La denuncia delle ONG di 60 Paesi: nell’ultimo decennio l’esposizione dei cittadini europei ai pesticidi registra un forte aumento con evidenti rischi per la salute. Lo studio “smentisce le dichiarazioni ufficiali che parlano di livelli di residui alimentari sotto controllo”
di Matteo Cavallito
Cresce l’esposizione degli europei ai pesticidi più tossici, i cui residui sono riscontrati sempre più spesso sulla frutta e la verdura abitualmente consumate nel Vecchio continente. Lo segnala un rapporto a cura di Pesticide Action Network (PAN), una federazione che raccoglie centinaia di ONG in 60 diversi Paesi. A conti fatti, l’analisi di quasi 100mila campioni di vegetali commestibili ha evidenziato un incremento del 53% dei casi di contaminazione tra il 2011 e il 2019.
“Il rapporto smentisce le dichiarazioni ufficiali secondo cui l’uso di pesticidi tossici starebbe diminuendo e i livelli di residui alimentari sarebbero sotto controllo”, si legge in una nota.
Lo studio, inoltre, “evidenzia l’incapacità degli Stati membri e della Commissione europea di applicare il Regolamento UE tutelando i consumatori”. I pesticidi osservati, rilevano i ricercatori, sono dannosi per l’ambiente e per la salute umana, al punto da essere correlati a una serie di gravi malattie come cancro, diabete e patologie cardiovascolari.
Since 2011, the EU aimed at gradually substituting toxic #pesticides, the @EU_Commission declared a 12% use ⬇️ of the more hazardous pesticides in 2019. Our report shows a 53% ⬆️ in the most hazardous pesticide residues found on European grown 🍎🍐🍒🥝 pic.twitter.com/KIkkpqAtgN
— PAN Europe (@EuropePAN) May 24, 2022
La contaminazione da pesticidi è in forte crescita
Focalizzandosi sulle sostanze più dannose, individuate come tali dalla stessa Commissione Europea nell’elaborazione della sua Farm to Fork Strategy, il piano sviluppato per rendere sostenibile il sistema di produzione alimentare, l’indagine non si limita alla misurazione dell’estensione del fenomeno ma traccia una vera e propria serie storica della contaminazione stessa.
Questa operazione, che costituisce la vera novità della ricerca, “ha mostrato una drammatica tendenza all’aumento della percentuale di frutta contaminata dai pesticidi più pericolosi tra il 2011 e il 2019, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili”.
Alcuni esempi raccontano bene il trend generale. Nel 2011, ricorda lo studio, soltanto il 4% dei kiwi venduti in Europa presentava tracce di pesticidi. Nel 2019 la quota degli esemplari contaminati era salita al 32%. Nello stesso periodo l’incidenza del fenomeno sulle ciliegie è più che raddoppiata passando dal 22% al 50%. Nel 2019, inoltre, la contaminazione è stata rilevata sull’87% delle pere prodotte in Belgio, il 74% delle ciliegie coltivate in Spagna e l’85% del sedano proveniente dall’Italia.
Il piano di riduzione non sta funzionando
Secondo la Strategia Farm to Fork 2020 dell’UE, l’uso di questa categoria di pesticidi più pericolosi dovrebbe essere dimezzato entro il 2030. Le sostanze incriminate, 54 in totale, sono classificate come “candidate alla sostituzione” in considerazione del loro potenziale impatto sulla salute, sul suolo e sull’ambiente. In base al Regolamento in vigore, gli Stati membri sono chiamati a sostituire questi composti con alternative più sicure.
“Sulla base delle vendite, la Commissione europea dichiara già una riduzione del 12% nel 2019 rispetto ai valori del 2015-2017”, sottolineano i ricercatori. “Tuttavia, il nostro rapporto, che fornisce prove sulla quantità di pesticidi che finiscono effettivamente negli alimenti consumati ogni giorno da una larga maggioranza di europei, smentisce seccamente tale affermazione: nel periodo in esame, infatti, la percentuale di frutta e verdura contaminata dai pesticidi più pericolosi è aumentata dell’8,8%“.
Tra piante e pesticidi esiste un circolo vizioso
L’uso prolungato dei pesticidi, sottolineano infine i ricercatori, favorisce anche l’insorgere di un vero e proprio circolo vizioso nella gestione delle colture. Nel corso del tempo, infatti, piante e insetti sviluppano una resistenza alle sostanze determinandone quindi un maggiore impiego. In mancanza di alternative, in altre parole, la presenza dei composti chimici in agricoltura è destinata ad aumentare.
Gli autori, di conseguenza, invocano un’azione politica forte per riformare in modo sostenibile il sistema produttivo alimentare della UE. Da qui al 2030, proseguono le ONG, l’Europa dovrebbe sostituire tutti i pesticidi pericolosi. Un obiettivo che può essere raggiunto solo imponendo traguardi vincolanti per gli Stati membri.