2 Marzo 2022

Negli Stati Uniti l’industria dei mangimi continua a fare ampio uso di pesticidi nelle colture di soia e mais per l’alimentazione animale. Nel mirino – rileva il quotidiano britannico – l’atrazina e il glifosato. Sostanze pericolose per l’uomo, gli animali e il suolo

di Matteo Cavallito

 

Listen to “The Independent: la carne USA costa 107mila tonnellate di pesticidi” on Spreaker.

Ogni anno, negli Stati Uniti, i produttori di mangimi spargono sui loro campi 235 milioni di libbre (106.600 tonnellate) di pesticidi minacciando così migliaia di specie a rischio. Lo ha rivelato il quotidiano britannico The Independent citando le stime condivise in esclusiva delle organizzazioni World Animal Protection US (WAP) e Center for Biological Diversity (CBD).

L’indagine costituisce un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del comparto. “La produzione di carne e latticini traina l’uso di queste sostanze”, scrive il quotidiano. “Un terzo dei terreni agricoli negli Stati Uniti è destinato a colture di mais e soia, essenzialmente per fornire diete molto caloriche per ingrassare gli animali d’allevamento. Queste due colture contribuiscono a circa la metà di tutte le vendite di pesticidi nel mondo”.

Allarme glifosato

Osservando i numeri del 2018, i più recenti disponibili, i ricercatori hanno puntato il dito, in particolare, su due sostanze: l’atrazina e il glifosato. Già vietata in 35 Paesi, sottolinea l’Independent, l’atrazina risulterebbe dannosa per più di mille specie protette negli Stati Uniti. A impressionare ancora di più è il glifosato che, affermano le due associazioni, sarebbe in grado di danneggiare o uccidere il 93% delle piante e degli animali protetti dall’Endangered Species Act, la norma approvata nel 1973 per la tutela delle specie a rischio.

Negli anni il glifosato è finito nel mirino degli scienziati che ne hanno studiato gli effetti negativi tanto per il suolo, privato dei servizi ecosistemici dei macroinvertebrati, anch’essi vittime del pesticida, quanto per la salute umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la sostanza “probabilmente cancerogena per le persone”.

Negli USA 146mila tonnellate di pesticidi proibiti all’estero

Il dibattito sull’utilizzo dei pesticidi negli Stati Uniti resta particolarmente intenso. Lo scorso anno, la rivista The Intercept ha accusato
Direttamente l’EPA, l’Agenzia americana per la Protezione dell’Ambiente, di non aver fatto abbastanza per contrastare l’uso di agenti chimici dannosi in agricoltura. “La crescente evidenza dei pericoli ha indotto i governi di altre grandi economie a rimuovere alcune sostanze chimiche”, rilevava la rivista. “Gli USA, un tempo faro di speranza per la regolamentazione dei pesticidi, restano indietro”.

Nel 2016, notava uno studio pubblicato nel 2019 dal biologo Nathan Donley del Center for Biological Diversity, l’ammontare totale delle sostanze vietate all’estero impiegate nel comparto agricolo statunitense nel suo insieme (mangimi e alimentazione umana) raggiungeva i 322 milioni di libbre. Pari a 146mila tonnellate.

Praterie sotto attacco

All’attenzione dei ricercatori, sottolinea ancora l’Independent, anche gli effetti indiretti delle colture di mais e soia. Oltre a stimolare l’impiego di pesticidi, infatti, questi prodotti favoriscono la distruzione di diversi habitat naturali, vittime della riconversione del suolo in campi per le monocolture. Tra i terreni più colpiti le praterie statunitensi che, tra il 2018 e il 2019, hanno ceduto circa un milione di ettari alle colture a filari prevalentemente di soia, mais e grano.

“Spogliare l’erba e la vegetazione nativa riduce drasticamente gli habitat e le fonti di cibo per una vasta gamma di specie”, conclude il quotidiano. “Le praterie sono anche un alleato naturale poco riconosciuto ma cruciale nel contrasto alla crisi climatica“. Grazie alle loro caratteristiche, infatti, queste terre “possono immagazzinare grandi quantità di carbonio”. Registrando, talvolta, livelli di sequestro “paragonabili a quelli rilevati nei suoli forestali”.