La crescita dell’insicurezza alimentare e la diffusione, per contro, dell’obesità evidenziano l’importanza di una dieta equilibrata. Per garantirne l’accesso a tutti – sottolinea un rapporto FAO – occorre cambiare il nostro sistema produttivo
di Matteo Cavallito
Ascolta “FAO: l’agricoltura sostenibile strada maestra per una dieta sana” su Spreaker.
Una dieta sana non può fare a meno di un’agricoltura sostenibile. Soprattutto in un contesto di crescente insicurezza alimentare. È il messaggio lanciato dalla FAO nell’ultimo rapporto regionale per l’Asia Centrale e l’Europa. “Queste aree stanno affrontando almeno in parte un aumento dell’insicurezza alimentare moderata, intesa come accesso irregolare a cibo nutriente e sufficiente, mentre si nota una crescita rapida e diffusa dell’obesità”, si legge nello studio. E non è tutto.
“Gli ultimi 12 mesi hanno dimostrato che la nostra salute e il funzionamento dei nostri sistemi agroalimentari sono fondamentali e che sono necessari maggiori sforzi”, ha detto Vladimir Rakhmanin, vicedirettore generale della FAO. Da qui l’invito a sostenere, anche economicamente, gli agricoltori che, da parte loro, “sono stati particolarmente colpiti dalle interruzioni causate dalla pandemia di COVID-19”. Perseguendo quel cambio di paradigma nell’agricoltura che la FAO sostiene da tempo.
Quel legame tra dieta e agricoltura
L’idea generale, spiega la FAO, è che l’elaborazione della dieta deve tenere conto degli impatti ambientali e climatici e dei metodi di produzione. La strategia Farm to fork dell’Unione Europea, che punta a rendere agricoltura e allevamento più sani, sostenibili ed eco-friendly, rientra in questa stessa logica. E, dati alla mano, appare più che mai urgente. In Europa, così come in Asia centrale, per altro, “la disponibilità di alimenti di origine animale è superiore alla media mondiale, mentre è inferiore il consumo di verdure, legumi e pesce” spiega il rapporto. “La conclusione principale – spiega Cheng Fang, economista della FAO e principale autore dello studio – è che nonostante i buoni progressi nella diversificazione e nella disponibilità di cibo, c’è bisogno di riorientare la produzione alimentare e i sistemi commerciali per consentire l’accesso ad un’alimentazione corretta”.
Allarme obesità per l’Europa Mediterranea
A segnalare implicitamente l’urgenza delle politiche di promozione di una dieta sana è la forte incidenza dell’eccesso di peso che si manifesta in molti soggetti giovanissimi. Casi di sovrappeso o addirittura di obesità sono sempre più diffusi con un picco massimo nell’area mediterranea. In Italia, Spagna, Grecia e Cipro, ad esempio, la quota di bambini maschi di età compresa tra i 6 e i 9 anni che risultano per lo meno in sovrappeso supera il 40%.
Il dato, diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ripreso dalla FAO, evidenzia un problema che colpisce ovviamente anche le altri classi di età con conseguenze gravi per la salute. “L’abuso di alimenti ad alto contenuto di sale, grassi e zucchero e la scarsa assunzione di frutta e verdura richiede cambiamenti strutturali nella produzione e nel consumo di cibo all’interno degli attuali sistemi alimentari” si legge nel rapporto. “I dati dell’OMS mostrano che le diete malsane sono responsabili dell’86% dei decessi e del 77% delle malattie nella regione”.

La percentuale di bambini in sovrappeso (inclusi i casi di obesità) tra i maschi di età compresa tra i 6 e i 9 anni. L’incidenza del fenomeno è particolarmente evidente nei Paesi dell’area mediterranea. Immagine: FAO, 2021 Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 IGO licence (CC BY-NC-SA 3.0 IGO
Insicurezza alimentare in crescita
Per una parte di mondo che consuma troppo (e male), per contro, ce n’è una che si alimenta troppo poco. E il fenomeno, purtroppo, è in ascesa. “Nel 2020 almeno 155 milioni di persone sono precipitati nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta a causa della pandemia e oltre che di conflitti, shock economici ed eventi meteorologici estremi”, ha spiegato di recente la FAO.
Nei 55 Paesi e territori monitorati dall’organizzazione, “oltre 75 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni presentavano nel 2020 ritardi nella crescita, ovvero sottosviluppo, mentre più di 15 milioni mostravano segni di eccessiva magrezza, ovvero di denutrizione”. L’Africa è stata epicentro del problema con quasi 98 milioni di casi tra la popolazioni. Nella lista dei Paesi colpiti negli altri continenti si segnalano in particolare Yemen, Afghanistan, Siria e Haiti. Sebbene in misura variabile, in ogni caso, nessuna area del Pianeta, inclusa l’Europa, è stata del tutto immune dal fenomeno.

Il problema dell’insicurezza alimentare riguarda anche l’Europa, sebbene con una prevalenza molto inferiore rispetto alla media globale. Immagine: FAO, 2021 Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 IGO licence (CC BY-NC-SA 3.0 IGO
La dieta sana? Costa meno del previsto
Infine il problema dei costi. Una dieta sana, nota la FAO, è spesso dispendiosa. In media, sostiene il rapporto, alimentarsi in modo equilibrato costa cinque volte tanto rispetto all’assunzione di cibo base destinato a coprire le sole esigenze energetiche degli individui. Ma il confronto, in realtà, andrebbe fatto tenendo conto anche dei costi ambientali e sociali del sistema produttivo corrente. E qui i numeri raccontano una storia diversa.
“Nel complesso, i costi totali associati alle diete sane sono molto più bassi di quelli connessi agli attuali modelli di consumo” segnala il rapporto. “Se la popolazione adottasse un’alimentazione sana, si prevede che i costi sanitari diretti e indiretti si ridurrebbero anche del 97% mentre il costo sociale delle emissioni di gas serra subirebbe una contrazione compresa tra il 41% e il 74%“. Questi benefici, conclude la FAO, “potrebbero potenzialmente aumentare nel tempo con l’innovazione e l’adozione di nuove tecnologie a favore di un’agricoltura efficiente per il clima”.