La siccità cresce. Ma solo il 4,6% dei terreni è irrigato con acque reflue
VI Forum Acqua di Legambiente e Utilitalia: l’agroecologia e le buone pratiche sono ancora un grande potenziale inespresso. Il riutilizzo delle acque reflue depurate potrebbe coprire il 45% della domanda irrigua. Con l’uso del goccia a goccia consumi ridotti tra il 40 e il 70%
di Emanuele Isonio
“Le proiezioni suggeriscono che la siccità si verificherà molto più spesso che in passato. I cambiamenti climatici hanno un impatto diretto sulla frequenza e sull’intensità delle precipitazioni”, spiegava ormai un anno fa la Commissione europea, presentando l’Atlante continentale del rischio siccità. “La scarsità d’acqua potrebbe aumentare in modo significativo, in particolare nel Mediterraneo e nell’Europa orientale”. Gli interventi per adattarsi a questa nuova situazione, in particolare nel settore agricolo, sono urgenti e, per fortuna, esistono. Ma la loro diffusione è ancora inadeguata. A confermarlo sono i dati presentati da Legambiente e Utilitalia (la federazione che riunisce le aziende speciali operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas) al VI Forum dell’Acqua.
Le acque reflue potrebbero coprire il 45% della domanda irrigua
Agroecologia, agricoltura 4.0, recupero e riutilizzo delle acque reflue depurate e di quelle piovane: soluzioni possibili su cui lavorare. Ma la strada resta ancora lunga. Un esempio su tutti: in Italia ancora oggi solo il 4,6% dei terreni irrigati utilizza le acque reflue depurate e c’è poca attenzione al recupero delle acque piovane.
Eppure il potenziale sarebbe ben più ampio: stando ai dati Utilitalia, attraverso le acque reflue si potrebbe coprire fino al 45% della domanda irrigua nazionale. In particolare, Legambiente ricorda che se opportunamente trattata, dai depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di metri cubi all’anno di acqua ricca di nutrienti. Una risorsa preziosa su cui il Paese dovrebbe puntare dandosi degli obiettivi di crescita con un riutilizzo in agricoltura del 20% delle acque reflue depurate entro il 2025, il 35% entro il 2027 e il 50% entro il 2030.
I vantaggi dell’agroecologia
A questo si aggiunge il grande aiuto garantito dall’agricoltura 4.0: attraverso l’ottimizzazione dei processi produttivi e l’uso di strumenti quali l’irrigazione a goccia, il consumo di acqua potrebbe ridursi tra il 40 e il 70%. Tante linee di intervento che renderebbero il comparto agricolo più sostenibile e più resiliente alla crisi climatica.
“L’acqua – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è una risorsa vitale ma anche sempre più scarsa a causa di stress idrico e siccità. Per questo è fondamentale utilizzarla meglio e meno e in questa partita l’agricoltura ha un ruolo strategico. Occorre, perciò, mettere al primo posto l’agroecologia e le buone pratiche agroecologiche”. Attraverso l’uso di piante meno idroesigenti, l’aumento della sostanza organica nei suoli e buone pratiche colturali si può infatti ridurre sensibilmente l’uso di acqua. “In questo modo – prosegue Ciafani – si può rispondere al meglio alla crisi climatica, agli eventi meteo estremi, all’abbassamento delle falde e ai fenomeni di desertificazione a cui stiamo assistendo in modo sempre più frequente.
L’urgenza di una visione strategica
Per colmare il gap tra il realtà attuale e futuro auspicabile, Legambiente sottolinea l’importanza di intervenire anche sui ritardi normativi che rallentano la diffusione delle buone pratiche. In particolare l’Italia è in attesa della scrittura del Decreto del Presidente della Repubblica che dovrà regolamentare il riutilizzo delle acque reflue trattate per i molteplici usi irrigui, industriali civili e ambientali. C’è poi la questione del recupero e riutilizzo delle acque piovane: su questo – sottolineano i vertici dell’associazione ambientalista – serve una visione strategica capillare sul territorio che favorisca l’accumulo e la reimmissione in falda e che avrebbe anche l’effetto di mitigare e ridurre i danni di eventi meteo estremi, che sempre più spesso mettono in ginocchio gli agricoltori, con un impatto economico crescente.
La fotografia di questi ultimi evidenzia già da sola l’urgenza di intervenire: l’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha calcolato che negli ultimi 4 anni si sono registrati 96 eventi meteo estremi legati all’acqua che hanno colpito il comparto agricolo. La maggior parte dei danni sono dovuti a grandinate (58%), siccità (27%), allagamenti (10%) e alle esondazioni fluviali (4%). Le regioni più colpite: Piemonte, Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Sardegna.
Acque reflue inutilizzate, un problema globale
Il potenziale nascosto connesso con il riutilizzo delle acque reflue d’altro canto non è un tema solo italiano. Già nell’autunno 2023, un report dell’Unep (Programma Onu per l’Ambiente) evidenziava come, a livello mondiale, solo l’11% del totale stimato delle acque reflue domestiche e industriali viene attualmente riutilizzato. In Francia, la percentuale si ferma allo 0,1%.
Al tempo stesso, metà delle acque reflue mondiali viene rilasciata senza trattamenti adeguati, diventando così un pericolo per la salute umana oltre che per l’ambiente. Tuttavia – spiegava il report Unep – grazie ai principi dell’economia circolare sarebbe possibile garantire oltre 10 volte l’acqua fornita dall’attuale capacità di desalinizzazione globale, compensare oltre il 10% dell’uso globale di fertilizzanti e irrigare circa 40 milioni di ettari di terreni agricoli.

Produzione di acque reflue municipali nei diversi continenti nel 2015 e previsioni al 2050. Dati in miliardi di metri cubi.
FONTE: Qadir e altri, 2020; GRID Arendal – Studio Atlantis, 2030
“Il riuso delle acque depurate rappresenta un tassello importante insieme alla costruzione di invasi a uso plurimo, all’utilizzo dei fanghi di depurazione e dei rifiuti organici come fertilizzanti, fino al recupero del fosforo e alla produzione di biometano” osserva Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia. “L’utilizzo dei reflui depurati in agricoltura è una soluzione che dovrebbe diventare strutturale applicando all’acqua, laddove economicamente sostenibile, gli stessi principi dell’economia circolare. I gestori sono pronti a fare la propria parte, considerando che il nostro Paese ha depuratori di ottima qualità”.


Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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