28 Marzo 2023

L’iniziativa della Global Research Alliance punta a far crescere la disponibilità dei dati sull’impatto dei fertilizzanti nel Pianeta. E a valutare meglio l’efficacia delle pratiche di mitigazione

di Matteo Cavallito

Listen to “Uno studio monitorerà le emissioni globali di azoto dai fertilizzanti” on Spreaker.

Quantificare correttamente le emissioni agricole legate all’impiego di fertilizzanti azotati. È questo l’obiettivo del progetto lanciato dalla Global Research Alliance (GRA), un’organizzazione internazionale per la cooperazione scientifica che include 67 Paesi membri. Fondata nel 2009, l’Alleanza si impegna a studiare nuovi metodi di mitigazione dell’impatto delle colture e degli allevamenti sull’ambiente e il clima.

L’ultimo progetto di ricerca, discusso nelle scorse settimane presso l’Agricultural Climate Research Centre del Teagasc, l’autorità per la ricerca in campo agroalimentare della Repubblica d’Irlanda, punta a migliorare la disponibilità dei dati sul fenomeno. Nonché a identificare le migliori pratiche di gestione per aiutare gli agricoltori a ridurre le emissioni associate alle loro attività.

Il problema dei dati

Le emissioni gassose dall’impiego di fertilizzanti a base di azoto, spiega la GRA, “possono variare in modo significativo a seconda di come, dove e quando viene utilizzato un prodotto”. Inoltre, “è stato dimostrato che modificare i sistemi agricoli e apportare cambiamenti alle pratiche di gestione, come i tempi, la quantità, il tasso e il luogo di applicazione dei fertilizzanti, può influenzare notevolmente la quantità di nitrati emessa”.

Il problema però è che calcolare l’impatto delle sostanze non è semplice. “Quantificare le emissioni in situazioni diverse nei registri nazionali è una sfida significativa per molti Paesi”, osservano i promotori del progetto.

E ancora: “C’è una carenza di informazioni sulle condizioni ambientali e del suolo e sulle variabili rilevanti che sono alla base delle stime con lacune significative per alcune regioni e sistemi produttivi”. Questo fenomeno, di conseguenza, “limita l’affidabilità delle statistiche ufficiali sui gas serra e la possibilità da parte di queste ultime di rispecchiare correttamente l’effetto delle azioni di mitigazione messe in atto”.

Necessarie nuove misurazioni

Nell’ambito del progetto i ricercatori compileranno i dati esistenti ed effettueranno nuove misurazioni sul campo per individuare fattori di emissione specifici a seconda del contesto. In questo modo sarà possibile valutare meglio l’impatto dei fertilizzanti e consentire una contabilizzazione più precisa delle emissioni e dell’efficacia delle pratiche di mitigazione. Alcuni Paesi, come Irlanda e Nuova Zelanda, hanno già stanziato finanziamenti pubblici per la realizzazione di un database internazionale del rilascio dei gas serra nei terreni erbosi.

Secondo Marta Alfaro, vicedirettore dell’Instituto de Investigaciones Agropecuarias di Santiago, in Cile, il progetto incoraggerà gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dai fertilizzanti azotati, consentendo che il loro utilizzo sia riportato in modo più accurato nella contabilità dei gas serra a livello nazionale, e di ottimizzare l’efficienza dell’uso dell’azoto nelle colture e nei pascoli.

Il suolo assorbe oltre 100 milioni di tonnellate di fertilizzanti all’anno

Quello dell’impatto delle sostanze nei terreni globali resta un tema caldo. Lo scorso anno, il rapporto “Global Assessment of Soil Pollution” della FAO ha evidenziato come l’impatto delle attività umane più nocive sia cresciuto nel XXI secolo. Nel 2018, in particolare, i suoli del Pianeta hanno assorbito 109 milioni di tonnellate di fertilizzanti azotati sintetici. Un fenomeno che si affianca al crescente impiego dei pesticidi (più 75% su scala globale tra il 2000 e il 2017).

I problemi, però, non sono confinati ai terreni. Un recente studio a cura di un gruppo di scienziati dell’Università di Nagoya, in Giappone, ha dimostrato ad esempio come l’azoto proveniente dal suolo contribuisca in modo decisivo alla contaminazione dei corsi d’acqua. E non senza conseguenze. “L’azoto è un nutriente essenziale per le piante e il fitoplancton”, hanno spiegato gli autori. “Ma livelli eccessivi di nitrati possono danneggiare la qualità dell’acqua, causare eutrofizzazione (l’eccessivo arricchimento di nutrienti) e comportare rischi per la salute degli animali e dell’uomo”.