Fino a ottobre, la “Compagnia del Suolo” farà un tour in nove tappe. Il monitoraggio, patrocinato da ISPRA, analizzerà la salute dei terreni coltivati con metodo biologico e convenzionale e l’impatto causato dall’uso di sostanze chimiche
di Emanuele Isonio
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Quattro giovani esperti di comunicazione ambientale e agronomi qualificati in giro per l’Italia fino a metà ottobre in un percorso che li porterà a coprire circa 4mila chilometri. Il nome dell’impresa – dal vago sapore tolkieniano – ne suggerisce anche l’obiettivo: “La Compagnia del suolo” si fermerà ogni volta in campi convenzionali e biologici di nove regioni diverse. In ciascuna tappa preleverà campioni di suolo che saranno poi esaminati da laboratori specializzati accreditati. L’intento è verificare la presenza nei terreni di sostanze chimiche derivate dall’uso di insetticidi, diserbanti, fungicidi.
In coincidenza dei prelievi, saranno organizzati nove eventi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei centri maggiori più vicini alle aree di prelievo, con la partecipazione delle associazioni locali di agricoltura biologica e delle associazioni ambientaliste. I risultati delle analisi dei vari campioni di terreno saranno presentati e discussi in un evento finale che si terrà a Roma a inizio novembre.
Alla scoperta del tesoro nascosto
A parlare dunque saranno le analisi dei suoli esaminati. L’azione dimostrativa vuole mettere in evidenza la presenza di inquinanti che minacciano la salute dell’ambiente e dei cittadini. Non solo: vuole contribuire a spiegare il ruolo ancora sottovalutato e poco compreso del terreno per la nostra vita e la nostra salute. Un tesoro nascosto, come lo definisce la Global Soil Partnership della FAO che ricorda: “Ci sono più organismi in un grammo di suolo sano che persone sulla Terra” . Il 95% del nostro cibo proviene dal suolo, ma il 33% del suolo terrestre è già degradato e questa percentuale potrebbe salire al 90% entro il 2050”. Dal punto di vista climatico, un disastro. Senza considerare poi i molti servizi ecosistemici che i suoli sani offrono gratuitamente: oltre a cibo e clima, non va dimenticata la purificazione dell’acqua, il controllo del dissesto idrogeologico, l’attività di sequestro di carbonio e il patrimonio culturale.
“Il suolo sano assorbe potenzialmente anidride carbonica dall’atmosfera, riducendo il gas che è il maggior responsabile della crisi climatica”, afferma Lorenzo Ciccarese, ricercatore ISPRA. “Oggi come oggi, invece, il contributo all’effetto serra delle pratiche agricole e di gestione del suolo a livello mondiale è tra il 10 e il 12% delle emissioni globali di gas serra. Minimizzare le quantità di CO2 emesse e anzi rafforzare il potenziale di stoccaggio del carbonio da parte dei microrganismi presenti nel suolo fertile è un obiettivo centrale della lotta ai cambiamenti climatici”.

I servizi ecosistemici assicurati dal suolo e che sono a rischio a causa del suo degrado. FONTE: FAO, 2015.
La gestione sostenibile del suolo aiuta gli agricoltori
“L’agricoltura ha bisogno di suoli puliti e fertili”, commenta inoltre Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, associazione promotrice del progetto Cambia la Terra insieme a Legambiente, Lipu, WWF, ISDE Medici per l’Ambiente e Slow Food. “In questo momento, la pratica agroecologica che registra il maggior successo in termini ambientali e di salute degli alimenti è sicuramente il biologico.
“Se, come dice da anni la FAO, la cosiddetta ‘rivoluzione verde’ (industrializzazione e pesticidi) in agricoltura è fallita, occorre prendere decisioni importanti a livello nazionale e internazionale” prosegue Mammuccini. “È per questo che lanciamo una campagna di monitoraggio della qualità dei suoli che parte dai territori, coinvolge gli agricoltori biologici e convenzionali, verifica le differenze tra le due pratiche agricole. Non vogliamo dare pagelle, ma sottolineare che i primi a fare le spese di una gestione insostenibile sono gli agricoltori e che è fondamentale supportarli nel cambiamento verso pratiche agroecologiche: anche questa è transizione ecologica”.
Salute del suolo e colture sostenibili. “Con l’agroecologia una transizione per il bene del Pianeta”
Pesticidi, in 17 anni +34% a livello mondiale
Il perché della ricerca di residui chimici nel suolo è presto detto. Il sistema di controlli ambientali e sanitari monitora la presenza di pesticidi negli alimenti e nell’acqua. Nel suolo, primo organo recettore delle sostanze chimiche di sintesi utilizzate nell’agricoltura convenzionale, la presenza di molecole potenzialmente dannose per l’ambiente non viene invece rilevata su larga scala. Così come non si eseguono analisi sull’impatto dei pesticidi nell’organismo umano.
I numeri del loro uso sono tra l’altro enormi. Oggi vengono utilizzati circa mille differenti pesticidi basati su 800 sostanze attive e il numero dei composti sta crescendo nel mondo. A livello globale, si è passati dalle 3 milioni di tonnellate del 2000 alle oltre 4 milioni del 2017, ricorda la FAO. In Europa la crescita è più lenta (+8% in 17 anni) ma nonostante gli sforzi normativi e le campagne di sensibilizzazione, il trend non è stato ancora invertito.

L’uso dei pesticidi nei diversi continenti, con un confronto fra 2000 e 2017. FONTE: FAO.
“L’uso eccessivo e improprio dei pesticidi causa danni indesiderati a specie non target” si legge nel recente rapporto FAO “Global assessment on soil pollution”. “La persistenza nell’ambiente e i residui tossici possono inoltre impattare su specie utili e organismi, come gli umani, contaminando le acque e i suoli a scala globale, incluse aree remote come quelle polari”. Cominciare a proteggere il suolo iniziando dall’agricoltura, una delle attività che maggiormente si basano sull’utilizzo dei terreni e più ne hanno bisogno, è quindi sempre più necessario per difendere la nostra salute.