19 Giugno 2023
Tra gli eventi meteo estremi, le alluvioni e inondazioni sono quelle aumentate di più nei primi 5 mesi del 2023: +87%. FOTO: Juan Manuel Sanchez su Unsplash

Il calcolo è dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Da inizio anno registrati 122 fenomeni meteo che hanno causato danni. Le regioni più colpite: Emilia Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana. Urge approvare il Piano di adattamento climatico e la legge per la tutela del suolo

di Emanuele Isonio

 

Il trend degli eventi climatici estremi è in crescita. Segno di un pianeta Terra sempre più minacciato da una crisi climatica che non arresta la sua corsa. Il fenomeno non risparmia nessun Paese al mondo. Certamente non ne è esente l’Italia: da inizio anno sono infatti aumentati del 135% rispetto a a inizio 2022. Lo rivelano i nuovi dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente.

Una crisi che accelera

In particolare, nella Penisola, da gennaio a maggio, si sono registrati 122 eventi estremi contro i 52 degli stessi mesi dell’anno precedente. Numeri che portano a 1687 gli episodi dal 2010. Gli allagamenti da piogge intense sono la tipologia che si è verificata con più frequenza. 30 gli eventi di questo tipo, contro i 16 dei primi 5 mesi del 2022, (+87,5%).Da inizio anno sono sei le regioni più colpite da eventi climatici estremi: EmiliaRomagna (36), Sicilia (15), Piemonte (10), Lazio (8), Lombardia (8), Toscana (8).

“L’alluvione che ha colpito nelle scorse settimane l’Emilia-Romagna e le Marche, ma anche le violente piogge che si sono abbattute in Sardegna e in altre regioni d’Italia sono l’ennesima dimostrazione di quanto la crisi climatica stia accelerando il passo causando ingenti danni all’ambiente, all’economia del Paese, e perdite di vite umane” commenta il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani.

Dati di sintesi degli eventi meteo estremi 2023. FONTE: Osservatorio Città Clima Legambiente.

Dati di sintesi degli eventi meteo estremi 2023. FONTE: Osservatorio Città Clima Legambiente.

Le azioni da intraprendere

I dati in rapida crescita, sottolinea Legambiente, lasciano il nostro Paese scoperto sul fronte delle azioni necessarie sia sul fronte del contrasto sia su quello, urgentissimo, della resilienza. L’Italia – suggeriscono gli esperti dell’associazione ambientalista – deve intervenire almeno lungo tre direttrici: approvare il Piano di adattamento climatico, di cui il Paese è ancora sprovvisto. Deve poi approvare una legge contro il consumo di suolo di cui si discute da almeno 11 anni: nel 2016 si era arrivati al sì da parte della Camera dei deputati ma il provvedimento rimase poi insabbiato al Senato e da quel momento, nelle successive legislature, proposte di legge analoghe non hanno mai superato la fase dell’esame preliminare nelle commissioni competenti.

C’è inoltre l’esigenza – sottolinea Legambiente- di aggiornare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Uno strumento fondamentale per mettere in campo, nei prossimi anni cruciali da qui al 2030, un’ambiziosa azione climatica europea e nazionale in grado di contribuire a contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C e fronteggiare l’emergenza climatica. L’Italia, in sintesi, deve andare ben oltre l’inadeguato obiettivo climatico nazionale del 51% proposto nel PNRR per il 2030.

Dal recente rapporto dell’ISPRA sugli scenari emissivi dell’Italia emerge che nel 2030 con le politiche correnti il Paese potrà raggiungere una riduzione delle emissioni climalteranti di appena il 33% rispetto ai livelli del 1990. Ma il ritardo attuale può essere colmato e l’obiettivo climatico del 65% raggiunto. Per farlo, cruciale sarà il contributo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. In questa partita è fondamentale, anche per accelerare la transizione energetica, prevedere il phase-out dei sussidi alle fonti fossili entro il 2030, liberando così importanti risorse finanziarie da investire nello sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Lo scenario emissivo complessivo in Italia. FONTE: Ispra, 2023

Lo scenario emissivo complessivo in Italia. FONTE: Ispra, 2023