Il ministero dell’Agricoltura del Cile, Fondazione Chile Verde e Assobioplastiche hanno firmato un protocollo d’intesa per sperimentare e promuovere l’utilizzo dei teli pacciamanti biodegradabili. Un modo per ridurre le gravi contaminazioni da plastica dei terreni agricoli e riportare carbonio organico nei suoli
di Emanuele Isonio
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Contribuire a sviluppare un’agricoltura sostenibile in America Latina attraverso l’uso dei teli pacciamanti realizzati in polimeri compostabili, riducendo quindi i pericoli causati ai terreni agricoli dalla contaminazione da plastica tradizionale. È il principale obiettivo che ha portato il ministero dell’Agricoltura del Cile e la Fondazione Chile Verde a firmare un procollo d’intesa con Assobioplastiche, l’associazione italiana che riunisce i produttori e trasformatori di questo innovativo materiale.
Diffondere soluzioni verdi per l’agricoltura
L’intesa, sottoscritta nei giorni scorsi, permetterà di avviare un’attività sperimentale destinata a verificare e diffondere le potenzialità dei teli biodegradabili. Inoltre nelle prossime settimane verrà definito un programma di prove in campo per verificare i rendimenti e la produttività delle colture, grazie all’uso dei teli pacciamanti compostabili. Le prove saranno realizzate coinvolgendo un organismo scientifico terzo, in modo da garantire la correttezza dei dati. I risultati generali delle sperimentazioni saranno poi divulgati per stimolare la diffusione di questa best practice.
L’agricoltura si sta infatti dimostrando uno dei campi più promettenti e interessanti per le applicazioni realizzate usando biopolimeri compostabili. “È stato ad esempio dimostrato che con l’uso di questi teli, conformi allo standard europeo (EN 17033:2018), è possibile ottenere un interessante risparmio idrico, una migliore resa quantitativa e una migliore qualità organolettica.” spiega Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche. “Forti di questa esperienza, siamo convinti che i teli biodegradabili possono rendere più sostenibile l’agricoltura sia in Italia che all’estero”.
I vantaggi dei bio-teli
Il loro utilizzo è particolarmente diffuso per coltivare ortaggi in pieno campo o in serra. Oltre a garantire le stesse performance in campo dei teli plastici convenzionali, possono essere anche utilizzati su colture non tradizionalmente pacciamate. Diversamente dai teli pacciamanti in plastica tradizionale come il polietilene, quelli biodegradabili in suolo non devono essere raccolti e smaltiti al termine del ciclo colturale. Vengono invece incorporati nel terreno dove biodegradano, trasformandosi in anidride carbonica, acqua e biomassa, senza generare alcun effetto tossico.
Significativa in tal senso, oltre ai test svolti dalle società produttrici, le sperimentazioni svolte dai centri di ricerca accademici. L’ultima, in ordine di tempo, l’ha realizzata l’università di Santiago de Compostela. Lo studio spagnolo ha indagato in particolare gli effetti di diverse concentrazioni di bioplastiche compostabili certificate sulle popolazioni di Eisenia fetida, una delle specie di lombrichi più diffusi nei terreni e probabilmente tra i più importanti attori in gioco per preservarne la fertilità. Al termine dello studio, i lombrichi non hanno mostrato comportamenti insoliti: la loro mortalità non è risultata influenzata dalla presenza delle bioplastiche, sia in caso di esposizione indiretta (con i test di tossicità del suolo) sia diretta (tramite test di tossicità da contatto). Analoghi i risultati su crescita e riproduzione.
Plastica endemica
Una speranza nella lotta alla contaminazione da microplastiche, che nei terreni agricoli di molti Paesi (in particolare del continente asiatico) è ormai endemica. Lo scorso anno un rapporto della FAO ha evidenziato come le filiere agricole utilizzino ogni anno 12,5 milioni di tonnellate di prodotti in plastica. Altre 37,3 milioni di tonnellate vengono utilizzate negli imballaggi alimentari. I maggiori utilizzatori sono rappresentati dai diversi segmenti della produzione agricola e dell’allevamento, con 10,2 milioni di tonnellate all’anno complessive. Seguono pesca e acquacoltura con 2,1 milioni di tonnellate e silvicoltura con 200mila tonnellate.

Uso di teli plastici in agricoltura nelle diverse regioni mondiali. FONTE: Assessment of Agricultural plastics and their sustainability. FAO, 2021
Colpa in particolare di pratiche agronomiche che hanno sottovalutato le conseguenze a medio e lungo termine dell’uso di prodotti non compostabili. Proprio i teli pacciamanti in polietilene e altri materiali plastici tradizionali sono tra i principali imputati: i teli, stesi sul campo o usati per coprire le serre, tendono a degradarsi. Rilasciano quindi particelle di plastica estremamente piccole di diametro inferiore a 5 millimetri, in grado di infiltrarsi in profondità nel terreno, passando direttamente ai frutti di quest’ultimo e, da essi, allo stesso organismo umano.
Le raccomandazioni di Europarlamento e FAO
Non a caso, proprio per ovviare alle difficoltà di gestione del fine vita di tali prodotti, il Parlamento europeo già 5 anni fa, aveva caldeggiato la sostituzione dei teli tradizionali con i loro omologhi in bioplastica compostabile, perché, degradandosi nel suolo forniva importanti nutrienti, oltre a risolvere alcune obiettive difficoltà di gestione dei teli tradizionali, in termini di costi di manodopera per la rimozione e smaltimento oltre a quelli per il conferimento in discarica. Anche la FAO aveva espresso raccomandazioni analoghe, caldeggiando l’uso di teli compostabili nel suolo e stigmatizzando la cattiva gestione del fine vita degli esemplari in plastica tradizionale: il volume di questi ultimi, nella sola Europa, ammonta ogni anno a 15mila tonnellate.