5 Ottobre 2022

Un progetto della FAO punta a raccogliere informazioni sui nutrienti del suolo per ottimizzare l’uso dei fertilizzanti nell’Africa Subsahariana e in America Centrale. Un’iniziativa che punta a contrastare l’impatto del forte rialzo dei prezzi sul mercato

di Matteo Cavallito

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Mappare il suolo e il suo contenuto di nutrienti nell’Africa Subsahariana e in America Centrale per poter utilizzare i fertilizzanti in modo più efficiente. È l’obiettivo di un progetto della FAO che punta a individuare nuove soluzioni in un contesto reso problematico dall’impennata dei prezzi sul mercato globale.

In alcune regioni caratterizzate da potenziale insicurezza alimentare, ha dichiarato il Direttore Generale dell’organizzazione, Qu Dongyu, si osserva “un calo nell’uso dei fertilizzanti dovuto all’aumento dei prezzi”. In questo quadro, ha aggiunto, “comprendendo di quali nutrienti hanno bisogno i nostri terreni e le nostre colture, ridurremo gli sprechi nell’applicazione di queste sostanze e ne aumenteremo l’efficacia”.

Il progetto

Il progetto, che conta anche su un finanziamento di 20 milioni di dollari dal governo statunitense, porterà alla realizzazione di una mappatura mirata dei nutrienti del suolo aggiornando le informazioni disponibili nelle nazioni coinvolte. Tra queste ci sono Guatemala, Honduras ed Etiopia. In quest’ultimo Paese, in particolare, l’agricoltura è praticata quasi interamente da piccoli proprietari e rappresenta il 40% dell’attività economica a valore aggiunto della nazione oltre a essere la prima fonte di occupazione per oltre l’80% dei residenti.

Qui, la FAO “ha già sostenuto l’ampliamento di un progetto pionieristico per generare informazioni tempestive, in particolare su come ottimizzare l’uso dei fertilizzanti, e ha già portato a un aumento della resa e della disponibilità di cereali di alta qualità nel Paese”.

L’iniziativa è parte di un programma per la creazione di banche dati nazionali sul suolo e di sistemi informativi da mettere a disposizione dei governi e degli operatori privati. Questi strumenti, sostiene ancora la FAO, “possono generare benefici a lungo termine, oltre a migliorare la flessibilità di breve periodo per adattarsi alle tendenze dei mercati dei fertilizzanti e alle dinamiche climatiche senza compromettere la produzione”.

Il nodo dei fertilizzanti

Il riferimento chiama in causa l’impennata dei costi associati ai prodotti usati in agricoltura. Ad agosto l’indice dei prezzi dei fertilizzanti elaborato dalla Banca Mondiale segnava circa 210 punti contro i 131 di 12 mesi prima. Un rialzo su cui incide tanto l’onda lunga che ha investito il comparto delle materie prime nella ripresa post Covid quanto alcuni fenomeni più recenti come il forte incremento del valore di mercato del gas, elemento essenziale per la produzione dei prodotti a base di azoto. E non è tutto: “Anche le interruzioni delle forniture dalla Russia e dall’Europa orientale in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina stanno avendo un effetto”, ha scritto Forbes.

Inoltre, “le restrizioni alle esportazioni cinesi stanno esacerbando la carenza di offerta. L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sta inoltre contribuendo a far crescere il valore dei fertilizzanti, incoraggiando gli agricoltori ad aumentare la semina delle colture, con conseguente aumento della domanda di sostanze nutritive”.

Il contesto odierno, ovviamente, riporta d’attualità gli avvertimenti lanciati in passato dall’UNEP (l’Agenzia Onu per l’Ambiente), la FAO e l’OMS. Le tre organizzazioni, in particolare, hanno denunciato i pericoli per l’ambiente e la salute umana legati a un uso eccessivo e improprio dei fertilizzanti.

Africa e America Centrale al centro dell’iniziativa

La gestione efficiente e sostenibile del terreno, evidenzia la FAO, è la chiave per contrastare il fenomeno dell’insicurezza alimentare migliorando la resa dei raccolti e preservando la salute dell’ecosistema. Un problema particolarmente sentito in Africa dove il fenomeno della denutrizione colpiva nel 2021 quasi il 10% della popolazione contro l’8% del 2019.

Preoccupazioni analoghe interessano alcune aree dell’America Centrale. “Circa una persona su sei in Guatemala e Honduras soffre di denutrizione e circa la metà non può permettersi una dieta sana”, ricorda ancora la FAO.

Nella regione, “L’agricoltura si concentra tradizionalmente sulle montagne i cui pendii sono particolarmente vulnerabili alle frane e all’erosione idrica. Queste forze, esacerbate da eventi meteorologici estremi catalizzati dal fenomeno de La Niña (il raffreddamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico, ndr), i cui effetti sono spesso ulteriormente amplificati dalla deforestazione e da altri fattori umani, portano alla rimozione degli strati meno profondi del suolo, che sono ricchi di materia organica, e possono innescare squilibri di nutrienti”. La prima iniziativa di mappatura digitale in America Latina a cura della FAO, nota come SISLAC, è stata lanciata cinque anni fa.