L’ultimo rapporto dell’Organizzazione Onu per l’agricoltura avverte: “La biodiversità del suolo offre una soluzione alla maggior parte dei problemi del Pianeta”. Agricoltura sostenibile e dati sono gli strumenti chiave. Ma occorre cooperazione
di Matteo Cavallito
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La biodiversità del suolo è un fattore decisivo per il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico e climatico oltre che per la sicurezza alimentare e sanitaria. La sua importanza, tuttavia, è ancora ampiamente sottovalutata e la sua tutela è messa a rischio dalla carenza di dati, di politiche comuni e di standard globali. È il messaggio lanciato dalla FAO nel suo ultimo rapporto. L’indagine, realizzata con la collaborazione di 300 scienziati, sottolinea l’enorme peso della varietà biologica capace, secondo gli autori, “di offrire soluzioni alla maggior parte dei problemi del Pianeta”. Proprio per questa ragione, sottolinea ancora la FAO, occorre puntare sulle nuove tecnologie – a partire dall’intelligenza artificiale – per sviluppare la conoscenza delle proprietà dei terreni e gestire questi ultimi attraverso pratiche sostenibili.
Un Sistema complesso in equilibrio costante
Il suolo, ricorda la FAO, ospita un quarto della biodiversità complessiva del Pianeta. Oltre il 40% degli esseri viventi, inoltre, si relaziona con il terreno nel corso del suo ciclo di vita. A destare particolare meraviglia è soprattutto lo scenario sotterraneo che ospita la microfauna dei microbi. Così come l’universo macro di vermi, formiche e termiti che operano in un rapporto competitivo ma a tratti simbiotico garantendo la continuità del sistema. Il risultato? Una catena alimentare che si rinnova, un equilibrio chimico con le piante, una stabilizzazione del suolo in contrasto all’erosione.

Organizzazione della rete alimentare del suolo. Modello semplificato dei diversi gruppi di organismi del suolo: i microrganismi, micro, meso e macrofauna sono raggruppati in tre categorie nella rete alimentare e la sua differenziazione funzionale. In primo luogo, la micro-rete alimentare (linee tratteggiate) comprende batteri e funghi, che sono alla base della rete alimentare e decompongono la materia organica del suolo, che rappresenta la risorsa di base dell’ecosistema del suolo, e i loro predatori diretti, protozoi e nematodi. In secondo luogo, i trasformatori della lettiera includono i microartropodi che frammentano la lettiera, creando nuove superfici per l’attacco microbico. Infine, gli ingegneri dell’ecosistema, come termiti, lombrichi e formiche, modificano la struttura del suolo migliorando la circolazione di nutrienti, energia, gas e acqua. Adattato da Coleman e Wall, 2015. FONTE: FAO State of knowledge of soil biodiversity—Report 2020.
Dalla biodiversità al biorisanamento
Il fatto, argomenta la FAO, è che tutto questo ha un impatto enorme sulla vita del Pianeta. “Il ruolo del terreno nel contrastare il cambiamento climatico non può essere sottovalutato” si legge nel rapporto. E se è vero che un suolo sano è in grado di trattenere un ammontare di carbonio superiore al quantitativo immagazzinato dall’atmosfera e dalla vegetazione messe insieme, ecco che la tutela della biodiversità – che della salute del terreno è l’elemento chiave – diventa imprescindibile.
Decisiva, in questo senso, la pratica del biorisanamento che si basa tanto sull’uso di microrganismi specifici capaci di biodegradare le sostanze inquinanti quanto sugli interventi di modifica delle condizioni del terreno per favorire lo sviluppo della fauna microbica. I risultati? Prodigiosi, sostiene l’organizzazione. In caso di fuoriuscita di petrolio, si legge nel rapporto, batteri e funghi del terreno possono arrivare a ridurre dell’85% l’ammontare della contaminazione.
Allarme antibiotici
Tra i principali nemici del suolo, lo studio della FAO cita in particolare la deforestazione, l’acidificazione, l’inquinamento e l’erosione. Ma nell’elenco rientra anche l’impiego eccessivo di fitofarmaci. Proprio questi ultimi, infatti, sono tuttora tra i principali responsabili della perdita di biodiversità con tutte le ricadute del caso sull’agricoltura e la sicurezza alimentare. Sotto accusa, in particolare, l’uso degli antibiotici negli allevamenti. “Una parte significativa dei farmaci usati nelle colture e nel bestiame finisce nel suolo, influenzando la biodiversità e creando resistenza antimicrobica negli organismi che vi abitano”. I prodotti biologici rappresenterebbero una valida alternativa ma “il loro costo elevato ne limita l’adozione da parte degli agricoltori”. Ciò non toglie, osserva ancora il rapporto, che alcuni coltivatori abbiano imparato a creare da sé i propri biofertilizzanti riproducendo “consorzi nativi di microrganismi del suolo”.
Dati e cooperazione per un suolo sostenibile
Nel suo rapporto, infine, l’organizzazione sottolinea l’importanza dell’uso massiccio dei dati nel monitoraggio del suolo. Un’operazione notoriamente ricca di potenzialità. Alcuni Paesi si stanno già muovendo ma nella maggior parte dei casi prevale ancora “una mancanza di conoscenza, capacità e risorse per implementare i principi di salute del suolo e di valorizzazione della biodiversità”. Le raccomandazioni includono non a caso la standardizzazione dei protocolli di analisi in tutto il mondo, l’adozione di pratiche di gestione sostenibile dei terreni – nella politica agricola così come nella pianificazione urbana – e la cooperazione a livello globale.