Il lavoro di api, farfalle, coleotteri e altri insetti vale 3 miliardi di euro l’anno solo in Italia (e 153 miliardi a livello globale). Da qui al 2026, il progetto LIFE BEEadapt interverrà in cinque aree italiane. Obiettivo: sviluppare azioni pilota replicabili e a basso costo capaci di frenare il declino degli impollinatori
di Emanuele Isonio
10 partner e 48 mesi di lavoro per predisporre una strategia condivisa su larga scala geografica per l’adattamento degli impollinatori ai cambiamenti climatici, uno dei principali fattori di minaccia per la conservazione di questi insetti e conseguentemente per il servizio ecosistemico dell’impollinazione.
È il fulcro del progetto LIFE BEEadapt, presentato a Roma in occasione della Giornata Mondiale delle Api. Un’iniziativa cruciale, non solo in chiave ambientale ma anche per gli impatti negativi che la carenza di impollinatori produce a livello sanitario, economico e di sicurezza alimentare.
I vantaggi di avere impollinatori in salute
Quando al cambiamento climatico si sommano l’incremento di pratiche agricole intensive e non sostenibili, il degrado e la scomparsa di habitat naturali e semi-naturali e la forte diffusione di monocolture, i primi a subirne l’impatto sono gli impollinatori che rappresentano una componente chiave della biodiversità globale.
La loro attività è infatti alla base di molti processi ecologici e del funzionamento degli ecosistemi. Dagli impollinatori dipende la riproduzione di oltre l’85% delle piante selvatiche e più del 70% delle colture agrarie. Ma non solo: il valore economico del servizio di impollinazione animale è stimato in circa 153 miliardi di dollari a livello mondiale, dei quali circa 26 miliardi nella sola Europa e circa 3 miliardi in Italia.
I numeri del declino
Tuttavia, secondo la European Red Lists of Bees, delle circa 2000 specie di api europee, quasi il 10% è in declino (l’8% è da considerarsi in declino a livello di popolazione e un altro 9% è a rischio di estinzione). Da questa situazione non si discosta il nostro Paese. In Italia, secondo le Liste Rosse IUCN (International Union for Conservation of Nature) delle 151 specie di api native valutate (su un totale di oltre 1100 apoidei censiti in Italia), 34 (pari al 22%) sono quelle in pericolo. Nello specifico: 5 sono potenzialmente estinte, altre 2 specie sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono vulnerabili e altre 13 sono prossime ad uno stato di minaccia. Anche i dati sulle farfalle non sono per nulla rassicuranti, delle 289 specie di farfalle diurne, 18 (pari al 6.3%) sono a rischio di estinzione.

Le api e insetti impollinatori in generale hanno un ruolo cruciale per la nostra sicurezza alimentare e per gli ecosistemi. Qui, 5 dei “servizi” garantiti dalla loro presenza. FONTE: Archivio FAO.
Voli anticipati e più brevi
Aumento delle temperature medie stagionali, gelate tardive sempre più frequenti, prolungati periodi di siccità alternati a precipitazioni intense hanno infatti provocato uno sfasamento tra i tempi di fioritura e l’attività degli impollinatori. Uno studio del 2020, condotto su 2027 specie di insetti europei, ha messo in luce come la maggior parte degli impollinatori abbia anticipato il proprio periodo di attività di quasi una settimana in risposta ai cambiamenti climatici. La data media del volo risulta anticipata di 6 giorni negli ultimi 60 anni. La durata del loro volo è invece diminuita di 2 giorni.
Ovviamente, il problema coinvolge tutti gli insetti impollinatori. Le api, ovviamente, ma insieme ad esse, anche tutti gli animali che, visitando i fiori alla ricerca di nettare e polline, contribuiscono alla riproduzione delle piante: Imenotteri (gruppo, oltre alle api domestiche e selvatiche, includono vespe e bombi); Lepidotteri (come farfalle e falene); Ditteri (soprattutto sirfidi) e Coleotteri.
Una road map di azioni pilota
Nell’ambito di questo scenario, si inserisce LIFE BEEadapt. Il progetto vuole infatti creare una road map di azioni pilota per migliorare la connettività ecologica e l’eterogeneità degli habitat in aree urbane, periurbane e rurali. Nei prossimi quattro anni, interverrà in 5 aree target italiane per sviluppare infrastrutture verdi pollinator-oriented all’interno di aree urbane, periurbane e rurali e definendo sistemi di governance multilivello per la migliore gestione dei territori a favore degli impollinatori.
Cinque le aree oggetto delle azioni pilota: il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, la Riserva naturale Montagna di Torricchio nelle Marche e tre territori nel Lazio: l’Agro Pontino, il Comune di Aprilia e le Aree naturali protette del Comune di Roma.
“Il progetto LIFE BEEadapt riconosce che la crisi climatica, nonché gli effetti negativi che da essa discendono, può essere superata solo se si costruisce un modello di azione unitario, condiviso da stakeholder pubblici e privati, dai cittadini, a livello locale, regionale e nazionale” commenta Willy Reggioni, responsabile Servizio conservazione della natura del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. “Questo è possibile solo se si creano sempre più occasioni in grado di trasmettere consapevolezza e sensibilizzare sull’importanza dell’integrità strutturale e funzionale dei sistemi naturali”.
Oltre all’Ente Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, coordinatore del progetto, sono altri 9 i partner coinvolti: l’Università di Camerino, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il CNR – Istituto per la BioEconomia, Confagricoltura Latina, l’Università Roma Tre, RomaNatura, Legambiente, il Comune di Aprilia, U-Space srl.