soils, FAO 2022.

L’importanza dell’agricoltura conservativa

I black soils si sono ad esempio dimostrati molto adatti a sistemi di coltivazione ridotta o nulla tipici dell’agricoltura conservativa. “Questi sistemi – si legge nel documento – riducono al minimo o eliminano del tutto l’interruzione di superficie del suolo da parte degli attrezzi per la lavorazione del terreno. Lasciano inoltre una copertura di residui colturali sulla superficie, che riduce l’evapotraspirazione e protegge dall’erosione causata dal vento, dall’acqua e dalle lavorazioni agricole”.

L’adozione delle buone pratiche di gestione avviene ovviamente a livello di singole aziende agricole. Ma proteggere i paesaggi naturali spesso richiede lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e di governance fissati a livello regionale e nazionale. Attualmente però solo la Cina si è dotata di una legge per proteggere, conservare e incoraggiare la gestione sostenibile dei suoli neri.

Le mosse di Pechino

Il black soil cinese, più o meno l’equivalente del celebre chernozem ucraino, è un terreno particolarmente fertile che si trova in larga parte nelle province nordorientali del Paese. Anni di sfruttamento hanno garantito rese agricole invidiabili ma, ammette Pechino, “hanno anche consumato le sostanze nutritive“. Inoltre “lo strato di suolo nero si sta assottigliando, mettendo a rischio la sicurezza ecologica e lo sviluppo agricolo sostenibile del Paese”. In alcune aree, la materia organica del suolo è diminuita del 75% rispetto ai livelli degli anni Cinquanta.

Il “Global Status of Black Soils” della FAO fa seguito alla presentazione a fine maggio, in occasione dell’ultima sessione plenaria della Global Soil Partnership, della mappa globale dei black soils (GBSmap).

La mappa è il frutto di due anni di lavoro, decisi all’interno dell’International Network of Black Soils (INBS). L’organismo riunisce, in modo volontario, i Paesi che presentano terre nere nel proprio territorio, per confrontarsi su questioni tecniche comuni, relative alla conservazione e alla gestione sostenibile di questi suoli.