11 Settembre 2023

Uno studio texano ha quantificato i risparmi medi associati alla riduzione dell’uso dei fertilizzanti dopo i test del suolo. Per un’azienda USA da mille acri si superano i 130mila dollari all’anno

di Matteo Cavallito

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Un’analisi del terreno e della sua composizione consente di ridurre l’uso dei fertilizzanti e di ottenere importanti risparmi. Lo segnala un’indagine a cura della Texas A&M AgriLife Extension Service, un’agenzia di ricerca e formazione con sede a College Station, negli Stati Uniti. Lo studio, ripreso in un articolo del portale No-Till Farmer, ha quantificato le ricadute economiche positive evidenziando come piccoli investimenti possano generare risultati significativi.

“Secondo AgriLife Extension, analizzando a fondo il terreno prima di piantare mais, cotone o grano e sfruttando l’azoto residuo è possibile risparmiare da 13 a 189 dollari per acro (0,4 ettari, ndr) prendendo le opportune decisioni per la stagione di coltivazione”, si legge nell’articolo.

L’analisi del terreno è fondamentale

Secondo gli esperti, in particolare, gli agricoltori dovrebbero puntare sull’analisi di profondità per valutare meglio la presenza di sostanze nutritive pregresse. “Molti produttori si limitano a campionare il terreno nei primi 6 pollici sotto la superficie (ovvero nei primi 15 centimetri, ndr)”, ha affermato Jourdan Bell, agronoma dell’A&M AgriLife. “Quando possibile, tuttavia, sarebbe opportuno analizzare il suolo scendendo fino a 24 pollici (61 cm circa, ndr)”.

Bell, in particolare, ha ricordato come i livelli di nutrienti vegetali residui nel terreno possano variare notevolmente da un anno all’altro in base a molti fattori. Tra questi l’impiego dei fertilizzanti ma anche la frequenza delle piogge e l’irrigazione, il sistema di coltivazione e la capacità di assorbimento dell’elemento da parte delle piante nell’anno precedente.

Lo studio

Nelle High Plains del Texas, la regione presa come punto di riferimento per lo studio, le aziende locali gestiscono mediamente un migliaio di acri. Il 20% del terreno è tipicamente coltivato a grano, la parte restante è divisa equamente tra mais e cotone (400 acri ciascuno). Secondo le stime dei ricercatori, le spese per l’impiego di fertilizzanti a base di azoto ammontano a circa 190 dollari per acro nei campi mais, 118 per quelli di cotone e 54 per quelli di grano. La variabilità è legata ovviamente al diverso quantitativo necessario per ciascuna coltura.

Lo studio ha valutato cinque possibili scenari in base ai diversi livelli di applicazione dell’azoto a seguito delle analisi del terreno: 100% del quantitativo raccomandato, 75%, 50%, 25% e 0%.

Ebbene: per il mais i benefici vanno da 47 a 189 dollari per acro, per il cotone si viaggia tra i 30 e i 118 dollari mentre per il grano si oscilla tra i 13 e i 53 dollari. I costi dei test del suolo, da parte loro, sono piuttosto ridotti al punto che, a conti fatti, il risparmio netto per un’azienda agricola alla voce fertilizzanti può superare secondo gli autori i 130mila dollari all’anno.

Il prezzo e l’impatto dei fertilizzanti restano un problema

L’interesse attorno alle potenzialità dei test del suolo come strategia di risparmio nell’impiego degli additivi chimici è cresciuto negli anni passati in corrispondenza con il boom del prezzo dei fertilizzanti. Il fenomeno è esploso a partire dal 2021 per poi ridimensionarsi più di recente. I numeri attuali, in ogni caso, giustificano ancora un elevato livello di attenzione. Ad agosto l’indice dei prezzi dei fertilizzanti elaborato dalla Banca Mondiale viaggiava attorno ai 157,6 punti, il 30% in meno su base annuale.

Siamo lontani, insomma, dal record dell’aprile 2022 quando l’indice aveva sfiorato i 300 punti ma il valore odierno, al tempo stesso, è pari al doppio di quello registrato alla fine del 2020. Il problema dei costi, insomma, non è stato risolto.

Ridurre l’impiego delle sostanze a base di azoto, in ogni caso, non produce solo vantaggi economici. Un uso eccessivo dell’elemento, infatti, può avere un impatto ambientale negativo contaminando i corsi d’acqua e causando fenomeni come l’eutrofizzazione del suolo (ovvero l’eccessivo arricchimento di nutrienti) e mettendo a rischio la salute degli animali e dell’uomo.