24 Gennaio 2022
La scelta degli alimenti che mangiamo, la loro provenienza e il metodo di coltivazione ha un enorme impatto sulla qualità e la salute del suolo.

La scelta dei nostri menu e soprattutto degli ingredienti che li compongono sono ottimi strumenti per ridurre il degrado del suolo e premiare le tecniche agricolturali sostenibili. Parola di Francesco Sottile, docente all’università di Palermo e tecnico della Fondazione Slow Food. Ecco i suoi consigli per migliorare il nostro stile alimentare

di Emanuele Isonio

 

Listen to “Il suolo si cura a tavola: la nostra spesa può fare la differenza” on Spreaker.

La fotografia dei suoli europei è impietosa: due terzi presentano segni di degrado, c’è ancora oggi un abuso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi che alla lunga danneggia le rese agricole. Soprattutto nell‘Europa meridionale ci sono ampi segnali di desertificazione ed erosione. Le cause sono ovviamente molte e sono strettamente connesse con i cambiamenti climatici. Ma tra queste c’è anche il tipo di dieta e di alimentazione diffusa soprattutto nel mondo occidentale. Questo significa che, per curare i suoli, c’è anche bisogno di un aumento di consapevolezza di tutti noi quando facciamo la spesa e scegliamo cosa cucinare.

Che cosa possiamo fare quindi? Lo abbiamo chiesto a Francesco Sottile, docente di Biodiversità e qualità del sistema agroalimentare aell’Università di Palermo e tecnico della Fondazione Slow Food.

Francesco Sottile è docente di Biodiversità e qualità del sistema agroalimentare all'Università di Palermo e tecnico della Fondazione Slow Food. FOTO: Francesca Cirilli.

Francesco Sottile è docente di Biodiversità e qualità del sistema agroalimentare all’Università di Palermo e tecnico della Fondazione Slow Food. FOTO: Francesca Cirilli.

Professor Sottile, prima di tutto: quanto è effettivamente profondo il legame tra la nostra dieta e la salute del suolo?

Il legame è estremamente stretto. Dipende dal fatto che l’essere umano consuma ciò che è prodotto prevalentemente attraverso l’attività agricola. Quindi il suolo, che sia un’attività di coltivazione o di allevamento, è direttamente coinvolto nella produzione di cibo. Questo significa che la scelta del consumatore, rispetto al cibo da consumare, rappresenta un’azione molto significativa nella capacità di orientare la tipologia di prodotto che arriva dai campi.

La centralità del cibo e della sua produzione rispetto alla conservazione dei suoli e al contrasto della desertificazione dilagante diventa uno strumento fondamentale.

Quali errori facciamo involontariamente scegliendo che cosa mangiare?

Sostanzialmente sbagliamo quando non guardiamo a due elementi: stagionalità e prossimità. Questi due aspetti rappresentano la base della scelta e delle ‘interazioni che possono avere con il mondo agricolo. Scegliere un prodotto stagionale, significa scegliere ingredienti ottenuto nel momento ideale in funziona della sua genetica e della facilità di coltivazione. Scegliere prodotti destagionalizzati, significa optare per qualcosa che per essere ottenuto necessita di azioni che molto spesso causano danni al suolo: fertilizzanti di sintesi, erbicidi chimici, tecniche colturali dannose. La stagionalità è uno strumento fondamentale per uno stile di vita sano per noi e per i terreni.

Per quanto riguarda la prossimità, scegliere prodotti provenienti da ambienti rurali più vicini al luogo in cui viviamo permette di sostenere un modello agricolo legato a principi di agroecologia, basato su specie legate alla nostra biodiversità. È un modello agricolo che finisce per avere effetti positivi in favore della conservazione della fertilità dei suoli.

Ci sono analisi e numeri che spieghino quanto a parità di proteine ingerite una dieta impatta sui suoli e ambiente rispetto ad altre?

Sarebbe molto bello avere strumenti tecnologici che possano fornirci questo tipo di risposte. Purtroppo questi dati sono legati fortemente ai singoli contesti colturali, a stili di vita locali, alle specie vegetali e animali consumati. Dare numeri validi sempre è praticamente impossibile.

La carne finisce spesso sul banco degli imputati quando si parla di danni ai suoli: è davvero incompatibile con la possibilità di avere suoli e terreni in salute?

Molto spesso sentiamo criminalizzare la carne senza fare corrette distinzioni. Dovremmo parlare del tipo di carne che si consuma. Il grande problema legato all’allevamento animale e al suo impatto sui suoli deriva dalla diffusione smodata dell’approccio di tipo industriale. Quest’ultimo provoca una pressione straordinaria degli animali sui suoli, ha una grande necessità di smaltire i loro scarti nella loro vita in stalla. Ciò ha prodotto un sistema non più sostenibile per i nostri suoli. Un allevamento sostenibile, che passa anche per una notevole riduzione della produzione di carne, è perfettamente compatibile con la conservazione della qualità di suoli.

Emissioni di gas serra in agricoltura in discesa dal 1990. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Emissioni di gas serra in agricoltura in discesa dal 1990. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Il problema rimane sempre lo stile di vita che scegliamo anche nel consumo di proteine animali. Consumare meno carne è ormai un consiglio unanime di medici e nutrizionisti. Ma è altrettanto importante che la carne che mangiamo sia di alta qualità e prodotta in modo sostenibile. Quindi allevamenti sostenibili, piccoli agricoltori, estrema attenzione alla conservazione dei pascoli. Solo così otteniamo carne compatibile con la permanenza degli animali al suolo.

Oltre a orientarci verso proteine vegetali, c’è l’esigenza di riscoprire specie alimentari autoctone? Penso ad alcuni tipi di semi, frutta, verdura ma anche determinate razze animali, come mucche o ovini?

Le specie autoctone hanno grande peculiarità: sono uno strumento della cultura delle popolazioni ma anche dei suoli. Coltivare una specie autoctona significa coltivare una specie che ha meno bisogno di input energetici. è più positivamente legata al clima perché è cresciuta, sviluppata e selezionata dagli agricoltori in un determinato ambiente. Quindi di per sé avrà meno bisogno di input esterni e consumerà meno acqua. In questo modo contribuirà maggiormente alla conservazione delle risorse naturali, suolo in primis. Premiare, nella nostra spesa, chi coltiva specie autoctone ed è attento all’agrobiodiversità rappresenta il primo passo per sostenere politiche di conservazione dei suoli.

La conversione biologica delle colture quanto può incidere positivamente e perché?

è un passo importantissimo. L’agricoltura biologica rappresenta un modello certificato (e quindi dimostrabile) di applicazione dei principi di agroecologia nella coltivazione e negli allevamenti. Quei principi permettono di pensare alle risorse naturali e ai loro servizi ecosistemici allo stesso modo che alla produzione e al profitto che deriva dalle coltivazioni. Significa scegliere modelli in grado di avere un approccio di conservazione e mantenimento delle risorse naturali applicate in produzione. L’agricoltura biologica è un modello agricolo che va protetto, sostenuto e rafforzato perché rappresenta il passo più importante per l’applicazione di principi agroecologici.

Agricoltura biologica, il boom continua. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Agricoltura biologica, il boom continua. FONTE: Rapporto Transizione Ecologica Aperta, ISPRA 2021.

Un’ultima domanda: che cosa rispondere a chi afferma che tutte queste scelte, seppure virtuose e giuste, sono impossibili da fare a chi ha redditi bassi e risorse economiche ridotte?

Dobbiamo imparare a stupirci molto di più quando un prodotto agricolo ha un costo molto basso. Evidentemente in quel caso c’è qualcuno che sta pagando per noi: può essere chi lavora i campi ma può essere anche l’ambiente. Consumare e pagare un prodotto biologico va fatto sapendo che si sta acquistando un prodotto che è in grado di far del bene alla propria salute ma anche all’ambiente in cui viviamo. Se mettessimo tutti questi costi in un bilancio, probabilmente ci renderemmo conto che il costo ambientale di un prodotto ottenuto in modo convenzionale non è sufficientemente evidenziato. Noi magari lo paghiamo molto poco ma c’è qualcuno che ne paga un prezzo molto alto. E quel qualcuno saranno soprattutto i nostri figli.