Lo studio dell’EEA: dal 1980 gli eventi estremi sono costati al Vecchio Continente mezzo trilione di euro e 145mila morti. Il cambiamento climatico resta la principale minaccia. Troppo limitata, ad oggi, la copertura assicurativa
di Matteo Cavallito
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Negli ultimi 40 anni gli eventi naturali estremi legati al cambiamento climatico – dalle tempeste alle ondate di caldo, passando per le alluvioni – hanno martoriato l’Europa delineando un bilancio pesantissimo. La conta dei morti, in particolare, oscilla tra le 85 e le 145mila unità. Mentre il computo dei danni viaggia attorno ai 500 miliardi di euro. Lo ha riferito quest’anno l’ultimo rapporto della European Environment Agency (EEA).
Lo studio, che prende in considerazione il periodo 1980-2019 in un’area che comprende 32 Paesi (i 27 della UE oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia), punta il dito sulla scarsa copertura finanziaria dei rischi (meno di un terzo dei danni era assicurato). Evidenziando il peso di alcuni eventi particolarmente devastanti. Il 3% circa dei disastri, infatti, sarebbe stato stato responsabile del 60% delle perdite.
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— EU EnvironmentAgency (@EUEnvironment) February 3, 2022
Per l’Italia 90 miliardi di danni
Nella classifica per Paesi la Germania occupa il poco invidiabile primo posto con danni totali per 107,6 miliardi di euro. Sul podio anche la Francia (99 miliardi) e l’Italia (90). Nella graduatoria pro capite, invece, i danni maggiori si rilevano in Svizzera, Slovenia e Francia. È sempre la Svizzera, infine, a registrare i costi maggiori per km2 davanti alla Germania e all’Italia.
Il peso della ricaduta economica, ovviamente, va ponderato per la copertura assicurativa che interessa in media meno di un terzo dei danni e varia notevolmente da Paese a Paese. Se in Olanda e in Danimarca i danni assicurati oscillando tra il 55% e il 56% del totale, in Romania e in Lituania si viaggia all’1%.
Il risultato è che le diverse nazioni si trovano a pagare un costo relativo decisamente variabile. A fronte dei quasi 100 miliardi di danni accumulati, per dire, la Francia ha beneficiato di circa 40 miliardi di copertura. In Italia, per contro, 85 dei 90 miliardi di costi sostenuti non hanno fatto scattare alcun risarcimento.

Germania, Italia e Francia, hanno accumulato da sole quasi 300 miliardi di euro di danni da eventi climatici e metereologici estremi. Immagine: EEA Attribution 2.5 Denmark (CC BY 2.5 DK)
Caldo killer
Enormi, come si diceva i costi umani. 42.400 circa sono le vittime in Germania, 26.800 quelle francesi e 21.600 quelle rilevate in Italia. Secondo gli autori buona parte dei decessi – oltre l’85% nel periodo in esame – è da imputare alle ondate di caldo. Quella del 2003, da sola, “ha causato la maggior parte dei decessi, arrivando a coprire dal 50 al 75% di tutte le morti causate da eventi meteorologici e climatici negli ultimi quattro decenni”, segnala il rapporto. “Ondate successive hanno provocato molte meno vittime poiché le misure di adattamento sono state adottate in diversi Paesi e da differenti operatori”.
All’aumento delle temperature, potremmo aggiungere, è legato anche un altro fenomeno potenzialmente devastante: la diffusione degli incendi. Secondo la Commissione Europea, nel 2019 e 2020 la stagione delle fiamme si è allungata rispetto al passato mentre il numero di roghi e l’area bruciata hanno superato la media degli ultimi dodici anni. Tra le cause più rilevanti si collocano la cattiva gestione e l’uso improprio del suolo, i comportamenti umani e, ovviamente, le condizioni meteorologiche influenzate dal clima.
L’Europa deve difendersi dagli eventi estremi
L’analisi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente è stata resa possibile dall’impiego di due diverse fonti di dati. I ricercatori, nell’occasione, hanno fatto ricorso alle informazioni fornite dalla compagnia assicurativa Munich Re e a quelle rilevate da Risklayer, un think tank indipendente di Karlsruhe, in Germania. Il rapporto contribuisce così a coprire un pericoloso vuoto informativo che da sempre condiziona la capacità di valutazione delle autorità nazionali.
Nella maggior parte dei Paesi europei, infatti, non esiste alcun sistema di calcolo dei danni prodotti dagli eventi estremi. Una carenza da superare al più presto, suggeriscono i ricercatori, alla luce del crescente rischio associato al cambiamento climatico.
Il monitoraggio dell’impatto di questi eventi, ricorda il rapporto, “consente ai decisori politici di migliorare le misure di adattamento al cambiamento climatico e di riduzione del rischio di disastri, minimizzando così i danni e la perdita di vite umane”. Importante, infine, l’estensione delle coperture assicurative. Un modo per “aumentare la capacità delle società di ristabilirsi dai disastri, ridurre la vulnerabilità e promuovere la resilienza”.