Lo sottolinea un documento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente che calcola anche la redditività degli investimenti in favore degli ecosistemi terrestri: ogni euro speso garantisce un ritorno economico tra gli 8 e i 38 euro
di Matteo Cavallito
Il ripristino dell’ambiente in Europa si tradurrebbe in un miglioramento della salute umana e della mitigazione climatica assumendo un valore, anche economico, di enormi dimensioni. È il messaggio lanciato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environment Agency, EEA) in un documento diffuso in questi mesi.
Al momento, segnala tuttavia l’organizzazione di Bruxelles, “la mancanza di ripristino degli ecosistemi, combinata con la pressione dell’uomo che provoca inquinamento, degrado del territorio e l’uso eccessivo delle risorse, sta mettendo a dura prova la natura”. Il contesto generale, insomma, resta problematico.
Quadro critico
A livello globale, spiega l’Agenzia, il 75% delle terre emerse e il 66% degli oceani sono oggi gravemente alterati dalle attività umane. Non va meglio alle aree sotto tutela che, nonostante le norme pensate per la loro conservazione, si trovano nella maggior parte dei casi in condizioni critiche. Nella UE, in particolare, l’81% degli habitat e il 63% delle specie protette sono in cattivo o pessimo stato.

La condizione dei vari habitat protetti nella UE. FONTE: European Environment Agency, 2023
“Sebbene rappresentino il 26% della superficie terrestre e il 12% di quella marina nella UE, le aree protette da sole non sono state in grado di invertire il declino della natura“, spiega l’EEA.
A determinare questa generale impotenza sono l’isolamento delle aree stesse e la carenza di risorse sufficienti a garantire una tutela completa degli ecosistemi. In Europa, prosegue l’Agenzia, “si stima che l’area degli habitat protetti da ripristinare sia pari ad almeno 259.000 km2, circa la metà della superficie della Spagna continentale. Anche altre zone, come gli habitat di alcune specie specifiche, necessitano di ripristino per arrestare il declino della biodiversità”.

L’infografica sintetizza i risultati del rapporto “Stato della natura” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. FONTE: European Environment Agency, 2022.
Il risanamento dell’ambiente paga fino a 38 volte l’investimento
Il suolo, come noto, è un altro osservato speciale. A oggi il fenomeno del degrado, a livelli diversi, interessa dal 60 al 70% dei terreni UE. Nel Vecchio Continente, in particolare, si calcolano 2,8 milioni di siti contaminati. Mentre per il 65-75% dei suoli agricoli l’apporto di nutrienti raggiunge livelli tali da creare possibile eutrofizzazione e da incidere sulla biodiversità. Il ripristino dei terreni e dei loro ecosistemi si rende, insomma, più che mai necessario. Ma il risanamento delle aree naturali, osserva ancora l’Agenzia, non offre solo vantaggi sul piano strettamente ambientale. Impressionanti, infatti, sono anche le favorevoli ricadute economiche.
“I benefici monetari derivanti dal ripristino di un’ampia gamma di torbiere, paludi, foreste, brughiere, praterie, fiumi, laghi, zone umide alluvionali e aree umide costiere dell’UE sono stimati in circa 1.860 miliardi di euro“, osserva la EEA. Il tutto, è bene sottolinearlo, a fronte di costi relativamente contenuti valutati “attorno ai 154 miliardi“.
Il saldo costi/benefici non è l’unico aspetto in gioco. Ancora più rilevante, in proporzione, è infatti l’attesa redditività dell’investimento. Secondo Bruxelles, nel dettaglio, “gli investimenti nel ripristino della natura forniscono un ritorno tra gli 8 e i 38 euro per ogni euro speso, grazie ai benefici più ampi forniti dai servizi ecosistemici che sostengono la sicurezza alimentare, la salute umana e la mitigazione climatica”.
In gioco salute, clima e sicurezza alimentare
Non è casuale, dunque, che l’Agenzia per l’Ambiente definisca il ripristino degli habitat naturali come un “intervento di salute pubblica“. In gioco, sottolinea la UE, c’è la protezione di risorse genetiche che potrebbero essere usate in campo farmaceutico e clinico e che sono ancora da scoprire. Senza contare il nesso positivo tra il risanamento ambientale e la riduzione del rischio della diffusione di malattie e dei fenomeni di salto di specie dei patogeni, una dinamica alla base delle epidemie.
Decisivo, poi, il tema della sicurezza alimentare, fortemente legata alla salute dell’ambiente come dimostra implicitamente la diffusa dipendenza dai servizi di impollinazione degli insetti che, a vario titolo, interessa l’84% delle colture.
Infine il clima: l’impatto del riscaldamento globale si manifesta oggi con l’aumento della frequenza e della portata di eventi estremi come inondazioni, ondate di calore e tempeste, sottolinea la EEA. In questo contesto, per contro, la tutela e lo sviluppo di foreste, torbiere e praterie consentirebbe di far crescere il sequestro di carbonio, una risorsa fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica a lungo termine nella UE.