6 Luglio 2023

Presentata dalla Commissione, la direttiva “per il monitoraggio del suolo”. Debora Fino (presidente di Re Soil Foundation): “vari aspetti positivi ma il testo rispecchia solo parzialmente gli obiettivi giusti e ambiziosi fissati dalla UE per il ripristino dei terreni”

di Matteo Cavallito ed Emanuele Isonio

 

Dopo decine d’anni di attesa e mesi di confronto con stakeholder e società civile, finalmente qualcosa si muove a Bruxelles. La Commissione europea ha presentato la sua proposta di direttiva sul suolo. Un  modo per ribadire l’impegno della Ue per il ripristino della salute dell’intero suolo continentale entro la metà del secolo. Ma la dichiarazione di intenti non si accompagna, per ora, all’indicazione di azioni concrete per la rigenerazione dei terreni europei e e lo stop al consumo di territorio.

La differenza tra quanto molti si attendevano e quanto è effettivamente contenuto nel testo presentato dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans e dal commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, è già nel titolo: direttiva per il “monitoraggio del suolo” e non direttiva “per la salute del suolo”. Non solo una questione semantica: l’atteso provvedimento, infatti. si concentra soprattutto sulle iniziative di mappatura. L’obiettivo generale è di istituire “un quadro coerente di monitoraggio del suolo che fornisca dati sulla salute dei terreni” in tutti i Paesi membri. Per raggiungere questo traguardo, i 27 Stati dovranno istituire “distretti del suolo” per gestire i terreni e monitorarne lo stato di salute oltre a effettuare misurazioni periodiche. Il testo stabilisce inoltre “principi di gestione sostenibile del suolo”, chiedendo ai Paesi di stabilire sanzioni “efficaci, proporzionate e dissuasive” in caso di violazione delle regole.

 

“Un punto di partenza ma dobbiamo fare di più”

“Il testo della direttiva – osserva Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation – rispecchia solo parzialmente gli obiettivi giusti e ambiziosi che la Ue aveva fissato per curare il degrado del suolo, nonostante indubbiamente individui importanti azioni di monitoraggio per tracciare, entro i prossimi 5 anni, un quadro preciso della situazione dei suoli europei”. La proposta rappresenta quindi “un punto di partenza”. Ma per tutelare i terreni continentali, precisa Fino, occorre fare di più.

“Nella sua Strategia 2030 per il Suolo, la Commissione si era data l’obiettivo di riportare in salute tutti i terreni europei entro metà secolo”, prosegue Fino. “Per riuscirci occorrono azioni concrete e coraggiose e un deciso cambio di rotta, a partire dal consumo di suolo che procede a ritmi insostenibili in molti Paesi, Italia compresa. Nella stessa introduzione alla proposta di legge, la Commissione ricorda che il 60-70% dei suoli continentali è malato e che i terreni coltivabili si sono dimezzati in 50 anni da 0,36 ettari pro capite a 0,18”.

Monitoraggio al centro dell’iniziativa

Nel corso della conferenza stampa, Sinkevicius ha ricordato come quella presentata da Bruxelles sia la prima legge sul suolo realizzata dalla Commissione sul tema. Secondo il commissario lituano, in particolare, la centralità del monitoraggio non è casuale: “Vogliamo avere un’idea chiara della situazione“, ha spiegato sottolineando come la direttiva contenga “una clausola di revisione che sarà discussa tra 6 anni”, al termine, cioè, delle operazioni di mappatura.

La decisione di istituire un quadro coerente di monitoraggio di tutti i suoli nella Ue è certamente positiva, rileva ancora Fino, al pari di quella di obbligare gli Stati membri a dotarsi di un registro aggiornato dei siti contaminati analizzandone le ricadute per la salute umana. “Ma sappiamo bene – aggiunge la presidente di Re Soil Foundation – che il monitoraggio da solo non è in grado di far invertire la tendenza al degrado della salute dei suoli. Occorre inserire dei target che siano il frutto di impact assessment, dialogo con le parti e di una visione sistemica che tenga conto degli impatti delle azioni messe in campo in ottica transettoriale”.

Consumo di suolo e carbon farming

Altrettanto positiva è la scelta di prevedere una sorta di “linee guida” che gli Stati dovrebbero seguire in caso di consumo di suolo. Secondo il testo della Commissione si dovrebbero ad esempio ridurre il più possibile le aree soggette a consumo di suolo, selezionare aree in cui la perdita di servizi ecosistemici sarebbe ridotta al minimo e compensare il più possibile la perdita di tale capacità. 

Importante, inoltre, la volontà di sostenere gli agricoltori che hanno investito in pratiche agricole sostenibili, come la rotazione colturale, ad esempio, anche attraverso modelli di carbon farming e sistemi premianti, con l’obiettivo di potenziare i casi virtuosi.

Sul tema delle pratiche agricole che favoriscono il sequestro di carbonio, Sinkevicius ha precisato che la Commissione “sta studiando ulteriori opportunità di guadagno per gli agricoltori attraverso un sistema volontario di certificazione per i suoli con sinergie per il carbonio e pagamenti per i servizi ecosistemici”. Tra gli aspetti positivi va segnalata anche l’attenzione alla riduzione degli scarti della filiera agroalimentare: il target fissato per il 2030 è -10% nella fase di processo, ma si arriva al -30% per distribuzione e consumo.

I servizi ecosistemici assicurati dal suolo e che sono a rischio a causa del suo degrado. FONTE: FAO, 2015.

I servizi ecosistemici assicurati dal suolo e che sono a rischio a causa del suo degrado. FONTE: FAO, 2015.

“Necessario integrare il contenuto della Direttiva”

La proposta di direttiva inizierà ora l’iter di approvazione. La parola passa quindi al Consiglio dei ministri UE e dell’Europarlamento. In questo quadro, Walter Ganapini, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation, sottolinea l’importanza di integrare il contenuto della direttiva nell’iter di approvazione che si aprirà nelle prossime settimane.  “È necessario – spiega Ganapini – che il Consiglio dei Ministri UE e il Parlamento europeo apportino sensibili integrazioni al testo attuale in modo da renderlo coerente con la priorità di avere suoli sani. Da essi dipende il 95% della nostra produzione agricola. Una corretta gestione del suolo, la risorsa più limitata di cui disponiamo, aiuta a mitigare la crisi climatica e ottimizza l’efficienza del sequestro di carbonio. Sono sfide che non possiamo eludere”.

Ma il passaggio parlamentare appare nient’affatto tranquillo. Il tempo per arrivare a un testo condiviso prima della scadenza della legislatura non è infinito. E proprio l’avvicinarsi della campagna elettorale per le prossime elezioni europee potrebbe creare un clima che radicalizza le posizioni in campo e rende più complessa l’approvazione. L’incidente di percorso nel quale è incorsa una decina di giorni fa la Nature restoration law (il cui testo non ha superato il voto della commissione Ambiente dell’Europarlamento ed è a rischio concreto di bocciatura anche da parte della sessione plenaria di metà luglio) lo testimonia. E a farne le spese stavolta potrebbe essere un documento essenziale sulla strada per riportare davvero in salute i suoli europei.